C’è chi continua a cercarli e chi, purtroppo, sa che non torneranno mai. Stiamo parlando delle centinaia di migliaia di bambini che scompaiono ogni anno, spesso vittime di persone malintenzionate. Tanti vengono ritrovati, di altri invece se ne perdono per sempre le tracce.

Una ricorrenza istituita per tenere alta l’attenzione su un problema sociale enorme: il 25 maggio è la Giornata internazionale dei bambini scomparsi. “Delle 61.826 persone scomparse in Italia ancora da rintracciare dal 1974 ad oggi, 45.028 sono minori (circa il 73%)”, mentre “nel 2019 sono state presentate 8.331 denunce di scomparsa di minori in Italia”, si legge sul sito del Telefono Azzurro che dal 25 maggio 2009 ha attivato il Numero unico europeo per minori scomparsi, il 116.000, e si fa carico delle segnalazioni in collaborazione con le forze dell’ordine.

L’ultimo rapporto del Missing children Europe (MCE), la federazione europea composta da 31 organizzazioni che si occupano di proteggere minori scomparsi e sfruttati e che coordina il network delle linee di emergenza 116.000, ha stimato che ogni anno oltre 200mila minori scompaiono in Europa. Un bambino o una bambina ogni 2 minuti svanisce nel nulla. Dietro questi numeri, però, si celano volti e vicende reali. Sandra, Etan, Sergio, Denise, Maddie: abbiamo scelto di raccontare cinque storie di bambini e bambine svaniti nel nulla. Uno solo di questi casi si è chiuso, dopo tre decenni, con l’accertamento della verità, ed è proprio nel giorno della sua scomparsa che è stata istituita questa giornata.

Alessandra Sandri, 7 aprile 1975

Oggi Alessandra Sandri avrebbe avuto 58 anni se un lunedì mattina del 1975 non fosse scomparsa. Il 7 aprile di 47 anni fa, “Sandra” salutò la madre Marisa alla fermata di via Farini, nel centro di Bologna, dove la ragazzina di 11 anni prendeva sempre l’autobus per andare a scuola. Alessandra però non rientrerà mai a casa. Una compagna, anni dopo i fatti, racconterà di aver incontrato la bambina all’ingresso dell’edificio scolastico. Sandra le avrebbe detto: “Vai tu, poi ti raggiungo”, senza però tenere fede a quelle parole. Dal momento della sua scomparsa, sul caso di Sandra Sandri non c’è, ancora oggi, nulla di certo. Se non il fatto che la bambina avesse denunciato nei mesi precedenti molestie e la violenza sessuale di due uomini che frequentavano un bar in via Carissimi, poco distante da casa sua.

Negli anni ’90 venne infatti diffusa dal programma tv “Chi l’ha visto?” una registrazione dove Sandra raccontava al vicino, Ignazio Parentela, di aver subito abusi da parte di Franco Mascagni e Giorgio Fragili in un casolare in zona Ponticella. Dopo la denuncia della madre, nel 1982 i due uomini sono stati effettivamente condannati a tre anni di carcere (con l’indulto la pena si ridusse a zero), ma in questa assurda storia gli inquirenti ai tempi non misero mai in relazione la scomparsa della bambina con le precedenti violenze. Il caso venne poi riaperto in altre occasioni. Nel 2013, per esempio, quando la Procura di Bologna ricevette una lettera anonima che collegava il caso Sandri alla morte di Remo Soravia Gnocco, un imbianchino di cui si persero le tracce nel ’79. Il decesso dell’uomo venne liquidato dalle forze dell’ordine come suicidio. Ma nella lettera l’ignoto o ignota scrisse che l’uomo e Sandra erano stati sepolti insieme. In più, sembra che anche Gnocco frequentasse il bar di via Carissimi: secondo alcuni testimoni, la sera prima di sparire, avrebbe avuto una lite con altre persone e avrebbe urlato: “Io so tutto e lo posso raccontare”. Cosa sapesse resta ancora oggi un mistero.

Sergio Isidori, 23 aprile 1979

Anche di Sergio Isidori, scomparso a cinque anni da Villa Potenza, frazione del comune di Macerata, non si è più saputo nulla. Il 23 aprile 1979, un lunedì pomeriggio, il bambino uscì di casa per andare a giocare con il fratello maggiore e alcuni amici, che però non raggiungerà mai. “Le indagini furono infruttuose e svolte in maniera superficiale. All’epoca non c’era la stessa attenzione di oggi verso i minori”, ha raccontato alcuni anni fa a Vanity Fair la sorella di Sergio, Giorgia, che all’epoca della sua scomparsa non era ancora nata, e che ora è presidente dell’associazione Penelope Marche che aiuta le famiglie di persone scomparse.

La prima ipotesi fu quella di un incidente: si pensò che Sergio fosse caduto nel canale che scorreva vicino casa, e che venne drenato, ma la ricerca del corpo del bambino fu senza successo e l’ipotesi dell’annegamento venne scartata. Successivamente, diversi testimoni raccontarono di aver visto Sergio in compagnia di un bambino più alto di lui o, secondo altri, un uomo molto basso, forse affetto da nanismo. Negli anni successivi la famiglia Isidori si è rivolta a “Chi l’ha visto?“, attirando le attenzioni di persone che hanno anche provato a speculare sul loro dolore. A distanza di 43 anni, Giorgia Isidori è ancora alla ricerca della verità sul fratello Sergio.

Etan Patz, 25 maggio 1979

La scomparsa di Etan Patz, avvenuta a New York quando il bimbo aveva sei anni, è importante per la storia della Giornata internazionale dei bambini scomparsi. Infatti, nel 1983 il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan istituì la ricorrenza scegliendo proprio il giorno in cui Etan scomparve: il 25 maggio. Come Alessandra Sandri, anche Etan quel venerdì mattina del 1979 era diretto a scuola, ma non la raggiunse mai. In un’epoca in cui i mezzi delle forze dell’ordine per affrontare la sparizione di un minore non erano sufficienti, i coniugi Patz fecero stampare la foto del figlio sui cartoni del latte, una pratica rimasta nella cultura americana fino alla fine degli anni Novanta.

Diverso tempo dopo, nel 1985, un amico dell’ex babysitter di Etan, Jose Ramos, raccontò di aver rapito un bambino che gli assomigliava molto, di averne abusato e di averlo poi accompagnato alla metropolitana più vicina. La forze dell’ordine però non trovarono prove per incriminarlo. Ramos finì ugualmente in carcere nel 1991 per aver molestato un altro bambino. Nel 2001 Etan venne dichiarato morto. Anni dopo si tornò però a parlare del caso: era il 2012 quando Pedro Hernandez, pregiudicato di 51 anni, confessò di aver ucciso Etan che si era fermato nel minimarket dove l’uomo lavorava per comprare una soda da portare a scuola. A distanza di 33 anni dalla scomparsa del bambino, Hernandez venne condannato per il rapimento e l’omicidio di Etan Patz.

Denise Pipitone, 1 settembre 2004

Il caso di Denise Pipitone è stato riaperto il 3 maggio 2021, a distanza di 17 anni dalla scomparsa della bambina. Il 1 settembre 2004 Denise, che abitava a Mazara del Vallo, piccolo comune nel trapanese, spariva nel nulla. La bambina, che non aveva nemmeno 4 anni, era nata dalla relazione extraconiugale tra Piera Maggio e Pietro Pulizzi. Il marito di Maggio, Tony Pipitone, all’oscuro del fatto che Denise non fosse biologicamente sua figlia, risultava all’anagrafe come padre della bambina. Un particolare che potrebbe risultare irrilevante, se non fosse che proprio la parentela con Pulizzi avrebbe scatenato, secondo le ipotesi, la gelosia della figlia biologica, Jessica, che all’epoca aveva 17 anni.

Alcune ricostruzioni infatti la vedrebbero coinvolta, con la complicità della madre Anna Corona e dell’ex fidanzato Gaspare Ghaleb, nel rapimento della bambina, affidata poi a mani anonime e fatta sparire. Il movente, secondo alcuni, sarebbe stata proprio la gelosia nei confronti di Piera Maggio che, nel sequestro della figlia, ha sempre visto la volontà di colpirla da parte delle due donne. Così, si sarebbero vendicate di lei usando la bambina. Questa versione però non è mai stata confermata in nessun grado di giudizio. Ciononostante, la madre di Denise dal 2004 non smette di cercare la bambina, convinta che ci siano stati depistaggi ed errori nei primi giorni dell’inchiesta, e che ci sia qualcuno che conosce la verità, ma ha scelto di tacere.

Maddie McCann, 3 maggio 2007

Nel maggio del 2007, i coniugi inglesi Kate e Gerry McCann si trovavano in vacanza in Portogallo, a Praia da Luz, con i gemelli di due anni, Sean e Amelie, e con la figlia maggiore Madeleine Beth, nata 3 anni prima. “Maddie“, come la chiamavano affettuosamente i genitori, sarebbe stata sottratta dalla stanza del resort dove alloggiava con la sua famiglia, mentre Kate e Gerry si erano allontanati per cenare con alcuni amici. A intervalli regolari uno degli adulti rientrava nell’alloggio per controllare i bambini durante il pasto, ma questa accortezza non è bastata. Il caso di Maddie è tutt’ora molto complesso e continua ad avere grande impatto mediatico. Tra gli indagati della procura generale portoghese sono finiti anche i genitori della bambina, scagionati nel 2008. Le indagini, chiusesi senza un nulla di fatto nel Paese dove è avvenuta la scomparsa, sono invece rimaste aperte per la procura inglese e per l’Interpol.

Nel 2020 la procura federale di Germania ha annunciato il nome di quello che è diventato il “sospettato numero uno”: Christian Brückner, all’epoca 43enne. Già condannato per lo stupro di una turista di 72 anni e detenuto per spaccio di droga, l’uomo era stato coinvolto anche in abusi sessuali e atti di pedofilia. Oggi si pensa che possa avere anche rapito Maddie: un’ipotesi assolutamente plausibile, visto che Brückner, arrestato a Milano e poi estradato in Germania, ha vissuto in Portogallo, proprio nella regione dell’Algarve, tra il 1995 e il 2007. Per gli inquirenti, l’intenzione iniziale del rapitore sarebbe stato il furto e, solo successivamente, avrebbe deciso di portare via la bimba. A sostegno di questa teoria ci sarebbero anche nuove prove, secondo quanto dichiarato il 5 maggio 2022 durante una trasmissione televisiva portoghese da Hans Christian Wolters, il pubblico ministero che sta indagando sul caso. La procura tedesca sostiene che Maddie sia morta poco dopo la sparizione, ma i suoi genitori credono al contrario che sia ancora viva e continuano a sperare di poterla riabbracciare.

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