Approvata a Montecitorio con 197 sì e 129 no la prima Legge di bilancio del governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni. Visti i tempi stretti, la Camera ha dato l’ok dopo una maratona notturna. Il testo è atteso al Senato il 27 dicembre per il via libera definitivo. Ecco cinque cose da sapere su questa legge di Bilancio.
Il processo per l’approvazione definitiva della Legge di bilancio si avvia alla conclusione. Il ‘frettoloso’ via libera alla Manovra è stato influenzato dalla ristrettezza dei tempi, conseguenza del voto per le elezioni politiche avvenuto a fine settembre, come mai successo durante l’Italia repubblicana. Il governo Meloni, il primo guidato da una donna in Italia, si è formato quando solitamente la discussione sulla finanziaria è già avviata in parlamento. La Legge affronta molte tematiche, eccone cinque da approfondire.
Le misure contro il caro energia
La gran parte delle risorse (21 miliardi di euro) vanno alle misure contro il caro-energia. Prorogate fino al 31 marzo le misure dei decreti Aiuti: il bonus sociale con lo sconto automatico per le utenze di gas e luce dei nuclei familiari con Isee fino a 15mila euro annui e l’azzeramento degli oneri di sistema in bolletta. Il rifinanziamento del credito d’imposta sulle bollette elettriche e sulle utenze gas per le imprese sale invece dal 30 al 35%. Per le energivore e gasivore, passa dal 40 al 45%. Si tratta di una riduzione delle tasse future che dovranno pagare le società che ne usufruiranno. Scende inoltre dal 22 al 5% l’aliquota Iva per le fatture dei consumi dei servizi di teleriscaldamento (misura valida solo fino a marzo) e dal 22 al 10% quella del pellet (provvedimento valido invece per tutto il 2023).
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La stretta sul reddito di cittadinanza
Viene ridotto a sette mesi per chi è ritenuto occupabile. L’Ufficio parlamentare di bilancio stima che da agosto potrebbe perderlo il 38,5% delle famiglie. Inoltre, l’erogazione del reddito di cittadinanza ai giovani tra i 18 e i 29 anni sarà condizionata al completamento del percorso della scuola dell’obbligo. Tradotto: non basta la terza media. La stretta ha causato la forte opposizione del Movimento 5 stelle. Aumentano infine gli incentivi per i datori di lavoro che assumono i beneficiari, a tempo indeterminato.
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La marcia indietro sul Pos
Il governo guidato da Giorgia Meloni voleva sospendere le sanzioni per i negozianti e i fornitori di servizi che rifiutano l’utilizzo del Pos (acronimo per l’inglese punto di vendita) per i pagamenti sotto una certa soglia. In una prima versione della Manovra, questa era stata fissata a 30 euro, poi è stata alzata a 60. Dopo la bocciatura della Commissione europea, la norma è stata stralciata. La presidente del Consiglio ha però rilanciato: “Tenterò una moral suasion per azzerare le commissioni bancarie per gli importi bassi. Altrimenti potrò applicare una tassa sull’extragettito per le commissioni bancarie su piccoli importi. I proventi della tassazione serviranno per aiutare gli esercenti“.
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Il bonus cultura resta per un anno, poi cambia
I nati nel 2004 usufruiranno ancora dei 500 euro di Stato per consumi culturali: dal cinema e dai concerti a libri e musei. Dal 2024, il bonus cultura si sdoppierà: 500 euro per chi ha un Isee familiare fino a 35mila euro e gli altri 500 per chi prenderà cento alla maturità. I due incentivi saranno cumulabili. Prevista anche una stretta sui controlli per evitare truffe. Come scrive il Corriere della Sera, a gennaio verranno definiti i settori in cui il beneficio potrà essere utilizzato.
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La “caccia” ai cinghiali in città
Gli animali selvatici potranno essere abbattuti in città per tutelare la salute pubblica e la sicurezza stradale. Si potranno anche mangiare, ma solo dopo le analisi igienico-sanitarie. Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida ha però escluso che l’emendamento darà la possibilità di cacciare liberamente: “Nessuno potrà andare a caccia di cinghiali nelle città, si interviene con un piano concertato dai vari ministeri per l’abbattimento come ultima istanza”.
Durante la discussione parlamentare, è stato anche approvato anche un ordine del giorno, presentato dalla Lega, che impegna il governo “ad adottare iniziative affinché il lupo sia declassato da specie ‘protetta prioritaria’ a specie ‘protetta’”. L’obiettivo? Tutelare anche le coltivazioni, i boschi e la pastorizia. La mossa parlamentare non ha un riflesso concreto immediato.
Fonti Agi