La crisi energetica dovuta all’aumento del prezzo del gas sui mercati internazionali continua a dominare il dibattito pubblico. Il governo dimissionario studia misure da mettere in campo per mitigare gli effetti negativi su famiglie e imprese, mentre Coldiretti lancia l’allarme su una possibile stangata inflazionistica sui prezzi del cibo a causa del caro energia.

Nella mattinata di lunedì il prezzo del gas sui mercati internazionali ha registrato una battuta d’arresto, attestandosi sotto la quota dei 300 euro per megawattora. Il gas all’hub olandese Ttf – punto di riferimento per questo genere di misurazioni – valeva 297 euro a megawattora in apertura, un calo del 12,439%. Si tratta, probabilmente, di un ribasso momentaneo, che comunque non influisce sul trend al rialzo del lungo periodo. La scorsa settimana, infatti, la quota dei 300 euro è stata superata per tre giorni di fila, allarmando le autorità di molti Paesi europei, tra cui l’Italia.

Il costo del metano sui mercati continua dunque ad aumentare. Questo significa che i Paesi produttori ed esportatori di gas, come la Russia, potranno mantenere entrate significative anche vendendo quantità di gas inferiori rispetto al passato. È esattamente quello che sta accadendo in questi mesi e nelle ultime settimane. Il colosso energetico russo Gazprom, infatti, ha annunciato che chiuderà il gasdotto Nord Stream 1 tra il 31 agosto e il 2 settembre. La società moscovita ha motivato la decisione, come già accaduto in altre occasioni, con la necessità di eseguire lavori di manutenzione.

Le misure allo studio in Italia

In Italia, intanto, si lavora a misure volte a contrastare il caro energia. I campi d’azione restano sostanzialmente due: da un lato interventi di finanza pubblica per contrastare il caro bollette e il caro carburanti, dall’altro iniziative per ridurre il consumo energetico in vista dell’inverno, in linea con il piano Ue approvato a luglio. Tra le varie ipotesi c’è la riduzione dei riscaldamenti a 19 °C negli uffici pubblici, ma anche il ricorso alla didattica a distanza per almeno un giorno a settimana in tutte le scuole. Con quest’ultima possibilità sembra essere d’accordo anche Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi. In un’intervista al Corriere della Sera, infatti, assicura che le scuole “sono pronte a fare la loro parte” in questo senso.

A Roma, tuttavia, si predica prudenza. La linea telefonica tra il premier Mario Draghi, il sottosegretario Roberto Garofoli e i ministri Daniele Franco e Roberto Cingolani, i due più impegnati sul provvedimento atteso a settembre, è bollente. Ma fonti di governo spiegano all’Adnkronos che “i tempi sono prematuri per un intervento già settimana prossima” come chiesto a gran voce da più forze politiche, in pressing anche per via della campagna elettorale.

In settimana tavolo a Palazzo Chigi, ma interventi non nell’immediato

“Sicuramente, probabilmente nella giornata di martedì, si terrà una riunione per fare il punto, ma è arduo pensare a un intervento già nei prossimi giorni, non ci sono i tempi tecnici ‘per far di conto'”, dice la stessa fonte, spiegando che bisogna attendere il gettito fiscale di agosto, capire a quanto ammonta l’extra per rifinanziare le misure di sostegno in scadenza (come il taglio delle accise sui carburanti), e intanto continuare a cercare risorse aggiuntive, anche tra le pieghe di bilancio. Sono tante le ipotesi sul campo per fermare la corsa dei prezzi che assilla famiglie e imprese, ma “ciascuna ha un costo e va valutata trovando le coperture”, perché sullo scostamento di bilancio la linea a Palazzo Chigi è ferma e non si sposterà di un millimetro: “Non si farà”.

Oltre a rifinanziare le misure in scadenza con l’extragettito di agosto, l’intervento che per ora viene dato per scontato, sul fronte delle imprese, è quello di intervenire ancora una volta, nel modo più incisivo possibile, sul credito d’imposta, e assicurare alle aziende ‘energivore’ e ‘gasivore’ due pacchetti di energia calmierati, di produzione nazionale, che allevino i costi agevolando le produzioni.

Coldiretti: “In arrivo uno tsunami sul prezzo del cibo”

“Dal gas ai barattoli, dal gasolio alle etichette, è in arrivo uno tsunami sui prezzi del cibo in Italia con un autunno caldissimo sul fronte economico con la produzione agricola e quella alimentare che in Italia assorbono oltre l’11% dei consumi energetici industriali totali”. È questo, invece, l’allarme lanciato da Coldiretti in riferimento agli spaventosi rincari delle bollette che colpiscono imprese e famiglie.

Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti mentre i consumi indiretti sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica. In agricoltura si registrano rincari dei costi che, sottolinea Coldiretti, vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Nelle campagne, denuncia Coldiretti, più di un’azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben oltre un terzo del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea. 

Il comparto alimentare richiede ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed elettricità, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro Aumenti che riguardano l’intera filiera del cibo con costi indiretti che vanno dal vetro rincarato di oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, al tetrapack con un incremento del 15%, dal +35% delle etichette al +45% per il cartone, dal +60% costi per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.

Prandini: “Occorre far presto”

“Così non possiamo andare avanti e non ci possiamo permettere di aspettare i tempi lunghi della politica” afferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che ”rischiamo un crack alimentare, economico e occupazionale visto che proprio in questi mesi si concentrano le produzioni agricole tipiche del Made in Italy e della dieta Mediterranea con le loro lavorazioni per conserve, succhi e derivati: dagli ortaggi ai legumi, dal vino all’olio, dai salumi e prosciutti Dop ai formaggi, dal latte alla carne fino alla pasta, dalla frutta alle passate di pomodoro usate su tutte le tavole italiane e all’estero”. ”L’Italia è un Paese deficitario che importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame e con l’esplosione dei costi dell’energia – conclude Prandini – rischiamo di perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agricole italiane sono riuscite a difendere per il bene del Paese”.

Fonte Adnkronos

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