Oltre a quelli di luce e gas, anche il prezzo del carburante è schizzato alle stelle. C’è chi parla di speculazione, chi attribuisce la colpa alle accise e chi, ancora, al conflitto tra Ucraina e Russia. Abbiamo chiesto a due esperti di aiutarci a fare chiarezza su cosa ha causato questa impennata e chi e come dovrebbe intervenire. Infine ecco alcuni consigli per ridurre il consumo di carburante e, quindi, risparmiare.
In Senato si discute l’ipotesi di un’accisa mobile
ll prezzo delle materie prime è aumentato. Non solo gas e elettricità, ma anche il carburante. Benzina e diesel superano ormai abbondantemente i 2 euro al litro in modalità “self” e in molte stazioni di servizio il gasolio costa più della benzina. Dinamiche che sono da giorni all’attenzione della politica e del governo, che però non ha ancora preso decisioni a riguardo. In Senato, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha detto nella mattinata di mercoledì che il l’esecutivo sta valutando l’ipotesi di praticare un’accisa mobile sul prezzo di benzina e diesel per contenere l’impatto sui consumatori finali. A oggi l’Iva e le accise, secondo i dati ufficiali del Mite (Ministero della transazione ecologica), pesano per il 51,4% sulla benzina e per il 46,7% sul gasolio.
Le ragioni dietro all’aumento attuale del prezzo: c’entra la finanza
Intanto, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per verificare le ragioni di tale aumento. Si tratta di un procedimento al momento contro ignoti senza indagati e senza ipotesi di reato. “L’indagine è volta a verificare le ragioni di tale aumento e individuare eventuali responsabili”, ha spiegato la Procura. Gli accertamenti sono stati affidati al nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Roma.
A spiegarci a cosa può essere dovuto questo aumento vertiginoso è Anna Maria Grazia Variato, docente universitaria di economia politica all’Università di Bergamo: “Il mercato è fatto di domanda e di offerta e le ragioni per cui il prezzo della benzina aumenta sono solitamente due: o c’è un picco nella domanda e la produzione non riesce ad aggiustarsi a questa richiesta, oppure c’è un problema sul lato dell’offerta, ovvero una contrazione dell’offerta a parità di domanda (il produttore non riesce a distribuire o non vende più o un oleodotto si rompe, ad esempio). Ma queste condizioni non sussistono“.
Secondo la docente, i rincari di prezzo non sono determinati da oggettive condizioni legate ad eventi di tensione con la Russia, ma crescono perché “da tempo ci sono operatori finanziari che intervengono negli hub dove si fanno contratti relativi a materie prime comprando e vendendo derivati. Queste operazioni sono delle scommesse su quello che potrebbe essere il prezzo futuro della materia. Se questi operatori si aspettano, ad esempio, una carestia, fanno una scommessa sull’aumento del prezzo. Se sono in tanti ad avere la stessa aspettativa e quindi a giocare sulla stessa scommessa, l’aspettativa si auto-realizza ed è quello che sta succedendo in questo momento. È da mesi che gli operatori finanziari sono consapevoli che ci sono delle tensioni internazionali e hanno speculato“.
Facciamo un punto sulle accise
Per quanto riguarda invece le accise (le imposte che lo Stato mette sulla fabbricazione o sulla vendita di prodotti di consumo) a cui si attribuisce parte della colpa, Variato sostiene che se ne parli in modo strumentale perché “sicuramente non sono un comportamento corretto ma ci sono sempre state e non sono la causa dell’aumento. Se guardiamo il prezzo della benzina al distributore, circa metà è quello vero e proprio e metà è di tassazione”.
Inoltre, secondo Variaro, il nostro Paese ha un problema da un punto di vista di gettito erariale perché “circa il 30% della base imponibile potenziale non diventa gettito e quindi qualunque programmazione da parte di un qualunque ministro subisce un mancato introito e ciò incide su quello che possiamo fare in una serie di servizi (sanità, spesa pubblica) e in una serie di infrastrutture”.
Se lo Stato decidesse di togliere le accise, secondo la docente si pagherebbe di meno la benzina, ma lo Stato non avrebbe un certo numero di entrate e troverebbe un altro modo per farle pagare“. Per chi parla di vecchie accise che stiamo ancora pagando inutilmente, secondo Variato “inventare una nuova accisa e toglierne una vecchia è molto impopolare. In ogni caso le accise sono un aspetto ininfluente rispetto all’andamento dei prezzi di adesso“.
Della stessa opinione è anche Sergio Vergalli, docente universitario presso il dipartimento di Economia e Management dell’Università di Brescia: “Per quanto riguarda le accise, attribuire loro un ruolo non ha più senso. Sono di fatto diventate un’accisa unica che fa cassa per lo Stato”. Secondo Vergalli, per uscire dalla situazione “il governo potrebbe porre un tetto all’insieme accisa+Iva. Si potrebbe fissare l’Iva a un gettito massimo. La seconda azione è quella di monitorare i prezzi. Ci sono dei ricarichi lungo la distribuzione. Sappiamo però che il controllo dei prezzi è molto complicato, come abbiamo visto nel passaggio dalla Lira all’Euro”.
Cosa dovrebbe succedere e cosa invece sta succedendo
“Qualcuno si dovrebbe fare carico di ammortizzare questo processo e di solito ciò viene attuato con un patto tra la componente dello Stato e quella produttiva che ottiene una attenuazione del peso fiscale”, spiega di nuovo Variato. “Questa scelta grava un po’ sui produttori, un po’ sullo Stato (che accetta di avere meno introiti) e un po’ sui consumatori. Questo sarebbe l’ideale: una diluizione dell’onere un po’ da tutte le parti. Ma non sta succedendo esattamente questo. Oltre a un cattivo comportamento degli operatori finanziari che stanno facendo scommesse e sono la principale causa dell’aumento dei prezzi, dall’altro lato i produttori stanno aumentando i prezzi divaricando il loro costo di produzione e il prezzo di vendita e stanno a loro volta speculando per ampliare i loro margini di profitto. Ciò che dovrebbe essere fermato politicamente è la speculazione finanziaria su beni di prima necessità“.
Almeno per ora non è chiaro quando questa situazione si allenterà, ma è previsto nei prossimi giorni il decreto per il taglio del prezzo di benzina e gasolio che potrebbe fare luce sulla situazione. Al momento non ci resta che seguire alcuni semplici accorgimenti, come quelli proposti nel video che segue.
Le app che ti aiutano a trovare i distributori coi prezzi più bassi
Da quando i prezzi sono aumentati, è partita anche la corsa ai distributori più convenienti. Esistono delle app che possono facilitare in questa ricerca. La prima è Prezzi Benzina, una delle più diffuse. Al suo interno si può trovare la lista dei distributori con i relativi prezzi dei carburanti, aggiornati in tempo reale con colori che variano dal verde al rosso e che indicano i prezzi più o meno convenienti. Molto simile a questa app è quella di Ecomotori. Mentre molte altre app, come Fuelio e Gaspal, hanno anche funzioni da promemoria con cui tenere traccia dei costi. Fuel Flash e il Pieno2 invece mostrano anche le stazioni di rifornimento oltre che in Italia, anche in altri paesi come Francia, Austria, Germania, Portogallo e Spagna, qualora doveste guidare all’estero.
Per approfondire, consulta i seguenti link: