La società di consulenza Sociometrica ha elaborato una nuova classifica delle città italiane il cui Prodotto interno lordo (Pil) è spinto dal turismo e dall’industria dell’ospitalità. Dominano Roma e Milano, ma non mancano sorprese anche da piccoli Comuni.
La capitale d’Italia, Roma, e il più importante centro economico del Nord, Milano, sono le città del Paese che guadagnano di più tramite il turismo. È quanto emerge dall’ultimo studio di Sociometrica, società di consulenza specializzata nel settore, basato su dati Istat.
Città turistiche italiane: la classifica
Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, che pubblica la ricerca, la classifica si apre con Roma, che con l’industria dell’ospitalità crea 7,6 miliardi di euro di Pil, seguita da Milano con circa 3,5 miliardi, Venezia che supera di poco i 3 miliardi e Firenze con più di 2,8 miliardi. Onorevole posizionamento per Rimini, che figura al quinto posto fra i ‘top performer’ del Pil grazie all’industria dell’ospitalità, prima fra i Comuni balneari d’Italia.
Sorprese nella parte bassa della classifica, soprattutto da alcuni comuni veneti: San Michele al Tagliamento, nel Veneziano, supera gli introiti di ben più famose e tradizionali mete balneari come la Costiera amalfitana. Cavallino-Treporti, altra località della città metropolitana di Venezia, supera la perla siciliana di Taormina. Allo stesso tempo, la località balneare di Chioggia surclassa la rinomata Ischia. In generale, il solo Veneto vale 9 miliardi di euro, il 10% del totale nazionale.
Lo studio
La ricerca si intitola “La ricchezza dei comuni turistici – Ranking secondo la creazione di valore aggiunto” e si concentra sui primi 500 Comuni italiani votati all’ospitalità, che da soli coprono l’85% del mercato. “In Italia ci sono 3.390 comuni che producono valore aggiunto, ricchezza generata grazie al turismo – spiega Antonio Preiti, direttore di Sociometrica -. Il turismo contribuisce ad aumentare il reddito del territorio, Nel nostro studio è stato anche stimato il peso delle presenze turistiche nell’economia “non osservata”, cioè le presenze non registrate nelle statistiche ufficiali”.