Il Senato approva in via definitiva il decreto Aiuti bis, dopo la rimozione della contestata norma che eliminava il tetto per gli stipendi dei vertici della pubblica amministrazione. Tra le tante novità introdotte, alcune riguardano il lavoro agile. Ecco cosa cambia.

Il decreto Aiuti bis è stato definitivamente approvato al Senato. Dopo la rimozione della contestata norma introdotta in prima lettura a Palazzo Madama che eliminava il tetto per gli stipendi dei vertici della pubblica amministrazione, il nuovo testo ha ottenuto 178 voti a favore, 13 astenuti e nessun contrario e verrà nei prossimi giorni pubblicato in Gazzetta ufficiale.

Diciassette miliardi di euro verranno investiti in misure per contrastare i rincari nei settori dell’energia, del gas naturale e dei carburanti, con le sospensioni delle modifiche unilaterali dei contratti di fornitura di elettricità e gas. Aumenteranno anche i fondi stanziati per il bonus trasporti, psicologo, tv. E nel testo sono inserite anche due novità che riguardano lo smart working. Vediamole insieme.

La proroga per lo smart working

Con il decreto Aiuti bis la possibilità di ricorrere allo smart working semplificato viene prorogata fino al 31 dicembre per i dipendenti privati. Nella versione del testo precedentemente approvata alla Camera, dal primo settembre il telelavoro agile doveva tornare a essere regolamentata dalla legge 81 del 2017, come avveniva prima della pandemia, che prevede un accordo individuale tra datore di lavoro e dipendenti. Ma il Senato ha introdotto un emendamento che sposta il ritorno alla norma pre-Covid al primo gennaio 2023.

Telelavoro per persone fragili e genitori di figli under 14

Sempre per quanto riguardo lo smart working, la nuova versione del decreto prevede anche il diritto per i lavoratori fragili e per i genitori di bambini e ragazzi under 14 di ricorrere al telelavoro fino al 31 dicembre 2022. Il lavoro agile viene riconosciuto a patto che sia compatibile con le caratteristiche del lavoro svolto e, per quanto riguarda le persone con figli sotto i 14 anni di età, che in famiglia non ci sia già un genitore che non lavora o che percepisca uno o più ammortizzatori sociali.

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