Non aveva la laurea e l’ha falsificata: Carlalberto Presicci, comandante della Polizia locale di Desenzano per 24 anni, dovrà risarcire al Comune 918 mila euro. Si era dimesso a novembre 2020 e la notizia per tanti era stata considerata un fulmine a ciel sereno. Il Comune aveva spiegato la sua scelta come dettata da ragioni personali, ma oggi la questione assume un’altra forma. La sentenza. Ed è una sentenza emessa dalla Corte dei Conti il 13 luglio a definirne i contorni. I fatti risalgono al lontano 1996. Presicci partecipò al concorso indetto dal Comune dichiarando il possesso della laurea in Giurisprudenza e producendo copia del certificato. Il 3 marzo 1997 è stato assunto ed è stato comandante della Locale fino a quando ha rassegnato le dimissioni.

Qualche giorno prima, la Procura ha informato il Comune della procedura in corso contro Presicci per falso materiale e falsificazione del certificato di laurea. L’Università di Parma ai primi di novembre ha confermato allo stesso Comune i fatti e il 12 novembre sono arrivate le sue dimissioni. Nulla fino a pochi giorni fa è trapelato.

Patteggiamento

Il procedimento penale a suo carico si è chiuso con un patteggiamento: l’ex comandante ha ammesso di aver falsificato il titolo di laurea. La Corte dei Conti nella sua sentenza del 13 luglio ha quantificato il danno per il Comune: 918.467,79 euro, pari ai 24 anni durante i quali ha prestato servizio. La sua difesa non è riuscita a superare le contestazioni che gli sono state mosse: «La falsa dichiarazione del titolo di laurea – si legge nella sentenza – ha avuto incidenza non solo sulla costituzione del rapporto di lavoro, ma anche su tutti i progressi curricolari successivi». E non ha riconosciuto alcuno sconto sul credito erariale, la Corte, rispedendo al mittente anche l’obiezione secondo cui l’Amministrazione avrebbe potuto accorgersi prima del fatto che Presicci non aveva la laurea.

Come nel 2002, quando partecipò a un bando interno per la progressione verticale presentando nuovamente un’autocertificazione: «I controlli sulle dichiarazioni autocertificative possono essere effettuati a campione – si legge -, e il contesto in cui la dichiarazione è stata resa può aver indotto l’Amministrazione a non procedere ad alcun riscontro (circostanze entrambe sulle quali con tutta probabilità l’autore della frode ha fatto affidamento), senza che ciò implichi una condotta negligente da parte dei competenti organi dell’ente».

Articolo tratto dal Portale di Informazione InfoDifesa