BeReal è il nome di un’applicazione ma anche un invito a “essere se stessi”, al contrario di ciò che spesso accade sui social network più popolari, come Instagram e TikTok.
Come funziona BeReal
Be Real è stato fondato sul finire del 2020 da Alexis Barreyat e Kévin Perreau. Ma sta ottenendo visibilità soltanto nell’ultimo periodo, in particolare negli Stati Uniti, dove ha totalizzato oltre 4 milioni di utenti in due mesi ed è utilizzabile anche in Italia. Ad upday lo abbiamo provato: una volta scaricata l’app, la prima impressione è quella di trovarsi di fronte a un social dall’aspetto minimale. Più scarno e asciutto rispetto ai colori di Instagram e Tik Tok, popolati di video e immagini. Dopo aver effettuato l’iscrizione, Be Real chiede all’utente di caricare due foto o un video. Soltanto in questo modo si può accedere al feed degli altri utenti.
Ma non solo. La vera novità del social di Barreyat e Perreau è un’altra: una volta al giorno, in un orario variabile, gli iscritti ricevono un’unica notifica che chiede loro di scattare simultaneamente due foto, una attraverso l’obiettivo anteriore del cellulare, quello per i selfie, l’altra attraverso l’obiettivo posteriore. Si hanno due minuti per scattare queste foto e decidere se pubblicarle o meno sul proprio profilo. È quindi possibile caricare scatti della propria giornata soltanto quando l’app lo richiede e l’algoritmo penalizza chi pubblica oltre il tempo consentito.
Liberi da FOMO e dipendenza da scrolling
Una vera svolta rispetto ai social dove è possibile postare h24 scatenando al contempo una dipendenza da scrolling e la FOMO, la Fear Of Missing Out, ovvero – dice la Treccani – la sensazione d’ansia provata da chi teme di essere privato di qualcosa di importante se non manifesta assiduamente la sua presenza tramite i mezzi di comunicazione e di partecipazione sociale elettronici interattivi.
Su BeReal l’ansia è tenuta a debita distanza. Una volta ricevuta la prima notifica, abbiamo caricato le due foto richieste durante il tragitto da casa a lavoro. Soltanto dopo questo post è stato possibile visualizzare quelli degli altri: nella sezione “Discovery”, che rappresenta un po’ il feed del social, sono comparsi soltanto utenti dagli Stati Uniti e dalla Francia, Paesi dove il social sta popolando. Utenti immortalati perlopiù al lavoro o in momenti intimi della giornata – come quello prima di addormentarsi – ma in maniera sobria.
Poche pose, zero influencer
Non ci sono pose osè e neanche promo di influencer. Nessun balletto in stile TikTok, zero foto di panorami super ritoccati.
Alle foto e ai video si può rispondere con reazioni che vanno dal pollice in alto alla risata passando per la faccina triste. Si può anche inviare una “real emoji”, una foto di risposta in formato selfie per dare spazio alle nostre espressioni autentiche. Ma gli apprezzamenti o i pareri negativi su un post non sono di pubblico dominio. In questo, la mente torna ai direct message di Instagram. Nessun altro, oltre gli interlocutori, li può visualizzare. L’altra differenza abissale rispetto ai social ‘tradizionali, è l’assenza di influencer: figure che, mancando i like, non troverebbero su BeReal pane per i loro denti. Chiara Ferragni, che su Instagram conta 26,8 milioni di follower non potrebbe esibirli su BeReal perché il sistema del social nato nel 2020 non rende pubblico il numero di interazioni degli utenti. Su BeReal non si aspira alla popolarità ma alla condivisione di contenuti con una cerchia ristretta di persone. Un po’ come i nostri amici reali.
Eppure uno dei due fondatori, Alexis Barreyat – come ha raccontato a Bloomberg – “aveva lavorato a fianco di molti influencer” prima di chiudere con quel mondo definito “patinato”. Spesso finto e filtrato, costruito ad hoc per ottenere consensi o promuovere brand. Il motto di BeReal è “BeReal è la vita, la vita vera, e la vita vera non ha i filtri”.