Numerosi i reati colposi su cui indaga la Procura. Al centro la catena di errori che ha portato al naufragio.
Fari adesso sulle decisioni della procura di Termini Imerese che indaga per naufragio, disastro, omicidio plurimo e lesioni – tutti reati colposi, previsti da specifici articoli del codice penale che prevede anche gli stessi reati commessi con dolo. Una presunta catena di errori sarebbe all’origine dell’affondamento dello yacht, lunedì al largo di Porticello.
La deriva mobile, parzialmente alzata, potrebbe avere avuto un ruolo determinante nella minore stabilità e nel conseguente rapido inabissamento del “Bayesian” al largo di Porticello, dove si valuta soffiasse un vento di 80 nodi, 150 km/h. Una circostanza accertata dagli speleosub dei vigili de fuoco scesi in questi giorni a circa 50 metri di profondità.
La deriva abbassata, spiegano gli esperti, avrebbe potuto contrastare la forza del vento che piega la barca di lato, specialmente nel caso di un albero imponente che fa da leva. E l’albero in alluminio del super yacht, rimasto agganciato, misura 75 metri. E’ uno degli elementi, insieme agli altri da accertare, che farebbero virare in maniera più decisa la procura di Termini Imerese sull’ipotesi dell’errore umano. Risposte potrebbero arrivare dalla scatola nera.
Presunte omissioni e scelte sbagliate, dunque, anche in relazione alla possibile assenza di una persona di guardia in plancia, o ai passeggeri ancora nelle cabine che dovevano invece essere allertati e radunati in salone; è un dato che tra i 15 superstiti 9 siano i componenti dell’equipaggio sui 10 complessivi, e 6 i passeggeri sui 12 che erano a bordo. Tra gli altri aspetti da valutare, i motori spenti, il portellone di poppa, forse aperto, e la mancata attivazione in tempo utile del sistema che avrebbe dovuto ‘sigillare’ il veliero di 56 metri, impedendo, come è avvenuto, che venisse imbarcata rapidamente una grande quantità d’acqua.
Emergerebbe una impreparazione e una sottovalutazione dell’allerta meteo: il comandante neozelandese James Cutfield, 51 anni, avrebbe del resto detto che non si sarebbe accorto dell’arrivo della tempesta. Il procuratore Ambrogio Cartosio per un paio d’ore lo ha ascoltato per ricostruire cosa è successo sia prima sia durante la tempesta. Solo il super yacht battente bandiera britannica è affondato nel giro di pochi minuti – “da tre a cinque, dal momento in cui la barca è stata sollevata dalle onde del mare fino a quando è affondata”, secondo le parole di alcuni superstiti – mentre altre imbarcazioni, anche più piccole, hanno resistito.
Sentiti anche altri superstiti. Testimonianze importanti che permetteranno a chi indaga di valutare il peso dell’eccezionalità di un evento atmosferico, ma anche di questa presunta serie di errori umani rispetto a un accadimento che non ha procurato alcun danno, a esempio, alla goletta che era ormeggiata a poca distanza dal Bayesian, il ‘Sir Robert Baden Powell’, da cui anzi sono partiti i primissimi soccorsi per i naufraghi. Sarà a breve il tempo delle autopsie sui corpi recuperati, a partire da quelli del presidente della Morgan Stanley International, Jonathan Bloomer, e del magnate britannico Mike Lynch, portati all’Istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo. Atti irripetibili che presupporranno i primi indagati nell’inchiesta cui guardano con estrema attenzione anche protagonisti politici e finanziari britannici.