Il nuovo Geography Index di JobPricing analizza le differenze retributive tra i territori, elaborando una classifica sulla base dei guadagni medi. Ecco a quanto ammontano gli stipendi in 20 Regioni italiane e qual è la graduatoria delle 107 province.

Il Geography Index di JobPricing, edizione 2023 della società specializzata in analisi delle retribuzioni, analizza il peso degli stipendi in 20 Regioni italiane e 107 province, includendo le città, suddivise in tre fasce di merito.

Le Regioni con gli stipendi più alti

Per quanto riguarda le Regioni, in Lombardia la media della retribuzione globale annua lorda è di 33.452 euro: prima Regione d’Italia, seguita dal Lazio – con 32.360 – e Liguria con 32.156. Poi Trentino-Alto Adige, Piemonte ed Emilia-Romagna. Puglia, Calabria e Basilicata sono invece all’ultimo posto.

Le città con gli stipendi più alti

Fra le città, al primo posto c’è Milano con 36.952 euro e seguono Trieste con 34.555 euro, e Bolzano con 34.067. Poi Roma, con 33.472, Genova (33.357), Parma e Varese. Ultime tre posizioni della classifica per Matera, Crotone e Ragusa.

“Il mercato retributivo del 2022, a partire dal secondo semestre, è apparso in netta crescita a confronto con un precedente periodo caratterizzato da una diffusa stagnazione degli stipendi”, si legge nel rapporto. “Nel solo 2022 le retribuzioni complessive (fisse e variabili) sono cresciute in media del 3,3%. Questa dinamica ha inciso anche nel modificare certre differenze territoriali, con un leggero avvicinamento dei livelli salariali del Sud a quelli del Nord”, prosegue la nota.

I fattori che influenzano le differenze territoriali

“Gap molto significativi si registrano anche tra province spesso limitrofe di una singola
Regione: mercati del lavoro territoriali molto vicini geograficamente possono infatti essere molto differenti, in ragione della presenza di distretti o di poli industriali ad alta specializzazione o di un tessuto imprenditoriale ricco e variegato, che rappresenta una calamita per professionalità di alto livello e, conseguentemente, con livelli retributivi più elevati (basti pensare a Milano in confronto con altre province lombarde, o Roma in confronto con le altre province laziali). Allo stesso modo, altri mercati possono essere schiacciati verso il basso dalla presenza di filiere produttive a basso valore aggiunto, che non affrontano particolari problematiche né sul lato dell’offerta né sul lato della
domanda di lavoro”, conclude il report.

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