Il tema del caro benzina continua a essere centrale nel dibattito politico. Dopo un incontro tra il ministero delle Imprese e del Made in Italy e le associazioni dei benzinai, le sigle Fegica e Figisc/Anisa hanno confermato lo sciopero in attesa di un nuovo incontro e della decisione finale sullo stop. Al momento non si esclude la revoca. Intanto, il prezzo dei carburanti rimane stabile nell’ultima settimana secondo quanto riportato dal ministero dell’Ambiente.
I prezzi di benzina e diesel self-service sono rimasti sostanzialmente stabili nell’ultima settimana. Stando ai dati raccolti dal ministero dell’Ambiente, la media nazionale della benzina in modalità self è stata pari tra il 9 e il 15 gennaio a 1,813 euro al litro (1,812 euro la settimana precedente), mentre quella del gasolio auto si è attestata a 1,863 euro, in lievissimo calo rispetto a 1,868 euro della prima settimana di gennaio. Lo mostrano gli ultimi dati del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Tuttavia il prezzo dei carburanti, nonostante l’andamento settimanale, resta alto e soprattutto non si placano le tensioni tra le associazioni dei benzinai e il governo.
Tensione tra benzinai e governo
Per contrastare le polemiche e gli attacchi delle opposizioni, che rimproverano al governo Meloni il mancato taglio delle accise a inizio anno che ha fatto scattare l’aumento, l’esecutivo ha varato un decreto d’urgenza il 10 gennaio. I provvedimenti mirano a incrementare la trasparenza dei prezzi dei carburanti e a rafforzare i poteri di controllo e sanzionatori del garante prezzi. In particolare, le nuove misure obbligano i gestori ad esporre anche il prezzo medio giornaliero. I benzinai, con le sigle Faib-confesercenti, Fegica e Figisc-Confcommercio, hanno di conseguenza annunciato uno sciopero per il 25 e 26 gennaio, iniziativa poi sospesa in previsione del tavolo permanente tra il ministero delle Imprese e del Made in Italy e le associazioni di categoria che si è tenuto martedì 17 gennaio. I gestori erano finiti nell’occhio del ciclone poiché accusati di speculazione in relazione alla crescita dei prezzi. Accusa che non ha però trovato riscontro.
Sciopero benzinai: com’è andato l’incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy
Lo sciopero dei benzinai proclamato per il 25 e 26 gennaio non è stato annullato e non si placano le proteste delle associazioni di categoria.
“Ancora oggi il governo non ha saputo o voluto assumere la responsabilità di prendere impegni concreti sulle questioni che direttamente possono incidere anche sui prezzi dei carburanti. Immaginando evidentemente di poter continuare ad ingannare gli automobilisti gettando la croce addosso ai benzinai. Confermato il pessimo giudizio sul decreto, pasticciato ed inefficace, a cui sarà necessario mettere mano pesantemente in sede di conversione, abbiamo proposto con serietà al governo di assumere alcune iniziative tutte ispirate al recupero della piena legalità nel settore e al ripristino di un sistema regolatorio certo, con l’obiettivo di adeguare efficienza e gli standard di servizio offerti agli automobilisti italiani e ottenere la proposizione di prezzi dei carburanti equi e stabilmente contenuti”. Così, in una nota congiunta, Fegica e Figisc/Anisa, al termine dell’incontro con il Governo. “Nel medio periodo è necessario l’avvio di un confronto che metta immediatamente in cantiere la riforma del settore volta a chiudere 7.000 impianti, che secondo una stima prudente sono attualmente nelle mani della criminalità più o meno organizzata, recuperare al gettito erariale circa 13 miliardi di euro sottratti ogni anno alle casse dello Stato e quindi ripristinare condizioni di mercato e concorrenza non drogate – si legge ancora nella nota -. Più nell’immediato deve essere urgentemente varata la norma che preveda controlli e sanzioni -attualmente inesistenti- per i titolari degli impianti che non rispettano gli obblighi di legge imposti sui contratti di gestione e gli accordi collettivi, posto che almeno il 60% dei gestori è senza contratto o con contratti illegali e condizioni economiche minime. Inoltre, è necessario che il Mit apra immediatamente il confronto sul decreto ministeriale che regola le concessioni delle aree di servizio autostradali, perché finalmente alle società concessionarie venga sottratta la possibilità di sfruttare a proprio esclusivo beneficio economico un bene in concessione pubblica come le autostrade e possano essere adeguati sia la qualità dei servizi che i prezzi attualmente fuori controllo. Il tutto deve trovare collocazione all’interno di un accordo sottoscritto in sede di presidenza del Consiglio, a indicare la collegialità dell’intero governo e sottrarre la vertenza in atto a qualsiasi speculazione all’interno della maggioranza”, conclude.
“Lo sciopero resta congelato ma comunque convocato. L’impegno da parte della politica e del governo è fondamentale e importante”, spiega il presidente della Faib Giuseppe Sperduto. Su altra posizione il presidente di Fegica Roberto Di Vincenzo: “Non c’è stato nessun impegno concreto, i verbi restano al futuro, vedremo se da qui a giovedì ci saranno dei possibili passi avanti. L’incontro è stato piuttosto deludente visto che appena ieri sera è stato incardinato in parlamento un dl sui cui c’è tutta la nostra contrarietà. Non c’è niente che ci possa far dire che lo sciopero è stato revocato”. Mentre la Figisc aggiunge: “Ci aspettiamo che nell’incontro di giovedì il governo arrivi con un atteggiamento più concreto”.
Le reazioni politiche alle mosse del governo
“Sull’aumento della benzina e i conseguenti malumori ci vuole un atto di consapevolezza da parte del governo. Non si può scaricare la colpa sui benzinai quando sappiamo che è tutto frutto del mancato rinnovo dello sconto sulle accise voluto dal governo Draghi e che questo governo ha deciso di non portare avanti”. Lo dice Ettore Rosato, deputato di Azione – Italia Viva a Isoradio. “Invece di occuparsi delle accise, il governo ha scelto di dare 800 milioni alle squadre di calcio. Nel frattempo il prezzo della benzina aumenta, e ha un effetto inflativo molto importante su tutti i prodotti dello scaffale. Non è solo una questione di risorse a disposizione come giustificato più volte dal governo, ma di scelte”, osserva.
“Dietro a tanta propaganda e demagogia da parte della destra c’è solo una realtà: l’aumento delle accise è una scelta politica del governo Meloni che non ha voluto rinnovare in legge di bilancio il taglio introdotto e portato avanti dall’esecutivo Draghi. Una scelta scellerata di fronte ad un aumento già insostenibile dei prezzi energetici e dell’inflazione. Di fronte a questa situazione, la destra ha preferito introdurre misure di pegno elettorale come condoni e flat tax, penalizzando invece famiglie e imprese che ora pagano cara questa scelta e si trovano a di fronte a costi della vita insostenibili. Chiediamo al governo di correggere subito questa decisione e di non perdere tempo a cercare alibi o falsi nemici quando le responsabilità sono tutte loro”. Cosi’ Piero De Luca, vice capogruppo del Partito democratico alla Camera, su SkyTg24.
Fonte Agi