LA VENEZIA DEI GIUSTI – CONFESSO CHE “THE LAST DUEL”, ULTIMA, ANZI PENULTIMA VISTO CHE HA APPENA FINITO ANCHE “HOUSE OF GUCCI”, OPERA DI RIDLEY SCOTT, È UNA BELLA SORPRESA. ANCHE SE FA UN PO’ ORRORE SENTIRE I CAVALIERI FRANCESI DEL 1300 PARLARE CON L’AMERICANO DI MATT DAMON, ADRIAN BRODY E BEN AFFLECK (MA SI PERMETTONO ANCHE DELLE FRASI IN LATINO!) – IL PERSONAGGIO DI MARGHERITA DE THIBOUVILLE VIENE FUORI COME LA VERA EROINA DELLA STORIA. E SCOTT LE CONCEDE LE PIÙ TRISTI SCOPATE VISTE NEI FILM DI CAVALIERI, DOVE NESSUNO SEMBRA GODERE… – VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
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Anche se fa un po’ orrore sentire i cavalieri francesi del 1300 parlare con l’americano di Matt Damon, Adam Diver e Ben Affleck, ma si permettono anche delle frasi in latino!, confesso che “The Last Duel”, ultima, anzi penultima visto che ha appena finito anche “House of Gucci”, opera di Ridley Scott, scritta dagli stessi Matt Damon e Ben Affleck assieme a Nicole Holcefer e tratta da un romanzo di Eric Javer del 2004, è una bella sorpresa.
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Anche perché, pur se mascherata come uno stupro sezionato alla”Rashomon”, cioè visto attraverso i tre diversi racconti dei protagonisti, il marito Jean de Carrouges, Matt Damon con pizzetto e cicatrice sulla guancia, lo stupratore e suo nemico ex amico Jacques LeGris, Adrian Brody, e la bella moglie bionda Margherita de Thibouville, Jodie Comer, si rivela più che uno dei polpettone storici alla Ridley Scott, non sempre riusciti, una sorta di manifesto protofemminista tutto dalla parte delle donne.
Se il marito Jean, soldataccio rozzo e noioso, sfida a duello lo stupratore invocando il giudizio di Dio, solo per orgoglio con la complicazione che, in caso di sua sconfitta, alla poverina spetterà rapatura a zero e rogo, l’amante Jacques non è così meglio, convinto fino alla fine di non averla stuprata, ma che lei ha solo mostrato un rifiuta da vera signora alla sua violenza.
È per rispondere alla brutalità maschile, insomma, che Marguerite, che potrebbe star zitta come le donne del suo tempo e non solo, parla e si oppone alla logica di essere solo un bene del marito, come la contesa proprietà di Aunou le-faucon oggetto del contendere dei due cavalieri, o il desiderio di un più aitante maschio che si ritiene irresistibile perché più colto e più bello.
In un mondo pieno di mogli incinte e di mariti che pensano a menarsele di santa ragione in guerra e a calarsi le braghe con scopatone di gruppo, il Pierre di Ben Affleck è un divertente libertino compagno di giochi di Jacques LeGris, il personaggio di Margherita viene fuori come la vera eroina della storia. E Scott le concede le più tristi scopate viste nei film di cavalieri, dove nessuno sembra godere.
Il film, grazie alla bella regia, alla ricchezza del tutto, a un buon copione moderno e alla fotografia di Darius Wolski, è spettacolare quanto basta per portarci poi da un’altra parte in maniera inaspettata. E il duello finale tra i due cavalieri di fronte a re Carlo VI e a una Notre Dame perennemente in costruzione, ci ricorda che Ridley Scott non ha perso la maestria che aveva ai tempi del suo primo film, “I duellanti”.
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