Si chiamano anche “private label” e sempre più italiani le preferiscono ai famosi brand della filiera alimentare. Ma non è sempre facile riconoscere le differenze tra due prodotti all’apparenza identici, se non per il prezzo. Ecco tutti i consigli dell’esperto Agostino Macrì (Unione nazionale consumatori) per risparmiare senza rinunciare alla qualità.
“Se costa di più, sarà migliore”. Chi non lo ha mai pensato quando davanti agli scaffali del suo supermercato di fiducia si trova a dover scegliere tra due prodotti praticamente identici, se non fosse per il marchio (e il prezzo) diverso. Eppure per molti articoli alimentari non è affatto così. Sono i prodotti a marca del distributore (detti anche “MMD” oppure “private label”) e in Italia stanno conquistando una fetta sempre più importante del mercato. Si tratta di tutti quegli articoli venduti direttamente con il marchio del supermercato, ma che in realtà molto spesso provengono dalle stesse aziende dove vengono prodotti i loro concorrenti firmati dai noti brand della filiera alimentare.
Un settore in crescita
Nonostante l’inflazione continui ad aumentare, anche a causa del rincaro del costo dell’energia per la guerra in Ucraina, il settore delle private label sembra non conoscere crisi. Anzi proprio il rincaro del costo della vita – spiegano dall’Unione nazionale consumatori – sta spingendo sempre più italiani verso questa categoria di prodotti. Lo dimostrano i numeri: nel 2021 il settore ha maturato un fatturato complessivo pari a 11,7 miliardi di euro.
Ad attrarre i consumatori non sono solo i prezzi più convenienti, ma anche la qualità. Secondo uno studio di Popai Italia già nel 2010 se il 43% degli intervistati (1.200 persone) dichiarava di avere notato i prodotti a marchio perché avevano uno sconto, ben il 49% ammetteva di averli apprezzati dopo averli assaggiati. Ma come fare a riconoscere quando un prodotto a marca del distributore è in realtà la copia meno costosa del suo concorrente ‘firmato’?
Tutti i trucchi per leggere l’etichetta
Partiamo da una precisazione: che sia di un brand famoso o di una private label, se un prodotto è in vendita sullo scaffale di un supermercato italiano è sicuro al 100%. Agostino Macrì, responsabile del settore Alimentazione dell’Unione nazionale consumatori, di sicurezza alimentare si occupa da anni anche sul suo blog: “Molti supermercati, da quelli più piccoli alle grandi catene, commissionano l’intera produzione dei propri articoli ad aziende terze. Ma anche in questi casi i prodotti sono assolutamente sicuri perché realizzati secondo i disciplinari di produzione, ovvero delle regole che i supermercati assegnano di volta in volta al loro fornitore”.
Appurata la sicurezza del prodotto, resta da capire quale sia la qualità. “La prima cosa che deve fare il consumatore – continua Macrì – è leggere l’etichetta. In questo modo può conoscere quasi tutto di quel prodotto e confrontarlo con il suo equivalente di un altro brand”. Innanzitutto è fondamentale controllarne la composizione così da conoscere gli ingredienti e la percentuale in cui sono presenti. Anche qualora quest’ultima non fosse indicata, basta sapere che i componenti sono elencati in ordine decrescente, da quello presente in maggiore quantità a quello minore. “Inoltre sull’etichetta è indicata per legge la percentuale di sale e gli allergeni presenti, due informazioni fondamentali per la salute del consumatore”, sottolinea l’esperto.
Oltre la confezione: attenzione al peso netto
Ulteriori informazioni che possono aiutare il consumatore sono quelle contenute nella tabella dei valori nutrizionali, mentre un altro dato spesso dimenticato, ma non per questo meno importante, è il peso netto, ovvero il peso effettivo dell’alimento contenuto. “È un valore decisivo per il rapporto qualità-prezzo. A volte due confezioni sono identiche nelle dimensioni ma non nella quantità di prodotto presente al loro interno”. Un altro trucco, spiega Macrì, per fare un acquisto consapevole è leggere il prezzo al chilo dell’articolo che vogliamo acquistare. È sempre riportato sull’etichetta del prezzo affisso sullo scaffale. Questo perché quasi sempre i prodotti venduti in formule di piccole dimensioni – come le monoporzioni di creme spalmabili ad esempio – hanno un costo reale molto più elevato di quello che invece avrebbe lo stesso prodotto se comprato in confezioni più grandi.
Stesso stabilimento, prodotti diversi: è possibile?
Se due alimenti hanno la stessa composizione e gli stessi valori nutrizionali, il dubbio che siano in realtà la stessa cosa comincia a farsi concreto, se poi sulla confezione è riportato come sede di produzione lo stesso stabilimento possiamo esserne quasi del tutto certi. Tuttavia, l’unica informazione a cui il consumatore non può risalire leggendo l’etichetta è la provenienza degli ingredienti. È infatti vero che “ogni marchio committente può decidere la lista degli ingredienti, ma è piuttosto difficile che l’azienda produttrice vada a utilizzare all’interno dello stesso stabilimento ingredienti diversi per lo stesso prodotto”, conclude Macrì.
Insomma, l’unico modo per sapere quale prodotto ci piace di più resta assaggiarlo ma, date queste premesse, un tentativo forse vale la pena farlo.
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