La Corte d’Appello di Firenze ha confermato la sentenza di primo grado di condanna per la donna di Prato che ebbe un figlio da un 15enne a cui impartiva lezioni private di inglese. La donna, oggi 34enne, condannata per atti sessuali e violenza sessuale per induzione su minore, ha avuto solo una riduzione di pena di 15 giorni sui 6 anni e 6 mesi inflitti dal tribunale.

Il marito si era attribuito la paternità del bambino

Ciò riguardo a un’accusa di violazione di domicilio per una visita compiuta a casa del minore all’epoca dei fatti. La Corte ha ribaltato la posizione del marito dell’imputata, assolto con formula piena.  L’uomo era stato condannato in primo grado ad un anno e mezzo di detenzione per essersi attribuito la paternità del bimbo nato dalla relazione extraconiugale.

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Il minorenne ha raccontato tutto ai genitori

L’imputata, amica della famiglia del ragazzo, si è difesa dichiarando di essersi innamorata del suo allievo e che il rapporto era consenziente. Una tesi smentita dal minorenne che si è confidato con i genitori. A denunciare i fatti è stata la madre del ragazzo. 

La madre: “Quella donna non si è vergognata di niente”

“Non abbiamo mai cercato vendetta – aveva dichiarato la donna al quotidiano “La Repubblica” dopo la sentenza di primo grado – Ma quella donna non si è vergognata di niente, anche in aula ha avuto un atteggiamento sprezzante. Ha detto che la verità è un’altra come se non si rendesse conto di quello che aveva fatto. Quale altra? La verità è questa: ha abusato di mio figlio quando lui non aveva nemmeno 14 anni, lo ha ricattato e minacciato. I bambini e le bambine non si toccano, mio figlio l’ha rovinato e nessuna sentenza mi risarcirà”.

“Non sento quel bambino come mio nipote, è frutto di un abuso”

La donna aveva raccontato che il figlio l’aveva ringraziata per averlo “liberato da un peso”: “Ha isolato questa vicenda dalla sua vita, è come un cassetto che tiene chiuso. Quando lo psicologo gli ha domandato del bambino lui ha risposto: io non ho chiesto niente, quello è il figlio di (segue il nome dell’insegnante di inglese, ndr.) … Sono nonna lo so, ma in questo momento mi interessa la vita di mio figlio, è lui che devo proteggere. Ci penso, certo che ci penso. Quel bambino è frutto di un abuso e ora non riesco a sentirlo come mio nipote. Ci vorrà tempo o forse no, non so”.

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