La Suprema corte ha reso irrevocabile, definendo il ricorso inammissibile il ricorso , la pena di 4 anni per spaccio di droga inflitta al trapper neomelodico Niko Pandetta, decisa nell’estate dello scorso anno dalla Corte d’appello. Ai suoi fan preoccupati, Pandetta ha risposto con una storia su Instagram e con un video pubblicato su Tik Tok.
“Quando ho avuto bisogno di una mano ho stretto forte la mia. Sono abituato agli spazi stretti – ha scritto Niko Pandetta in una foto postata sul suo profilo Instagram – alle case piccole, alle celle, alla scena italiana. Quando tornerò là mi porterò il vostro affetto. Da dentro vi darò nuova musica. Uscirò e mi vedrete più forte di prima. Del dolore non devi dimenticarti mai, nemmeno un secondo”.
Alla notizia che per lui si apriranno di nuovo le porte del carcere, il cantante da milioni di visualizzazioni (e dai concerti spesso annullati dalle questure di diverse parti d’Italia) ha ricevuto solidarietà di molti ma anche scatenato l’ironia di altrettanti. «Tu cantavi “Maresciallo non ci prendi” e, invece, alla fine ti hanno preso». Centinaia sono i commenti così da cui sono già nati anche dei meme. Il riferimento è al testo di uno dei brani recenti più in voga di Pandetta, Pistole nella Fendi.
Nipote del sanguinario capomafia al 41bis Turi Cappello, è a lui che Pandetta (Vincenzo all’anagrafe) aveva dedicato la sua prima canzone. E proprio qualche giorno fa, sempre sui social, aveva lamentato le difficoltà degli incontri in carcere con lui. «Questa è l’Italia – ha scritto pubblicando una propria foto con dei cerotti in faccia – Non solo non ti fanno toccare il tuo sangue, ma si permettono anche di farti coprire i tuoi tatuaggi». Una misura prevista per il particolare regime carcerario per evitare che, tramite i tatuaggi, si possano veicolare messaggi ai detenuti.
Articolo tratto dal Portale di Informazione InfoDifesa