Un’altalena. È questa l’immagine migliore per descrivere le esportazioni di petrolio russo in Italia. Sono cresciute da aprile a novembre 2022 per poi crollare a seguito dell’embargo europeo.

A gennaio 2022, Azerbaijan, Russia e Stati Uniti. Un anno dopo, la Russia è scomparsa, sostituita dall’Iraq. Sono in questi Paesi i giacimenti da cui l’Italia importa la maggiore quantità di petrolio. A mostrarlo sono gli ultimi dati Eurostat che consentono di analizzare come sono variate le forniture di greggio del nostro Paese, mese per mese.

La Russia primo importatore in Italia per la gran parte del 2022

Come si vede dal grafico, la Russia è diventata la maggior fonte di petrolio da aprile a novembre 2022. Un trend dovuto alla raffineria di Priolo Gargallo, costretta a importare esclusivamente greggio russo. Il Paese guidato da Vladimir Putin è stato l’unico a rifornire le due raffinerie siracusane – Isab Nord e Isab Sud – dal momento che le banche hanno bloccato le linee di credito alla società impedendole di comprare petrolio altrove. Come mai? Per la cosiddetta “overcompliance” (ultraottemperanza): gli istituti di credito hanno voluto evitare rischi di sanzioni. Ma a dicembre le importazioni sono state eliminate dopo l’embargo sul greggio russo introdotto dall’Unione europea.

Gli Stati Uniti “rimpiazzano” il greggio russo ma non basta per sostituirlo

A gennaio 2023, nessun Paese ha di fatto rimpiazzato la Russia. Lo si vede dalle quantità: da aprile sono arrivati almeno 4,84 milioni di barili di petrolio Urals ogni mese. Senza contare gli altri tipi di greggio venduti da Mosca. I più fecondi esportatori di greggio ora sono gli Stati Uniti. Nel primo mese del 2023 sono arrivati 4,79 milioni di barili del tipo West Texas Intermediate. Un record da un anno a questa parte. Ma da aprile a novembre la Russia ha esportato in media in Italia 8,71 milioni di barili.

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