In vista del Consiglio Ue, la presidente del Consiglio parla alla Camera. “Il basso gradimento per le istituzioni europee lo abbiamo visto molto bene in Italia ma è un fenomeno che ha attraversato varie nazioni che non può lasciarci indifferenti”.


“Tutte le forze politiche in questi mesi hanno sostenuto la necessità un cambiamento nelle politiche europee. Nessuno si è presentato alle elezioni dicendo che l’Europa andava bene così. Tutti hanno concordato su un punto, l’Europa deve intraprendere una direzione diversa”.
Lo ha affermato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni alla Camera in vista del consiglio Ue.

Tra i cittadini europei il gradimento delle istituzioni europee è “intorno al 45%. Mentre la disaffezione si è plasticamente materializzata con astensionismo in forte crescita”, ha aggiunto la premier, ricordato il dato italiano di partecipazione al voto “più basso di sempre”.

L’Europa ora ha un “compito arduo: ripensare le sue priorità, il suo approccio e la sua postura accompagnata alla necessità di fare meno e fare meglio”, ha continuato la premier. “Lasciare decidere agli Stati nazionali ciò che non ha bisogno di essere centralizzato”.

“In questi anni è continuata a prevalere una dimensione eurocentrica”. Lo ha affermato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni alla Camera in vista del consiglio Ue. Mentre si “avviluppava su se stessa”, l’Europa “si è trasformata in una sorta di gigante burocratico a cui si sono sommate scelte ideologiche”, ha continuato. “Un concentrato tra burocrazia e ideologia”, ha aggiunto, che è uno degli aspetti che ha portato alla disaffezione dei cittadini. Dall’altro lato, ha lamentato la premier, l’Ue “rimane invece più debole nella capacità di incidere sugli scenari globali”, ha concluso. 

“Il basso gradimento per le istituzioni europee lo abbiamo visto molto bene in Italia ma è un fenomeno che ha attraversato varie nazioni che non può lasciarci indifferenti, non può lasciare indifferenti le classi dirigenti, anche quelle che sembrano purtroppo tentate di nascondere la polvere sotto il tappeto, con vecchie e deludenti logiche, rifiutandosi di cogliere i segnali chiari” arrivato dal voto. 

Giorgia Meloni ha criticato come, durante i summit convocati in vista della formazione del nuovo esecutivo Ue “alcuni si presentassero con le proposte sui nomi prima di discutere cosa bisogna fare”. Si è trattato di “una sorta di ‘conventio ad escludendum’ in salsa europea che a nome del governo italiano ho contestato e non ho alcuna intenzione di condividere”, ha sottolineato, parlando anche di “caminetti”.

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“Molto dell’approccio italiano si ritrova nell’Agenda strategica quando si parla di uno dei grandi temi di cui l’Europa dovrà occuparsi nei prossimi anni. E mi riferisco al governo dei flussi migratori. L’Agenda indica come priorità della Ue la difesa dei suoi confini esterni, il contrasto all’immigrazione irregolare di massa, l’impegno per stroncare il business disumano dei trafficanti di esseri umani, che lucrano sul legittimo desiderio delle persone di cercare condizioni di vita migliori di quelle che hanno, desiderio che questi cinici, disumani schiavisti del terzo millennio trasformano spesso in tragedia, chiaramente dopo aver intascato lauti guadagni”. Lo ha affermato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni alla Camera in vista del consiglio Ue.

“Io credo che l’Europa, culla della civiltà occidentale, non possa più tollerare che un crimine universale come la schiavitù, che noi europei siamo stati i primi a debellare secoli fa, sia tollerato sotto altre forme – ha continuato -. Ma l’immigrazione irregolare di massa non verrà mai fermata se non si coinvolgono nella lotta ai trafficanti le nazioni di origine e di transito – come su impulso italiano l’Europa ha già fatto attraverso i memorandum con Egitto e Tunisia, e dovrà continuare a fare replicando questo modello in molte altre Nazioni – e se non si affrontano a monte le cause che spingono una persona ad abbandonare la propria terra. E anche qui, nell’Agenda strategica, l’Unione europea si impegna ad affrontare le cause profonde della migrazione. Si mette, cioè, nero su bianco un principio che noi sosteniamo da tempo, ovvero che il primo diritto che è nostro compito garantire è il diritto a non dover emigrare, potendo trovare nella propria terra le condizioni per la propria realizzazione.
Questo obiettivo presuppone la necessità di costruire un modello novo di cooperazione con le Nazioni africane, affinché queste Nazioni possano crescere e prosperare con le risorse che possiedono. Una cooperazione da pari a pari, capace generare benefici per tutti. E siamo soddisfatti del fatto che anche questo approccio si ritrovi nell’Agenda strategica”.

(Fonte Agi)

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