Gli stipendi della pubblica amministrazione aumenteranno da gennaio 2023. L’incremento sarà dello 1,5% del salario lordo. La misura è contenuta nel disegno di legge di Bilancio per contrastare l’inflazione in attesa dei rinnovi di alcuni contratti collettivi nazionali.

Più 1,5% dello stipendio lordo. Questo l’aumento dei salari della pubblica amministrazione previsto dalla bozza della manovra di Bilancio inviata al parlamento che upday ha potuto visionare. “Le somme […] sono ripartite, nell’anno 2023, con uno o più decreti del ministro dell’Economia e delle Finanze, sulla base del personale in servizio al primo gennaio 2023”. Gli aumenti di stipendio sono volti a contrastare l’inflazione (leggi qui gli ultimi dati sugli incrementi dei prezzi).

Di quanto sarà l’aumento

Secondo Il Sole 24 Ore, nei ministeri l’aumento vale 20,8 euro lordi al mese tra chi guadagna meno, mentre arriva mediamente a 54 euro per i dirigenti di seconda fascia. E la prima fascia? Il salario lordo dovrebbe aumentare di 74 euro. Qui puoi leggere di quanto aumenteranno invece gli stipendi dei dipendenti in generale.

Quanto costa la misura

Nell’ultimo mese, sono stati rinnovati i contratti dell’Istruzione e delle Funzioni locali. In precedenza erano stati rinnovati anche quelli di Funzioni centrali e Sanità. Secondo Il Sole 24 Ore, un rinnovo contrattuale integrale richiederebbe 10 miliardi di euro per la pubblica amministrazione centrale e circa 16 miliardi per tutta l’amministrazione pubblica.

Come riporta il quotidiano economico, la manovra dedica invece un miliardo a questi aumenti. Ma la spesa effettiva dovrebbe essere di circa 1,8 miliardi. Gli 800 milioni di euro rimanenti saranno quindi coperti dai bilanci locali. “Gli oneri […] da destinare alla medesima finalità e da determinare sulla base di quanto previsto […] sono posti a carico dei rispettivi bilanci”, si legge nel testo della legge di Bilancio.

Pregi e difetti della misura

L’aumento degli stipendi ha il pregio di contribuire al potere d’acquisto dei dipendenti, ma ha il difetto di premiare maggiormente chi ha redditi più alti. Mentre il caro energia intacca soprattutto i redditi più bassi.

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