Quasi 50mila euro a testa, per un totale di 2.762 miliardi di euro. Alla fine del 2022, è questo il dato del debito pubblico italiano. A dicembre 2021, era pari a 2.678 miliardi. Ecco perché il debito è cresciuto ancora.
Aumenta ancora il debito pubblico italiano. Alla fine del 2022 era pari a 2.762,5 miliardi di euro. Un anno prima era invece pari a 2.678,1 miliardi, una cifra che valeva il 150,3 per cento del prodotto interno lordo, ossia la quantità di ricchezza creata in Italia. Analizzando i dati della Banca d’Italia, il debito lordo nel 2022 è cresciuto del 3%. Nello stesso periodo, la crescita del Pil stimata dall’Istat è stata invece pari al 3,9%.
La distinzione tra debito buono e cattivo
Il debito pubblico non è un problema in sé. Ce n’è uno buono e uno cattivo, disse Mario Draghi in un celebre discorso nel 2020. “Sarà sostenibile, continuerà cioè a essere sottoscritto in futuro, se utilizzato a fini produttivi ad esempio investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca ecc. se è cioè debito buono“, spiegava l’ex presidente della Banca centrale europea a Rimini. “La sua sostenibilità verrà meno se invece verrà utilizzato per fini improduttivi, se sarà considerato debito cattivo“, aggiungeva ancora Draghi.
Perché è aumentato il debito pubblico
L’aumento del debito nel 2022 (pari a 84,4 miliardi di euro) è dovuto per la maggior parte al fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (54 miliardi), ma anche all’effetto complessivo di alcuni fattori. Innanzitutto, gli scarti e i premi all’emissione e al rimborso. Lo scarto di emissione è la differenza tra quanti soldi un investitore riceve indietro dallo Stato italiano e quanti ne aveva prestati.
Il peso dell’inflazione
Ha poi pesato la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione. Semplificando: chi aveva prestato 1.000 euro allo Stato qualche anno fa, oggi ricevendone mille avrebbe in realtà meno soldi perché il potere d’acquisto è sceso. Per questo, alcune obbligazioni prevedono che la cifra restituita dallo Stato sia aumentata in base all’andamento dell’inflazione. Infine, ha pesato la variazione del cambio. Gli elementi elencati assieme sono costati 34,4 miliardi di euro in più allo Stato italiano.
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Chi detiene il debito pubblico italiano
Più di un quarto del debito pubblico – il 26,1% – è detenuto dalla Banca d’Italia. Questo grazie al cosiddetto quantitative easing, ossia al massiccio piano di acquisto del debito dello Stato italiano (e degli altri Paesi dell’Eurozona) voluto dalla Banca centrale europea, iniziato sotto la guida dell’ex premier Mario Draghi. A fine 2021, la quota di titoli in pancia a Via Nazionale era del 25,3 per cento. Infine, la Banca d’Italia ricorda che a dicembre la vita media residua del debito era pari a 7,7 anni, aumentata dai 7,6 del 2021. Questo dato mostra quanto tempo manca in media prima che lo Stato debba rimborsare i soldi che ha già ricevuto in prestito.