Ogni anno, con l’arrivo delle vacanze, molti di noi si trovano ad affrontare un’annosa questione: come comportarci quando riceviamo mail o chiamate di lavoro, soprattutto se arrivano dall”alto’. Ecco alcune strategie per non passare le vacanze con lo smartphone tra le mani e per tornare in ufficio rigenerati.
Più di un italiano su due lavora anche durante le ferie
Per i lavoratori italiani l’equilibrio tra tempo libero e lavoro resta ancora un traguardo lontano. A dirlo è un’indagine di Randstad relativa al 2020. Secondo lo studio, il 53% dei lavoratori tra i 18 e i 67 anni svolge attività connesse alla propria professione anche in ferie.
Questo comportamento è attuato specialmente da chi ha meno di 45 anni e dalla generazione dei millennial (chi è nato tra il 1981 e il 1996 circa). Le generazioni X (nati tra il 1965 e il 1980) e quella dei baby boomer (nati tra il 1946 e il 1964) si sentono invece più libere di godersi le vacanze.
Sempre secondo la ricerca, dalla ricerca di equilibrio fra l’orario di lavoro e quello del tempo libero si passa progressivamente a una loro sovrapposizione. Si parla in questo caso di work-life blend, un fenomeno acuito soprattutto dal diffondersi del lavoro da remato.
La disconnessione è un diritto
Già diversi anni fa la corte di Cassazione ha stabilito che, se il contratto collettivo di lavoro non prevede la reperibilità, il dipendente non è tenuto a garantirla durante le ferie e nemmeno a rispondere al datore di lavoro (sentenza n. 27057 del 3 dicembre 2013). Nel 2017 è stato poi introdotto per la prima volta in Italia il diritto alla disconnessione. Lo disciplina la legge 81/2017, nata proprio per garantire al lavoratore il diritto a ‘staccare la spinta’.
Ciò nonostante, oltre un lavoratore su due sceglie di gestire questioni di lavoro mentre è in ferie perché vuole sentirsi coinvolto e restare aggiornato. Lo fanno soprattutto gli uomini con meno di 45 anni. Quasi 4 su 10 si sentono obbligati a rispondere a richieste di lavoro quando sono in ferie.
Non è sempre facile capire cosa fare quando capitano situazioni del genere e il dilemma sembra interessare moltissimi lavoratori, a giudicare dal numero di post social sul tema, con video ironici o guide alla sopravvivenza. Ecco alcuni semplici consigli che abbiamo raccolto.
Risposta automatica, anche via messaggio
La risposta automatica è una soluzione per far capire che si desidera non essere disturbati, ma non si è spariti del tutto. Si tratta di messaggi che informano chi ti contatta che non sei al momento reperibile. È meglio scrivere un testo di risposta automatica asciutto, in cui non ci si scusa dell’assenza, ma nemmeno si ironizza, e non si danno troppe informazioni personali o alternative di contatti. Se siamo in vacanza, siamo in vacanza.
Tutti coloro che hanno una casella di posta possono usufruire di questa opzione. È possibile attivarla anche su Whatsapp, ma solo se si ha un account business. Chi ne è sprovvisto, può sempre scrivere sullo stato che è in vacanza, specificando se intende rispondere ai messaggi e alle chiamate, ed eventualmente quando (orari o giorni). Si possono poi disattivare le chiamate fino a un certo orario o per tutta la vacanza. Infine, se si ha un telefono aziendale, un’altra buona soluzione può essere silenziarlo o lasciarlo a casa.
L’approccio estremista: la “mail sabbatica”
Per chi vuole staccare completamente la spina ed è terrorizzato dall’idea di tornare dalle vacanze con mille mail nella casella di posta, c’è una soluzione più estrema: disattivare la email per il tempo in cui si sta in vacanza. Qualsiasi messaggio tornerà al mittente insieme a un avviso che spiega che l’email non è stata (e non sarà mai) ricevuta dal destinatario. In questo caso, così come in tutti gli altri, si consiglia di avvisare l’ufficio in anticipo.
Per non ricevere troppi messaggi sulle app di messaggistica, invece, le opzioni sono due: disinstallare l’app e reinstallarla in un secondo momento, o disattivare tutte le notifiche per un determinato periodo di tempo. Tra le opzioni c’è anche “sempre”.
Per chi non riesce proprio a staccare
Oggi 7 italiani su 10 si trovano in questa situazione. Rispondono, quando possibile, a telefonate, email e messaggi di lavoro anche fuori dell’orario. Quasi lo stesso tasso di persone sotto i 45 anni lo fa immediatamente. Se rientri in questa stima, contribuisci a portare l’Italia al terzo posto in Europa per stacanovismo.
A giustificare questo comportamento sarebbero soprattutto le aspettative del datore di lavoro. Secondo 6 dipendenti su 10, il ‘capo’ pretenderebbe da loro che gestiscano questioni lavorative anche fuori dall’orario d’ufficio, per 5 su 10 questa richiesta riguarderebbe anche le ferie e il tempo libero. Soltanto Spagna, Romania e Portogallo si sentono più sotto pressione di noi.
Se proprio non si riesce o non è possibile staccare, si può chiedere ai colleghi di essere contattati solo in determinati orari e di comunicare tutte le novità o le richieste in un unico momento. Infine si può impostare il telfono in modo da ricevere le email solo su richiesta, e non automaticamente. In questo modo sarà possibile rimanere aggiornati, ma senza passare la giornata con il telefono in mano.