Gagliano Aterno è un comune di 253 abitanti nella provincia dell’Aquila, in Abruzzo. È uno dei tanti paesi delle aree interne italiane a rischio spopolamento dove, però, i giovani vogliono restare. E stanno mettendo in campo idee innovative per il rilancio, a partire dalla comunità energetica: un modello che potrebbe ovviare alla crisi delle risorse di questo periodo.
Le aree interne e i giovani
Come rileva la recente indagine dell’Associazione Riabitare l’Italia, circa il 67% dei giovani delle aree interne, territori marginalizzati e a rischio di abbandono, che ad oggi costituiscono circa il 60% della superficie italiana, vuole rimanere in questi territori. Molti di loro credono alla possibilità di avere un futuro, contrapponendosi al pensiero e alle dinamiche dominanti che vedono come unica possibilità l’emigrazione, e per questo credono all’obiettivo e lavorano affinché si realizzi, partecipando in prima persona alla programmazione e all’attuazione delle politiche pubbliche per renderle più eque ed efficaci.
L’Officina giovani aree interne, con la sua referente Giulia Sonzogno, ha presentato di recente un pacchetto di 15 proposte per il futuro di questi territori al ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna. Proposte sviluppate da un gruppo di lavoro che ha coinvolto oltre 400 tra giovani under 40, associazioni, università, imprese e cooperative. Tra le misure ideate, una mappatura dei territori abbandonati e il neo-popolamento attraverso il ripristino dell’offerta dei servizi fondamentali.
I progetti a Gagliano
Nel piccolo comune abruzzese, l’idea del giovane Raffaele Spadano si è concretizzata nel progetto ‘Montagne in Movimento‘. Portata avanti assieme a Roberta Latini e Giulia Ferrante, l’iniziativa si inserisce in un format nazionale il cui filo conduttore è, appunto, mettere in rete le montagne d’Italia. Il nostro sogno era di lavorare sui vuoti relativi, ovvero il decremento democratico e lo spopolamento. Volevamo rompere la bolla di fatalismo per cui spesso in paese si sente dire che “non succede niente”, e “cercare nuove possibilità per il paesino”, racconta Raffale a upday.
In una situazione di empasse nazionale per la transizione ecologica, in “questi piccoli centri – prosegue Spadano – il processo può avere una concreta attuazione”. A Gagliano, infatti, sta nascendo una delle prime comunità energetiche italiane.
Cosa è una comunità energetica
In una comunità energetica le persone condividono energia rinnovabile e pulita, in uno scambio tra pari. La parola rivoluzione in tal senso non è campata in aria. A upday l’ingegnere Attilio Palmieri, tra i responsabili del progetto innovativo a Gagliano, spiega che “oggi in Italia siamo di fatto ai blocchi di partenza, ma la crisi energetica di questo periodo potrebbe dare un grosso stimolo all’accelerazione del processo di diffusione delle comunità energetiche in tutta Italia”.
Negli ultimi anni la diffusione del fotovoltaico, fonte rinnovabile che in soli 10 anni ha visto una diminuzione drastica dei costi di realizzazione e una crescita esponenziale delle installazioni in tutto il mondo, sta cambiando sensibilmente il modo in cui è possibile produrre energia elettrica a costi competitivi. Il fotovoltaico, tra i tanti vantaggi, ne presenta uno fondamentale: gli impianti possono essere installati ovunque ci sia il sole. “Solo in Italia, in poco più di 10 anni, sono stati realizzati più di un milione di impianti fotovoltaici di cui la maggior parte installati sulle coperture di edifici civili e industriali con una forte prevalenza per impianti molto piccoli realizzati a servizio di utenze domestiche (oggi più di 850.000 impianti tra quelli realizzati hanno potenza inferiore a 12 kWp)”, spiega Palmieri. E prosegue: “Per ‘generazione distribuita’ si intende una pluralità di impianti di piccole e medie dimensioni che producono in prossimità dei punti di consumo e che quindi ottimizzano l’uso delle reti e riducono sensibilmente le perdite legate a trasporto e distribuzione dell’energia elettrica; perdite che in media pesano per circa il 10% dell’energia prodotta in modo centralizzato”. Con le comunità energetiche, lo spreco di energia si riduce notevolmente.
“Oltre a produrre un sensibile cambiamento tecnico nel modo di produrre energia e di gestire le reti, la comunità energetica permetterà a tutti i cittadini e alle imprese di autoprodursi energia per le proprie esigenze e di farlo non in autonomia, ma in sinergia con la comunità locale e i distretti produttivi”. Una “rivoluzione”, come la definiscono da Gagliano, che può giovare degli ingenti contributi previsti dal Pnrr (1,2 miliardi di euro per i comuni fino a 5mila abitanti). La crisi energetica che stiamo vivendo, a causa della guerra, e la conseguente dipendenza energetica dell’Italia dall’estero, potrebbero trovare una risposta, sostenibile e efficiente, con il modello delle comunità energetiche. Per Palmieri una “formula democratica oltre che unica possibilità di contrasto ai drammatici cambiamenti climatici di cui oggi già possiamo percepire i primi effetti”.