Un aumento del numero di immigrati regolari potrebbe portare a una riduzione del debito pubblico. È quanto si legge nel Documento di economia e finanza, approvato dal governo Meloni.

Gli immigrati regolari giocheranno un ruolo importante nella capacità dell’Italia di ridurre il suo enorme debito pubblico. In particolare, nel rapporto di questo con il Prodotto interno lordo, ossia la ricchezza prodotta. È quanto si legge nel Documento di economia e finanza, presentato la scorsa settimana dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal ministro dell’Economia e delle Finanze leghista Giancarlo Giorgetti. L’Italia è il secondo Paese con il debito più grande nell’Unione europea in rapporto alle dimensioni dell’economia, pari nel settembre 2022 al 147,3% del Pil nazionale. Solo la Grecia è più indebitata.

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I tre scenari

Un aumento di un terzo del numero di immigrati regolari (al netto degli emigrati) in Italia porterebbe a una riduzione del debito pubblico in rapporto al Pil nei prossimi 50 anni. Un’analoga riduzione del numero di persone che vengono a lavorare in regola nel nostro Paese farebbe aumentare il debito sino a farlo diventare più del doppio della ricchezza prodotta nel nostro Paese. Più delle parole, può il grafico inserito dal governo nel Def. Lo scenario blu si incardina su un flusso netto di immigrati di 213mila ogni anno in media (i numeri del 2019), con una crescita fino al 2025 e una decrescita successivamente. La linea azzurra è lo scenario in caso di calo del numero di immigrati, l’arancione in caso di aumento. A seconda del numero di lavoratori provenienti dall’estero, il rapporto debito/Pil varia in un range di oltre 30 punti percentuali.

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Perché gli immigrati farebbero ridurre il debito

Il ministero dell’Economia e delle Finanze spiega che “si osserva un impatto particolarmente rilevante, in quanto, data la struttura demografica degli immigrati che entrano in Italia, l’effetto è significativo sulla popolazione residente in età lavorativa e quindi sull’offerta di lavoro“. In sostanza, più (giovani) immigrati che lavorano in regola ci sono, più tasse vengono pagate. Più soldi lo Stato incassa, meno deve indebitarsi.

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La sfida dell’invecchiamento della popolazione

Il tema dei flussi migratori è strettamente correlato alla transizione demografica che secondo il Mef è “una delle sfide più rilevanti che l’Italia dovrà affrontare nel corso dei prossimi decenni”. Un problema talmente importante che il più importante quotidiano finanziario europeo, il Financial Times, ha dedicato al tema due articoli in dieci giorni.

Fare meno figli fa crescere il debito

Fortemente discusso dal governo negli ultimi giorni, il problema della natalità non si può risolvere facendo più figli? In primo luogo, se ci fosse un immediato aumento dei nuovi nati, questo genererebbe un aumento della popolazione in età lavorativa solo tra 20-25 anni. Inoltre, come si deduce dal grafico, il numero medio di figli per donna è in calo dal 2010, quando era stato di 1,44.

Il ministero ha quindi ipotizzato cosa succederebbe se nei prossimi anni il numero medio di figli per donna diminuisse del 20 per cento. Ciò significa ipotizzare che si passerà da 1,24 figli per donna a meno di un figlio per donna. Tradotto: ogni cinque donne, oggi solo una ha due figli. In questo scenario futuro, tutte avrebbero solo un figlio. Se questo trend si avverasse, come si vede dalla linea arancione, il debito continuerebbe a crescere rispetto al Pil sfiorando quota 180%.

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