La Sapienza di Roma prima al mondo per studi classici, il Politecnico di Milano tra le eccellenze mondiali per la facoltà di Ingegneria. Eppure, per il Regno Unito, le università italiane non meritano di rientrare nella loro “High potential individual visa route”, la lista delle università di prestigio i cui studenti o laureati avranno un canale privilegiato per ottenere visto e permesso di lavoro.

“È un elenco che si basa sui ranking universitari, dove ai primi posti ci sono Atenei particolarmente forti e costosi per ragazzi e famiglie e dove il rapporto tra docenti e studenti è ben diverso da quello italiano”, ha commentato la ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa, che dalle pagine del Corriere della Sera ha però rassicurato i giovani italiani: “ I visti per chi ha una proposta di lavoro o di ricerca, o anche studiare all’università, non cambiano”.

Gli atenei selezionati

La “High potential individual visa route“, valida dal 30 maggio, è l’ultima trovata del governo di Boris Johnson per attirare nel Paese lavoratori dell’Unione europea e da tutto il mondo dopo la Brexit. È stata stilata sulla base di tre classifiche internazionali – la Times Higher Education World University Rankings, la Academic Ranking of World Universities e la Quacquarelli Symonds World University Rankings -, ma al suo interno compaiono solo i nomi di cinque atenei europei e nessuna università italiana.

La lista comprende 37 centri di eccellenza, 23 dei quali sono negli Stati Uniti o in Canada, otto in Asia e una in Australia. Solo cinque atenei europei compaiono nell’elenco: l’Università di Monaco in Germania, Paris Sciences et Lettres in Francia, il Karolinska Institute in Svezia e due in Svizzera: l’Istituto federale svizzero di tecnologia e il Politecnico federale di Losanna.

Un’esclusione che sembra penalizzare i nostri studenti, ma non quanto si potrebbe pensare, almeno in base alle recenti dichiarazioni di Messa: “Che quella del governo inglese sia una decisione forte, è vero. Non so quanto questo poi rispecchi l’impatto che questa misura può avere. Quanto ai ranking sono cresciuti soprattutto dopo l’ingresso nel mercato universitario degli Atenei cinesi. Per storia e per struttura, noi siamo svantaggiati rispetto ai parametri che usano, anche se non abbiamo una qualità inferiore”, ha specificato la ministra.

I vantaggi di essere nella lista

È vero, come fa notare la ministra, che i visti per studio continueranno a esistere, ma appartenere alla lista implica dei vantaggi innegabili. Per trasferirsi nel Regno Unito non ci sarà più bisogno di avere già un’offerta di lavoro o uno sponsor che faccia da garante per il trasferimento. Gli unici requisiti richiesti, oltre al titolo accademico di uno dei 37 atenei selezionati, saranno una sufficiente conoscenza dell’inglese e avere una disponibilità economica sufficiente a mantenersi in attesa di trovare un lavoro, fissata dal governo inglese a 1.270 sterline.

I parametri premiano le università private

Uno dei punti meno pacifici del ranking sono proprio i criteri utilizzati per la compilazione della lista, che secondo Messa sono “difficili da soddisfare” per le università italiane, ma ciò non significa che dai nostri atenei non escano studenti “ad alto potenziale”, come definiti dalla proposta britannica. L’unica selezionata in Francia, ad esempio è un’École, parte di un sistema d’élite. “In Italia siamo passati da un sistema elitario ad un sistema aperto e accessibile a tutti”, rivendica Messa.

Cosa dicono le altre classifiche degli atenei italiani

Ad aprile la QS World University Ranking by Subject 2022, l’indagine che valuta i migliori corsi di studi tra le università di tutto il pianeta (1543 atenei in 88 località del mondo), premiava le nostre università, includendone 56. Secondo la classifica, l’Italia è la settima nazione al mondo per numero di posti in classifica, la seconda a pari merito con la Svezia per avere un primato mondiale ottenuto da La Sapienza in studi Classici e Storia Antica. 

Le prime dieci università Italiane per numero di posti in classifica sono: Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, La Sapienza di Roma, il Politecnico di Milano, l’Università Statale di Milano, l’Università di Padova, il Politecnico di Torino, l’Università di Pisa, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, la Ca’ Foscari di Venezia e l’Università di Napoli Federico II.

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