Si è concluso dopo quattro ore il vertice del centrodestra a Montecitorio, dove i vertici di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno raggiunto un’intesa sulla strategia della coalizione per le elezioni politiche del 25 settembre. Tempo di scelte anche per il Partito democratico: riunita la direzione nazionale a Roma.
Il centrodestra trova l’accordo sulla premiership: sarà il partito che prenderà più voti a indicare il nome da sottoporre al Capo dello Stato per l’incarico di presidente del Consiglio. Si impone la posizione di Giorgia Meloni, che fin dall’inizio aveva chiesto questa regola. Diversa la posizione di Silvio Berlusconi che chiedeva di far scegliere il nome del premier incaricato a un’assemblea dei parlamentari eletti. La Lega sostiene la posizione di Fratelli d’Italia. Definito anche lo schema per le candidature nei collegi
I vertici del centrodestra si riuniscono nell’aula Salvadori di Montecitorio. È la prima novità del centrodestra a trazione Meloni: non più riunioni nelle ville di Silvio Berlusconi ma in sedi neutrali, come richiesto dalla leader di Fdi, per marcare il nuovo corso. Sul tavolo due nodi da sciogliere: la premiership e la ripartizione dei collegi. Sul primo tema si scontrano due posizioni: Fratelli d’Italia e Lega chiedono che il partito arrivato primo alle elezioni politiche del 25 settembre indichi, in caso di vittoria e maggioranza nei due rami del Parlamento del centrodestra, il nome da sottoporre al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per l’incarico di formare il governo. La posizione di Forza Italia è un’altra: il nome da sottoporre dal Capo dello Stato dovrà essere indicato da un’assemblea dei parlamentari eletti del centrodestra.
Accordo sulla premiership
Dopo diverse ore di confronto l’intesa è raggiunta: il partito che arriverà primo alle elezioni politiche indicherà il nome da sottoporre al presidente dalla Repubblica per l’incarico di presidente del Consiglio. Sondaggi alla mano Fratelli d’Italia è il primo partito: accordo che in teoria apre la strada a Giorgia Meloni verso Palazzo Chigi.
I collegi
Il nodo dei collegi uninominali elettorali è collegato alla legge elettorale con la quale si andrà al voto il prossimo 25 settembre. Si tratta di un sistema misto: per il 60% proporzionale e 40 maggioritario. Al proporzionale ogni partito presenta il proprio listino, nel maggioritario la coalizione dovrà presentare un candidato unico che rappresenti nella sfida all’uninominale Fdi-Lega-Fi e centristi. La scelta dei nomi nell’uninominale, nei 147 collegi alla Camera e 74 al Senato, avverrà sulla base di quote: Fdi ne sceglierà il 50%, Lega, Fi e centristi l’altro 50 %. Ecco lo schema in numeri: a Fratelli d’Italia 98 seggi, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia, compreso l’Udc, e 11 a Noi con l’Italia più Coraggio Italia.
La “quarta gamba”
La coalizione del centrodestra non sarà a tre punte. I tre leader Meloni Salvini e Berlusconi hanno convenuto che i centristi dell’Unione di Centro (Udc), Noi con l’Italia, Nuovo Partito Socialista e L’Italia al Centro di Giovanni Toti dovranno fare una lista che per eleggere deputati e senatori dovrà superare lo sbarramento del 3%.
Anche il Pd riunisce la direzione nazionale
Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha riunito mercoledì a Montecitorio la direzione nazionale del partito allargata a consiglieri regionali e coordinatori regionali. Fissato il regolamento per le candidature di Camera e Senato. Porta sbarrata per sindaci e consiglieri regionali. Con un’eccezione: potranno candidarsi sindaci, consiglieri regionali e presidenti di Regione che sono all’ultimo anno di mandato. La norma che consente ai sindaci e presidenti di Regione di candidarsi al Parlamento nell’ultimo anno di mandato è stata ribattezzata “salva Zingaretti”. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, all’ultimo anno di mandato sarebbe pronto a scendere in campo per un seggio in Parlamento.
Nodo alleanze
Resta aperto in casa Pd il nodo alleanze. Il leader di Azione, Carlo Calenda, ha posto due condizioni per siglare un patto con Enrico Letta: la riconferma di Mario Draghi alla guida del prossimo governo in caso di vittoria del centro-sinistra e il veto su Luigi di Maio e i partiti della sinistra. Condizioni che al momento hanno rallentato la trattativa. Renzi corre da solo Matteo Renzi è intenzionato a correre da solo. Martedì sera ha riunito i deputati e senatori di Italia Viva negli uffici della Camera. Per ora si corre da soli: scelto anche lo slogan della campagna elettorale: gime five. L’obiettivo è arrivare al 5 % per ottenere i seggi. Dal primo al 3 settembre si terrà la Leopolda che segnerà l’inizio ufficiale della campagna elettorale. Per chi? Non si sa ancora.