IL RISIKO DELLE NOMINE IN PROCURA – A ROMA DIFFICILE INSISTERE SU PRESTIPINO DOPO CHE TAR E CONSIGLIO DI STATO HANNO DEMOLITO LA NOMINA CON QUATTRO SENTENZE SULLA SCIA DEL CASO PALAMARA: O SI PUNTA A UN NUOVO PROCURATORE TRA MARCELLO VIOLA E FRANCO LO VOI O SI INSISTE NEL BRACCIO DI FERRO CON IL CONSIGLIO DI STATO – LA PROSSIMA SETTIMA LA NOMINA DEL PROCURATORE DI BARI: FAVORITO ROBERTO ROSSI – GRATTERI E MELILLO HANNO RINUNCIATO A MILANO E PUNTANO A PALERMO – NELLA PROCURA MENEGHINA SI ALIMENTA LA SUGGESTIONE DEL “PAPA STRANIERO”…
Giuseppe Salvaggiulo per “La Stampa”
Prima che interista sfegatato, Marcello Viola è un siciliano paziente. Nel suo ufficio di procuratore generale di Firenze, prima della vista panoramica mostra la collezione di maglie di idoli nerazzurri. Due anni fa, quando la sua corsa per diventare procuratore di Roma sembrava inarrestabile, sul muro troneggiava quella di Icardi. Qualche mese dopo, quando il Consiglio superiore della magistratura lo depennò perché sponsorizzato da Ferri e Palamara, dipinti dal trojan come il gatto e la volpe della magistratura, era comparsa la casacca di Lukaku. Ora che il Consiglio di Stato l’ha riabilitato, «dovrò rimetterci mano perché non mi resta che la maglia di Lautaro». Con la stessa perseveranza con cui ripone e appende le maglie, Viola ha sempre rivendicato di essere ignaro di trame a suo beneficio.
E ora si ripresenta da protagonista al gigantesco risiko che nei prossimi mesi vedrà il Csm nominare i capi delle Procure di Roma, Milano, Genova, Firenze, Bari e a cascata forse Palermo, Napoli e Bologna. Dunque otto delle dieci città più popolose; e l’anno prossimo procuratore nazionale antimafia e procuratore generale della Cassazione. Mai una simile tornata di nomine era avvenuta in un contesto così sdrucciolevole: scandali giudiziari che dilaniano Procure un tempo monolitiche come Roma e Milano, Csm con 7 membri dimissionari in due anni, correnti spappolate, l’onda d’urto del best seller di Palamara (in attesa del bis), agrodolci riforme del processo penale e del Csm in cottura politica, dirompenti referendum radical-leghisti, elezione del presidente della Repubblica (nonché del Csm), indagini incrociate tra magistrati come quella sulla loggia Ungheria.
Insomma il Csm è come la canzone di Orietta Berti: risolto un problema, ne restano mille. L’ultimo è un virulento conflitto tra poteri. Tar e Consiglio di Stato hanno demolito con quattro sentenze la nomina di Michele Prestipino a procuratore di Roma, decisa un anno e mezzo fa sull’onda del caso Palamara. Nei prossimi giorni, al rientro dalle ferie, il Csm dovrà riesaminare il dossier. Difficile insistere su Prestipino, anche per chi l’aveva sostenuto: più titolati i competitori, labile ratout della «specificità territoriale». Ma la soluzione non è univoca.
Il bivio è accettare le sentenze, nominando un nuovo procuratore tra lo stesso Viola e l’altro ricorrente vittorioso, il palermitano Franco Lo Voi; oppure insistere nel braccio di ferro con il Consiglio di Stato. Il che significherebbe aspettare (quattro mesi) la pronuncia della Cassazione sul conflitto tra poteri che lamenta una clamorosa «invasione» della magistratura amministrativa nel campo di quello che, benché ammaccato, resta pur sempre un organo costituzionale.
roberto sabelli mario bellini rosario alessandrello
Finora il Csm ha praticato una tattica attendista. Ma gli avvocati di Viola, che nei mesi scorsi avevano già inviato un formale invito ad adempiere alle sentenze, studiano la prossima contromossa. In ogni caso, il risiko sta per partire. La prossima settimana, prima nomina. Procuratore di Bari.
Favorito Roberto Rossi, storico pm barese, nonché ex membro del Csm per la corrente di sinistra Area. Il contendente nel ballottaggio Rodolfo Sabelli, aggiunto a Roma ed ex presidente dell’Anm, potrebbe rifarsi a Genova, dov’è tra gli undici candidati ma la partita è apertissima: un interno forte (Pinto), diversi procurtori di piccole città in lizza. Per la procura generale di Palermo, andato in pensione Roberto Scarpinato, corrono Luigi Patronaggio (procuratore di Agrigento, primo a indagare Salvini sui migranti), il procuratore generale di Caltanissetta Lia Sava (a lungo a Palermo come pm anti-mafia) e Giuseppe Fici, che ha appena sostenuto l’accusa in appello nel processo Stato-mafia.
Oltre allo stesso Lo Voi, che però potrebbe accasarsi prima a Roma e, l’anno prossimo, puntare come Vi-la alla Procura nazionale anti-mafia. Posto ambito anche da Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro e massimo esperto di `ndrangheta, e che potrebbe far gola anche a Giovanni Melillo, procuratore di Napoli ed ex capogabinetto del ministro Orlando.
Sia Gratteri che Melillo, a proposito di tattica, hanno rinunciato a correre per Milano. Dove a questo punto i papabili sono quattro: in altri tempi lo stimato aggiunto milanese Maurizio Romanelli (moderatamente progressi-sta) sarebbe stato favorito sui conservatori Giuseppe Jimmy Amato (procuratore di Bologna), Antonio Patrono (procuratore di La Spezia, due volte al Csm) e lo stesso Viola.
Ma alla sua posizione non giovano le recenti sentenze che depotenziano il criteri() della «continuità territoriale». E soprattutto i veleni sgorgati in Procura dal caso Storari-Greco. Che non lo tocca in alcun modo, ma alimenta la suggestione del «papa straniero» in una Procura che ha sempre vantato una linea di suc-cessione interna.
nicola gratteri 1 FRANCESCO GRECO nicola gratteri
MICHELE PRESTIPINO marcello viola 2 marcello viola procuratore generale firenze 2