In dieci anni, in tutti i Paesi dell’Unione europea i prezzi delle abitazioni sono saliti, tranne che in Italia. Nel Belpaese più di metà delle case è in classe F o G. Due mappe per capire il fenomeno.

L’inflazione ha toccato molti beni e servizi, ma non le case. L’Italia è l’unico Paese dell’Unione europea per cui esistono dati in cui i prezzi delle abitazioni sono scesi rispetto ai dati del 2012. Lo mostra l’elaborazione di upday degli ultimi dati Eurostat. A fronte di una crescita dei prezzi del 33% nell’Unione europea e del 30% nell’Eurozona, in Italia le case hanno perso il 9,17% del loro valore di mercato di 10 anni fa. Nel nostro Paese, il 70,8% delle famiglie è proprietario dell’edificio in cui vive.

Più della metà delle case italiane è in classe F o G

Come si vede dalla mappa, oltre la metà del patrimonio edilizio italiano è in classe F e G, le due più interessate dalle nuove norme europee, e i dati sono sottostimati. Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) raccoglie le informazioni sulla classe energetica ogni volta che si vende, si affitta, si costruisce o si riqualifica un edificio. Gli edifici non considerati dall’indagine sono fuori mercato o non ristrutturati di recente: quindi tendenzialmente ancora meno energicamente efficienti.

Affitti rincarati del 20% negli ultimi 12 anni, case del 47%

Dal 2010 alla fine del 2022, i prezzi degli affitti nell’Unione europea sono cresciuti del 19%, quelli delle case del 47%. Fino alla seconda metà del 2011 il loro andamento era simile. Poi, gli affitti hanno continuato a rincarare stabilmente, i prezzi delle abitazioni hanno fluttuato di più. Toccato il minimo nel primo trimestre del 2013, sono rimasti più o meno stabili fino al 2014. A inizio 2015, una nuova fiammata seguita da un incremento più rapido degli affitti fino a giugno 2022. Quando hanno incominciato a scendere.

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