L’esecutivo Meloni ha deciso di eliminare le tasse sui benefit aziendali di alcuni lavoratori. La misura costa 142 milioni di euro e varrà fino a fine anno. Ecco a chi è destinata e qual è l’impatto sullo stipendio.

Non solo un aumento degli stipendi netti. Il governo guidato da Giorgia Meloni ha incentivato un altro aumento dei salari, destinato a chi gode di benefit aziendali. Il decreto Lavoro stanzia infatti 142 milioni nel 2023 per innalzare fino a 3.000 euro la soglia di esenzione fiscale dei fringe benefit. Insomma, zero tasse per le imprese (e i dipendenti di queste) che fanno welfare verso alcuni loro lavoratori.

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Fringe benefit: a chi sono destinati

Non è una misura destinata a tutti: vale solo per i dipendenti che hanno figli a carico, secondo il comunicato di Palazzo Chigi. La nota stampa del Tesoro parla invece di figli minori. “Si tratta di una misura che punta a sostenere le famiglie limitando l’impatto dell’inflazione sui redditi”, scrive il ministero dell’Economia e delle Finanze.

Cosa sono i fringe benefit

I cosiddetti “fringe benefit” sono retribuzioni non solo in denaro che l’impresa eroga al lavoratore. Un esempio? Il computer o il telefono aziendale. Oppure, in alcuni casi, un’automobile o i buoni pasto. Se questi bonus sono inferiori a 3.000 euro non verranno tassati.

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Fringe benefit detassati: i precedenti

Come ricorda Il Sole 24 Ore in edicola lunedì primo maggio, la detassazione arrivava fino a 258,23 euro. Era stata portata a 600 euro dal governo Draghi ad agosto. Poi, l’esecutivo Meloni l’aveva alzata fino a 3.000 euro a novembre. Un provvedimento durato fino a fine dicembre. Poi è scaduto senza rinnovo. Ora viene rifinanziato fino a fine anno.

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