Il tasso di laureati in Italia è tra i più bassi d’Europa, con forti differenze tra Nord e Sud e ancora più ampie tra italiani e stranieri. Per quanto riguarda l’occupazione, la percentuale di donne con un lavoro è inferiore nonostante siano più istruite degli uomini.

Nel 2022, fra gli under 35 con titolo conseguito da almeno un anno e non oltre tre, cresce il tasso di occupazione: 56,5% tra i diplomati e 74,6% tra i laureati (+6,6 e +7,1 punti sul 2021). Per i laureati il valore supera di 4 punti il livello raggiunto prima della crisi del 2008. Restano molto ampie le distanze con l’Europa. Lo rileva l’Istat nel report “Livelli di istruzione e ritorni occupazionali – 2022”. Nel Mezzogiorno, i laureati 30-34enni (21,6% contro 29,6% del Nord) hanno un tasso di occupazione 20 punti più basso rispetto al Nord (69,9%, contro 89,2%). Se i genitori hanno un basso livello di istruzione, un giovane su quattro abbandona precocemente gli studi e uno su 10 raggiunge il titolo terziario. Con almeno un genitore laureato, le quote sono, rispettivamente, meno di tre su 100 e circa sette su 10.

Quanti laureati ci sono in Italia

La quota di 30-34enni in possesso di un titolo di studio terziario era uno degli indicatori target della Strategia Europa 2020, nel nuovo Quadro strategico per la cooperazione europea relativo al 2030, l’indicatore è stato sostituito con quello riferito alla classe di età 25-34 anni. Nonostante in Italia, nel 2022, la quota di giovani adulti in possesso di un titolo di studio terziario sia leggermente cresciuta, attestandosi al 27,4% tra i 30 e i 34 anni e al 29,2% tra i 25 e i 34 anni, resta decisamente lontana dagli obiettivi europei (40% e 45%, rispettivamente). In particolare, tra i giovani 25-34enni, il valore italiano è decisamente inferiore alla media europea (42,0% nell’Ue27) e molto al di sotto dei valori di altri Paesi (50,4% Francia, 50,5% Spagna e 37,1% Germania), evidenzia l’Istat. Questa distanza trova ragione anche nella limitata disponibilità, in Italia, di corsi terziari di ciclo breve professionalizzanti, erogati dagli Istituti Tecnici Superiori, che in altri Paesi europei forniscono una quota importante dei titoli terziari conseguiti: con riferimento alla classe di età 25-34, in Spagna rappresentano quasi un terzo dei titoli terziari (30,2%), in Francia un quarto (24,3%), un decimo (10,9%) nella media dei 22 paesi europei membri Ocse e il 16,4% nella media dei paesi Ocse

Divario tra Italia e Paesi europei

Il divario con l’Europa nella quota di laureati diventa ancora più marcato tra i giovani adulti di cittadinanza straniera: 12,0% in Italia e 35,0% nella media Ue. Anche il divario territoriale a sfavore del Mezzogiorno è molto marcato: è laureato meno di un giovane su quattro (23,9%), contro oltre tre giovani su 10 nel Centro e nel Nord (34,5% e 31,2%). Il background familiare condiziona fortemente la possibilità che un giovane raggiunga un titolo terziario. Nelle famiglie con almeno un genitore laureato, la quota di figli 25-34enni che hanno conseguito un titolo terziario è pari al 67,6%, se almeno un genitore è diplomato cala al 39,1% e scende al 12,3% quando i genitori possiedono al piu’ un titolo secondario inferiore.

Donne più istruite ma tasso di occupazione più basso

Le donne in Italia sono più istruite degli uomini: il 65,7% delle 25-64enni ha almeno un diploma (60,3% tra gli uomini) e le laureate arrivano al 23,5% (17,1% tra gli uomini). Le differenze di genere sono in aumento e risultano più marcate di quelle osservate nella media Ue 27. Il vantaggio femminile nell’istruzione non si traduce però in un vantaggio lavorativo: il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile (57,3% contro 78,0%) e il divario di genere è in aumento nel 2022, rileva l’Istat. I differenziali occupazionali si riducono al crescere del livello di istruzione (32,5 punti per i titoli bassi, 21,0 per i medi e 7,7 punti per gli alti), per effetto dell’aumento dei tassi di occupazione femminili più marcato di quello maschile: il tasso di occupazione tra le laureate è di 18,4 punti superiore a quello delle diplomate (soli 5,1 punti tra gli uomini); tra le diplomate è di 25,8 punti più elevato di quello tra le donne con al massimo la licenza media inferiore (14,3 punti tra gli uomini). Tra le donne anche le differenze con la media europea si riducono all’aumentare del livello di istruzione: per le laureate, il tasso di occupazione è inferiore di 4,7 punti alla media Ue27, differenza pari a circa la metà di quella che si osserva per i titoli di studio medio-bassi.

Ampia differenza tra italiani e stranieri laureati occupati

Nel 2022, la quota di popolazione con almeno un titolo secondario superiore e’ pari al 64,6% tra i cittadini italiani e scende al 49,7% tra gli stranieri; la quota di laureati e’ rispettivamente pari a 21,4% e 11,5%. In Italia, i premi occupazionali dell’istruzione tra i cittadini stranieri sono molto bassi, decisamente inferiori a quelli degli italiani e a quelli osservati in altri Paesi europei, riporta l’Istat. Il tasso di occupazione degli stranieri laureati, nonostante sia in aumento, è 16,6 punti inferiore rispetto a quello degli italiani (la differenza scende a 12,3 punti nella media Ue) e rimane leggermente inferiore a quello degli stranieri diplomati.

Donne laureate in discipline Stem sono il 50% degli uomini

Nel 2022, il 23,8% dei giovani adulti (25-34enni) con un titolo terziario ha una laurea nelle aree disciplinari scientifiche e tecnologiche, le cosiddette lauree Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La quota sale al 34,5% tra gli uomini (un laureato su tre) e scende al 16,6% tra le donne (una laureata su sei), evidenziando un importante divario di genere. Differenze territoriali per i laureati in discipline Stem sono evidenti per la sola componente maschile: la quota varia dal 29,7% del Mezzogiorno al 37,7% del Nord, rileva l’Istat.

Tassi di occupazione più alti per i laureati Stem

L’indirizzo di studio universitario determina importanti differenze nei tassi di occupazione dei laureati. Nel 2022, il tasso di occupazione tra i 25-64enni laureati nell’area Umanistica e dei servizi è pari al 77,7%, sale all’83,7% per i laureati nell’area Socio-economica e giuridica, si attesta all’86,0% per le Stem e raggiunge il massimo valore (88,0%) tra i laureati nell’area medico-sanitaria e farmaceutica. Lo svantaggio delle donne rispetto agli uomini nei ritorni occupazionali è più ampio nelle discipline socio-economiche e giuridiche e raggiunge il massimo nelle lauree Stem. Tale risultato, tuttavia, non dipende dalla bassa incidenza di donne laureate nelle aree disciplinari Stem che presentano le quote più elevate di occupati (informatica, ingegneria e architettura), poiché il forte divario di genere si osserva anche a parità di macro area Stem: il tasso di occupazione femminile sia per l’area “scienze e matematica” sia per l’area “informatica, ingegneria e architettura” è inferiore a quello maschile di 10 punti e la differenza scende appena tra i 25-44enni (7,5 e 9,2 punti rispettivamente). Le ridotte opportunità occupazionali che contraddistinguono l’area geografica del Mezzogiorno caratterizzano tutti i settori e le skills – dall’economico, al tecnico/scientifico, all’umanistico – e le differenze territoriali nei tassi di occupazione dei laureati si riducono solo per le lauree medico-sanitarie e farmaceutiche.

Fonte Agi

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