“Come tante altre donne vittime/sopravvissute alla tratta di esseri umani, anche io sono stata ingannata e fatta venire in Europa nel 2013, dove sono stata portata su una strada e messa in vendita. Mi era stato chiesto di restituire un ‘debito’ di 65 mila euro. Per gli sfruttatori sei una merce in vendita su cui speculare e guadagnare; per i compratori di sesso sei una merce in vendita da comprare e usare per il loro piacere, imponendoti una violenza che viene ‘giustificata’ dall’uso del denaro”. Questa la toccante la testimonianza di Blessing Okoedion, mediatrice culturale, sopravvissuta alla tratta.
La racconta durante la conferenza stampa di presentazione del Messaggio di Papa Francesco per la 110esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che sarà celebrata domenica 29 settembre, sul tema “Dio cammina con il Suo popolo”. “Dio ha davvero camminato con me, anche attraverso chi mi ha fatto incontrare lungo la via”, continua Blessing, nata e cresciuta nello Stato di Edo, che oggi è generalmente considerato il centro della tratta di esseri umani in Nigeria.
“Grazie all’istruzione che mi ha permesso di conoscere i miei diritti fondamentali, e grazie a Dio che mi ha dato la forza e il coraggio, sono riuscita a scappare e denunciare. Dopo la denuncia, sono stata portata in un centro anti tratta: Casa Rut di Caserta, dove ho conosciuto suor Rita Giaretta, che è attualmente responsabile di Casa Magnificat a Roma, e che mi ha accompagnata in un percorso di rinascita che mi ha fatto ritrovare me stessa”.
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Per Blessing “bisognerebbe conoscere meglio e capire la situazione delle vittime della tratta, da dove vengono, quali sono le condizioni di miseria, degrado, mancanza di opportunità che le spinge a lasciare i loro Paesi. Ma bisognerebbe ascoltare di più anche le sopravvissute, i loro vissuti di paura e dolore, ma anche di resistenza e di coraggio nei Paesi di destinazione in cui vengono sfruttate”.
“Spesso – sottolinea – si parla di volontarietà, si parla della prostituzione come del mestiere più antico nel mondo, ma dimentichiamo la vulnerabilità di migliaia di bambine, ragazze e donne, che spesso partono da contesti difficili e che non sono libere ma ridotte in
schiavitù, sono vittime della tratta di esseri umani, un fenomeno che è ampiamente frainteso”. E ricorda le parole di Papa Francesco: “i migranti spesso fuggono da situazioni di oppressione e sopruso, di insicurezza e discriminazione, di mancanza di prospettive di sviluppo”. “E’ così anche per le vittime di tratta”.
“È stato il dolore e la comprensione di quello che ho dovuto subire sulla mia pelle a farmi decidere di mettere la faccia in prima persona, raccontando la mia storia nel libro ‘Il coraggio della Libertà’, e a impegnarmi come mediatrice culturale”, continua Blessing. “Ma è stata anche la relazione che ho avuto con suor Rita a spingermi a farlo. Per le vittime di tratta – spiega – è importantissimo il supporto psicologico e la relazione interpersonale perché la tratta lascia tanti traumi, anche dopo che le vittime sono fuggite o sono state allontanate dallo sfruttamento. I trafficanti disumanizzano e oggettivizzano le loro vittime, con conseguente perdita di autostima e di controllo sulla propria vita, sulla propria libertà e dignità̀”.
“Suor Rita mi ha aiutata a ritrovare fiducia in me stessa e negli altri, a riprendere gli studi e a iniziare a lavorare come mediatrice culturale e interprete. E mi ha accompagnata anche a vivere la mia fede in modo più profondo e vero”, racconta. “Ho ritrovato i valori che mi aveva trasmesso la mia famiglia e che avevo un po’ perso dopo essere stata ingannata e trafficata da una donna che si diceva cristiana e che frequentava una delle tante chiese che proliferano in Nigeria. Ho imparato di nuovo che cosa significa essere cristiani. Che cos’è l’amore, la tenerezza, il dono e la fedeltà. Ho sentito un po’ alla volta che mi stavo rinnovando come persona, come donna e anche come cristiana. Solo dopo questo percorso ho deciso di rimettermi in gioco, di raccontare la mia storia e di combattere la tratta di esseri umani”.
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Da questa lotta è nata un’associazione chiamata Weavers of Hope, “Tessitrici di speranza”, che Blessing ha fondato con altre donne africane sopravvissute alla tratta di esseri umani. Grazie all’associazione Weavers of Hope Aps, circa 150 ragazze e donne sono state aiutate dal 2018 fino a oggi a uscire dallo sfruttamento sessuale e a iniziare un percorso del re-inserimento sociale e lavorativo. “Lavoriamo anche in Nigeria sulla sensibilizzazione ed empowerment delle ragazze e donne in particolare nelle zone rurale”.
“Noi non ci vergogniamo di essere chiamate le sopravvissute dello sfruttamento sessuale perché́, con la nostra testimonianza, vorremmo che qualsiasi bambina in Nigeria possa avere la speranza di continuare a sognare e perché chi è ancora vittima possa trovare il coraggio di poterne uscire”. Blessing nel 2022 si è laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali all’Università L’Orientale di Napoli, scrivendo la tesi sul reinserimento delle donne nigeriane vittime di tratta in Italia.
“Ho intervistato 70 donne che hanno fatto il percorso di reinserimento dal 2004 al 2022. I racconti sono simili e fanno emergere che c’è ancora molto da fare affinché queste donne possano realmente condurre una vita in autonomia senza correre il rischio di cadere nuovamente nelle mani dei trafficanti. Per questo sento che il mio e il nostro impegno sono assolutamente urgenti e fondamentali”, conclude.
(upday con Agi)
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