“Con il parere favorevole del Consiglio dei ministri all’ipotesi di contratto per il comparto funzioni centrali e agli schemi di Dpr per il comparto difesa e sicurezza si compie il passo decisivo per il pieno rispetto degli impegni assunti tra Governo e sindacati nel Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale siglato a Palazzo Chigi il 10 marzo 2021. I rinnovi contrattuali per il triennio 2019-2021 sono il giusto riconoscimento per i dipendenti pubblici, che si sono dimostrati fondamentali per la tenuta dei servizi e della comunità durante questi anni drammatici di pandemia”.
Così il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta.
“In particolare – spiega il ministro – il contratto per il comparto funzioni centrali, che riguarda i circa 225mila dipendenti dei ministeri, delle Agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici, dà concreta attuazione alla milestone del Pnrr relativa alla riforma del pubblico impiego, prevedendo la revisione degli ordinamenti professionali e delle carriere, l’introduzione di una quarta area per i funzionari dedicata alle elevate professionalità e il potenziamento della formazione e dello sviluppo delle competenze. Nel rinnovo debutta anche la regolazione del lavoro agile, con precisi diritti a tutela dei dipendenti e condizioni chiare a garanzia della soddisfazione di cittadini e imprese. Quanto all’accordo per forze dell’ordine e forze armate, che riguarda 430mila lavoratori, era doveroso riconoscere – con il concetto della specificità che sono stato io a introdurre anni fa – il ruolo e le funzioni del personale più direttamente coinvolto nelle funzioni di tutela della legalità, della difesa e della sicurezza del Paese”.
Il contratto del comparto funzioni centrali
L’ipotesi di contratto del comparto funzioni centrali, su cui il 5 gennaio scorso era stata siglata l’intesa con i sindacati all’Aran, sarà ora trasmessa alla Corte dei Conti per la registrazione. La firma definitiva potrà arrivare entro aprile. I benefici economici riconosciuti a regime, decorrenti dal 1° gennaio 2021, sono pari a circa 105 euro medi per 13 mesi, oltre all’utilizzo delle ulteriori risorse stanziate nella legge di bilancio per il 2022, a decorrere dal 1° gennaio, per finanziare il nuovo ordinamento professionale e il superamento dei limiti all’incremento dei Fondi risorse decentrate, consentendo un ulteriore beneficio complessivo a regime di circa 20 euro medi al mese a persona. L’intesa prevede anche arretrati medi pari a circa 1.800 euro per dipendente.
L’accordo per il comparto difesa e sicurezza
Le ipotesi di accordo sindacale e gli schemi di provvedimento di concertazione, che riguardano il triennio negoziale 2019-2021, sono stati sottoscritti il 23 dicembre 2021 dai ministri competenti e da tutte le organizzazioni sindacali e le Sezioni Cocer del personale delle Forze armate partecipanti alle trattative. Sono coinvolti i lavoratori appartenenti a Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Guardia di Finanza, Arma dei Carabinieri e Forze Armate. Dal punto di vista economico, i nuovi accordi prevedono incrementi di circa 128 euro medi lordi mensili per l’intero comparto, di cui circa 100 sul solo trattamento stipendiale, e nuove indennità, tra cui una specifica per compensare impieghi e funzioni del personale del settore cyber, che fronteggia gli attacchi informatici alle infrastrutture strategiche del Paese.
Articolo tratto dal Portale di Informazione InfoDifesa