Il prezzo del gas naturale venduto sui mercati energetici ha superato quota 300 euro per megawattora. L’andamento dei prezzi, nel momento in cui l’estate volge al termine, rischia di influire sia sulle relazioni internazionali che sulle bollette pagate dai cittadini.
Dopo un’apertura intorno ai 272 euro, il prezzo del gas ha registrato nel pomeriggio di mercoledì una forte accelerazione toccando un picco a 301 euro. Il gas all’hub olandese Ttf, punto di riferimento per tali quote, si è poi attestato sui 293,645 euro a megawattora, in progressione del 9,142%.
Il costo del metano sui mercati continua dunque ad aumentare. Questo significa che i Paesi produttori ed esportatori di gas – come la Russia – potranno mantenere entrate significative anche vendendo quantità di gas inferiori rispetto al passato. È esattamente quello che sta accadento in questi mesi e nelle ultime settimane. Il colosso energetico russo Gazprom, infatti, ha annunciato che chiuderà il gasdotto Nord Stream 1 tra il 31 agosto e il 2 settembre. La società moscovita ha motivato la decisione, come già accaduto in altre occasioni, dicendo che sono tempi necessari a lavori di manutenzione.
🇪🇺🇷🇺 Crisi del gas Russia-UE: abbiamo toccato il fondo.
La dashboard @ispionline mostra che con questi prezzi, settimana dopo settimana, Mosca vince.
La Russia può mantenere ridotte le proprie forniture (-72%), strangolandoci. Eppure continuare a guadagnarci sempre di più. pic.twitter.com/bC88WMgG47
— Matteo Villa (@emmevilla) August 24, 2022
Il mercato energetico, dunque, torna ad essere terreno di scontro geopolitico, come ormai accade regolarmente dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Come evidenzia un grafico elaborato dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), la Russia non può che trarre beneficio dall’attuale andamento dei prezzi. Non a caso i Paesi europei, Italia in testa, hanno lavorato sodo alla diversificazione delle fonti energetiche per ridurre la dipendenza dal metano russo. Le fluttuazioni dei prezzi, infatti, impattano in maniera diretta i costi per famiglie e imprese, che rischiano di trovarsi a pagare costi troppo elevati per sostenere le produzioni. Per questa ragione, in vista dell’inverno, l’Ue ha raggiunto un accordo per ridurre il consumo di gas.
La decisione di Svizzera e Germania
Seguendo l’Unione europea, anche la Svizzera – per bocca del Consiglio federale – ha deciso oggi di fissare, per il semestre invernale (ottobre 2022-marzo 2023), un obiettivo volontario di risparmio di gas del 15%. D’altronde, si ricorda a Berna, in questo settore la Svizzera è totalmente dipendente dalle importazioni e carenze a livello europeo si ripercuoterebbero direttamente sulla Confederazione Paese. “Questa crisi energetica è un segnale per tutti noi: dobbiamo agire ora e produrre più elettricità locale qui da noi”, ha affermato la ministra elvetica dell’Energia Simonetta Sommaruga in conferenza stampa.
Via libera anche dal governo tedesco a una legge per il razionamento energetico, che limita il riscaldamento degli edifici pubblici e vieta i cartelloni pubblicitari illuminati. La normativa, che entrerà in vigore tra poco più di una settimana e rimarrà in vigore inizialmente per sei mesi, prevede che gli edifici pubblici, dai municipi alle sale d’attesa delle ferrovie, non possano essere riscaldati a una temperatura superiore a 19°C e che i termosifoni nei corridoi, negli atri, negli ingressi e nei locali tecnici debbano essere spenti.
Draghi: “Dipendenza da Mosca ridotta significativamente”
Di questo tema ha parlato oggi il premier dimissionario Mario Draghi, facendo il punto sulle iniziative messe in campo dal suo governo per affrontare la crisi energetica. I costi del gas “hanno raggiunto livelli insostenibili. Noi abbiamo spinto molto in Europa per un tetto massimo al prezzo del gas. Al prossimo Consiglio europeo sarà presentata una proposta dalla Commissione”, ha detto il Draghi intervenendo al Meeting di Rimini. “A differenza di altri Paesi europei – ha proseguito – le forniture di gas russo in Italia sono sempre meno significative, e una loro eventuale interruzione avrebbe un impatto minore di quanto avrebbe avuto in passato. Il livello di riempimento degli stoccaggi ha ormai toccato l’80%, in linea con l’obiettivo di raggiungere il 90% entro ottobre. Il governo ha predisposto i necessari piani di risparmio del gas, con intensità crescente a seconda della quantità di gas che potrebbe venire eventualmente mancare.