La Federazione italiana lavoratori costruttori e affini (Filca) fa sapere che la percentuale di operai specializzati nei cantieri è andata calando con gli anni e questo rappresenta un problema anche per i lavori svolti coi bonus in materia di edilizia. Per il segretario, per trovare nuovi lavoratori bisogna rendere attrattivo il settore e rispettare di più il contratto nazionale.

Nel 2020, su un totale di 490.512 operai, il 42,15% era operaio comune e il 20,60% specializzato. L’anno successivo la percentuale di operai specializzati è scesa al 19,77% e nel 2022 è ulteriormente diminuita raggiungendo il 18,18% operaio specializzato. È quanto fa sapere la Federazione italiana lavoratori costruttori e affini (Filca) rilevando che il trend non rispecchia la richiesta di personale qualificato: questa è infatti in crescita e lo rimarrà nel 2023, anno in cui si prevede un aumento del 25% delle opere pubbliche con l’avvio dei cantieri finanziati dal Pnrr.

Il calo degli operai non è un problema solo in vista di questi investimenti. “Viene spontaneo chiedersi come siano stati svolti i lavori specialistici nei cantieri finanziati con gli incentivi fiscali del Superbonus”, ha affermato Enzo Pelle, segretario generale della Filca-Cisl nazionale rilevando come “dai dati si evince come all’aumentare degli addetti sia addirittura calato proporzionalmente il numero degli operai specializzati”.

Le possibili soluzioni

Pelle ritiene che per risolvere il problema si debba procedere in più direzioni. “La sfida è rendere attrattivo il settore per i giovani, garantire l’accesso alle donne sulla scia della digitalizzazione, e integrare i lavoratori stranieri qualificandoli“, dice aggiungendo che bisogna “rispettare di più il contratto nazionale, inquadrando nei giusti livelli chi opera nei cantieri”. Per il segretario, “la nuova edilizia deve puntare alla formazione di lavoratori in un settore che deve innovarsi, dove i lavoratori maggiormente specializzati hanno mediamente 50 anni” e “bisogna scardinare il fenomeno del sotto inquadramento che ha reso per decenni il settore poco attrattivo e alla mercé di coloro che guadagnano sulle spalle dei lavoratori, spesso costretti ad operare non in sicurezza e senza progettualità”.

Fonte Agi

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