Quasi sei italiani su dieci non buttano gli avanzi ma li riutilizzano in altre pietanze, anche sul lavoro. C’è sempre meno vergogna nel chiedere la ‘doggy bag’ al ristorante. Ecco l’analisi dell’associazione Coldiretti e dell’istituto di ricerca Censis.
Dalla cucina degli avanzi alla ‘doggy bag’ al ristorante, dal ritorno della gavetta in ufficio agli orti sul balcone, dalla lista della spesa allo sguardo attento alla data di scadenza fino al boom della spesa nei mercati contadini a chilometro zero: sono solo alcune delle strategie adottate dagli italiani per tagliare gli sprechi, aiutare l’ambiente e salvare i bilanci familiari. È quanto emerge dall’analisi Coldiretti/Censis in occasione in occasione della Giornata nazionale di prevenzione contro gli sprechi alimentari che ricorre oggi, 5 febbraio e che è accompagnata da iniziative nei mercati di Campagna Amica in tutta Italia.
Con la crisi economica scatenata dal conflitto in Ucraina il 58% degli italiani ha iniziato a cucinare pietanze utilizzando gli avanzi dei pasti precedenti, secondo Coldiretti/Censis, allargando a una fascia importante di popolazione una pratica sino ad oggi seguita da quote più ridotte di persone, coniugando la necessità di risparmiare con l’importanza etica di ridurre lo spreco. L’idea che occorre evitare sprechi con positivi effetti sul risparmio nella spesa, è diventata dunque più forte del senso di vergogna che sino ad oggi limitava il ricorso a questa pratica peraltro molto diffusa nel mondo anglosassone.
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Casa, ufficio e ristoranti: come vengono riutilizzati gli avanzi
Il riutilizzo degli avanzi si sposta dalle mura domestiche all’ufficio, con il 52% dei lavoratori che dichiara di portarsi al lavoro il pasto, magari preparato utilizzando quanto rimasto di pietanze precedenti. La volontà degli italiani di ridurre gli sprechi si sposta anche nei ristoranti dove ben il 49% di clienti si dice pronto a chiedere la doggy bag per portarsi via gli avanzi, con una percentuale che nei giovani sale addirittura al 58%.
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Altre strategie di consumo etico
Il 41% degli italiani dichiara poi di coltivare frutta, verdura, erbe aromatiche in casa sul balcone, negli orti urbani o in piccoli orti di proprietà, con una spinta che viene soprattutto dai più giovani e dagli anziani. Ma le strategie di consumo etico si applicano soprattutto al momento di fare la spesa, con l’81% degli italiani che ha preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso, evitando di farsi guidare troppo dalla molteplicità di stimoli che sono attivati nei punti vendita. Tra gli scaffali, il 92% degli italiani è attento a controllare la data di scadenza per acquistare solo cibo da consumare nel breve periodo.
Quasi sette italiani su 10 (69%) cercano regolarmente prodotti a chilometro zero e il 50% effettua acquisti nei mercati dei contadini con l’obiettivo di sostenere le realtà locali, ridurre l’impatto ambientale dei lunghi trasporti e garantirsi prodotti più freschi che durano di più e tagliano quindi gli sprechi.
Si tratta di comportamenti che, sotto la spinta dell’inflazione, hanno fatto scendere del 12% lo spreco alimentare nelle case degli italiani rispetto all’anno precedente anche se rimane tuttavia su un valore pari complessivamente di 6,5 miliardi di euro, secondo Waste watcher international observatory on food and sustainability. In base ai nuovi dati che si riferiscono al mese di gennaio 2023, gli italiani gettano in media 524,1 grammi a testa di cibo nel bidone alla settimana di cibo contro i 595,3 grammi dello scorso anno, ovvero 27,3 chili all’anno.
Fonte Agi