Lunedì 27 giugno la Russia è entrata ufficialmente in default tecnico. Ma cosa vuol dire esattamente? E quanto dipende questo evento dalle sanzioni imposte a Mosca per la guerra in Ucraina? Ne abbiamo parlato con Davide Tentori, Research Fellow presso il Center for Business Scenarios dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi).
In economia e finanza, quando si parla di default si intende l’incapacità di un soggetto di ripagare i propri debiti. Può trattarsi di una persona, di un ente, di una società. In questo caso parliamo invece di un intero Paese: la Russia. Gli Stati, vale la pena precisarlo, contraggono debiti per ottenere la liquidità necessaria a sostenere la propria spesa interna. I crediti vengono accordati tramite la vendita e l’acquisto di titoli.
Cosa sono gli interessi sul debito
Semplificando ai minimi termini, si può dire che i titoli sono come dei contenitori vuoti. Quando un soggetto li acquista, è come se li riempisse di denaro, confidando nel fatto che ne otterrà una quantità maggiore sotto forma di interessi, che si calcolano su base percentuale. Se, ad esempio, un cittadino italiano acquista per 100 euro un titolo obbligazionario con un tasso del 2% annuo, l’anno successivo avrà 102 euro. Questo discorso, come già detto, vale per sia per i soggetti privati che per realtà estremamente più complesse come gli Stati.
La fine del “periodo di grazia”
Giovedì 26 maggio sono scaduti per la Russia i termini per il pagamento degli interessi su due maxi-obbligazioni da 100 milioni, una in euro e l’altra in dollari. Un mese dopo, domenica 26 giugno, è scaduto il “periodo di grazia” di 30 giorni concesso a Mosca per rientrare del debito. Il giorno dopo, a fronte del mancato riscontro, il Paese è entrato in default tecnico per la prima volta dal 1918, primo anno della rivoluzione bolscevica.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha negato il fatto che la Russia non abbia onorato il debito, precisando che gli interessi sono stati pagati a maggio come concordato. Il problema è che i creditori non hanno ricevuto quanto dovuto perché le sanzioni hanno impedito ad alcuni intermediari, come la finanziaria belga Euroclear, di concludere la transazione. “Euroclear ha trattenuto questi soldi, non li ha portati al destinatario, e questo non è più un nostro problema“, ha spiegato Peskov.
Effetti simbolici del default
Le conseguenze, al momento, sono perlopiù simboliche e politiche. Quando uno Stato va in default, infatti, non può ottenere fondi dall’estero finché non ha onorato i propri debiti già esistenti. Per un Paese come l’Italia, estremamente integrato con il sistema finanziario europeo, una condizione del genere avrebbe effetti considerevoli. La Russia, al contrario, è già emarginata economicamente e finanziariamente dai mercati Occidentali. Sicuramente, anche per effetto delle sanzioni già in atto, non avrebbe ottenuto crediti anche prima di entrare in default.
L’isolamento russo dal sistema finanziario
Le misure economiche imposte da Stati Uniti e Unione europea sono legate in qualche modo al default tecnico, ma non in modo così diretto. Le sanzioni hanno probabilmente contribuito alle difficoltà di Mosca nel rispettare i pagamenti degli interessi su questi titoli. Tuttavia, in questo caso il default tecnico non dipende dalla mancanza denaro da parte del debitore – la Russia – ma alla chiusura dei canali di pagamento da parte dei creditori Occidentali. Il sistema finanziario russo in questo momento ha “la pancia piena”, considerato l’aumento dei costi dell’energia.
Tentori: “Le conseguenze del default saranno circoscritte”
“Per il momento le conseguenze del default sull’economia russa sono abbastanza circoscritte, anche considerando che l’importo delle due cedole in questione è tutto sommato ridotto”, spiega a upday Davide Tentori dell’Ispi. “In generale va detto che attualmente la proiezione della Russia sui mercati internazionali è contenuta, se pensiamo che il debito pubblico sul PIL ammonta circa al 17%, di cui il debito estero è una percentuale ancora inferiore”, prosegue l’esperto.
Le “scappatoie” in Cina e tra i Paesi che non impongono sanzioni
Il default tecnico “era un evento atteso anche dai creditori – spiega ancora lo studioso – e quindi era già incamerato dagli operatori internazionali”. Ma il default potrà indebolire Mosca e avere qualche effetto sulle dinamiche della guerra in Ucraina? “L’esposizione del debito russo all’estero è molto bassa, grazie anche alle politiche economiche degli ultimi anni che hanno favorito l’accumulo di risorse e valuta straniera”, argomenta Tentori. “A questo si aggiunge il fatto che non tutti i paesi hanno imposto sanzioni contro la Russia, che per esempio può sempre guardare alla Cina come fonte alternativa di capitali”, conclude l’esperto.
Dopo mesi di annunci, è arrivata l’ufficializzazione: da mezzanotte, la #Russia è in #default sul proprio debito estero per non aver pagato 100 milioni di interessi in scadenza il 27 maggio. È la prima volta dal 1918.
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— ISPI (@ispionline) June 27, 2022
I dati dell’economia reale e la carenza di materie prime
A prescindere dal peso reale del default tecnico, i pochi dati disponibili dimostrano che le sanzioni stanno comunque avendo un impatto notevole su quella che è l’economia reale russa. Un conto, infatti, è l’impossibilità di accedere ai mercati finanziari e ai capitali, un conto è non poter acquistare materie necessarie per produzioni fondamentali per il tessuto economico. Le ultime statistiche sullo stato dell’economia russa, elaborate dal Servizio statistico federale del Paese, indicano che la produzione industriale è precipitata in vari settori, dai veicoli agli elettrodomestici, così come la fiducia dei consumatori nel commercio al dettaglio. Nel complesso, l’indice di produzione industriale della Russia, un valore mensile che fotografa la situazione nei settori manifatturiero, minerario, elettrico e del gas, è sceso dell’1,7% a maggio rispetto allo stesso mese del 2021.