Il Pontefice, sul volo di ritorno dal Kazakistan, risponde alle domande dei giornalisti. Dalla guerra in Ucraina alle politica italiana, Bergoglio affronta diversi argomenti. Ecco i passaggi principali dell’intervista.

Il Papa, incalzato dalle domande della stampa, parla delle elezioni in programma il prossimo 25 settembre in Italia. “Se i governi di cambiano così spesso sono tante le domande da fare”, dice. Poi aggiunge: “I Paesi, tra loro l’Italia, devono cercare dei grandi politici, coloro che hanno la capacità di fare politica, che è un’arte. È una vocazione nobile la politica. Ho conosciuto due presidenti italiani, di altissimo livello: Giorgio Napolitano e l’attuale (Sergio Mattarella, ndr). Poi gli altri politici non li conosco. Nell’ultimo viaggio ho domandato a uno dei miei segretari quanti governi ha avuto l’Italia in questo secolo: venti. Non so spiegarlo. Non condanno né critico, non so spiegarlo, semplicemente. Un politico che si mette in gioco per i valori della patria, i grandi valori, e non si mette in gioco per interessi, la poltrona, gli agi”, continua

“Dobbiamo lottare per aiutare i nostri politici a mantenere il livello dell’alta politica, non la politica di basso livello che non aiuta per niente, e anzi tira giù lo Stato, si impoverisce. Oggi la politica nei Paesi d’Europa – osserva Bergoglio – dovrebbe prendere in mano il problema, per esempio, dell’inverno demografico, il problema dello sviluppo industriale, dello sviluppo naturale, il problema dei migranti. La politica dovrebbe affrontare i problemi sul serio per andare avanti. Sto parlando della politica in generale. La politica italiana non la capisco: soltanto quel dato dei venti governi in vent’anni, un po’ strano, ma ognuno ha il proprio modo di ballare il tango. Si può ballare in un modo o in un altro e la politica si balla in un modo o in un altro”.

La guerra in Ucraina

Poi il Pontefice viene incalzato anche sul conflitto tra Kiev e Mosca. “Io non escludo il dialogo con qualsiasi potenza, che sia in guerra, che sia l’aggressore o meno. Alcune volte il dialogo si deve fare così, ma si deve fare, ‘puzza’ ma si deve fare”. “Sempre un passo avanti, la mano tesa, sempre. Perché al contrario chiudiamo l’unica porta ragionevole per la pace. Delle volte non accettano il dialogo: peccato! Ma il dialogo va fatto sempre, almeno offerto, e questo fa bene a chi lo offre; fa respirare”, dice. “Credo che sia sempre difficile capire il dialogo con gli Stati che hanno incominciato la guerra, ma dobbiamo dare l’opportunità del dialogo a tutti, a tutti”.

Bisogna dare le armi all’Ucraina? “Questa è una decisione politica, che può essere morale, moralmente accettata, se si fa secondo le condizioni di moralità, che sono tante e poi possiamo parlarne. Ma può essere immorale se si fa con l’intenzione di provocare più guerra o di vendere le armi o di scartare quelle armi che a me non servono più. La motivazione è quella che in gran parte qualifica la moralità di questo atto. Difendersi è non solo lecito, ma anche una espressione di amore alla patria“, afferma Bergoglio. “Chi non si difende, chi non difende qualcosa, non la ama, invece chi difende, ama. Qui si tocca un’altra cosa che io ho detto in uno dei miei discorsi, e cioè che si dovrebbe riflettere più ancora sul concetto di ‘guerra giusta’. Perché tutti parlano di pace oggi: da tanti anni, da settant’anni le Nazioni Unite parlano di pace, fanno tanti discorsi di pace. Ma in questo momento quante guerre sono in corso?”, ricorda il Papa.

Fonte Adnkronos

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