Ogni giorno in Italia poco meno di due sportelli bancari chiudono definitivamente i battenti e con essi spariscono dipendenti. Lo scorso anno, infatti, le filiali sono diminuite di 664 unità, passando da 21.650 nel 2021 a 20.986, e di circa un quarto negli ultimi cinque anni, quando nel 2017 erano 27.374.
Una ‘desertificazione’, quella bancaria, che trascina con sé anche una diminuzione del personale, pari lo scorso anno a 264.132 in flessione del -2,1% rispetto all’anno precedente per -5.647 dipendenti e del -7,7% in 5 anni, dai 286.222 dipendenti del 2017 ai 264.132 attuali.
Sono questi alcuni numeri contenuti in un report prodotto dall’Ufficio studi della Fisac Cgil Nazionale su dati di Bankitalia e dal quale emerge, osserva la segretaria generale della categoria, Susy Esposito, “una dinamica di settore estremamente preoccupante che disegna una desertificazione, bancaria e occupazionale, al momento inarrestabile: serve con urgenza invertire questa tendenza”.
Esposito: Situazione estremamente preoccupante”
“Il settore bancario – afferma la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito – sta vivendo una situazione estremamente preoccupante. I maggiori gruppi proseguono, tra digitalizzazione e piani industriali, nell’operazione di desertificazione e sparizione bancaria e occupazionale. L’espulsione di forza lavoro sui territori non sufficientemente reintegrata, la concentrazione sulle sedi centrali del Nord del personale a maggior qualificazione e la rarefazione di punti di riferimento per l’erogazione del credito rischiano anche di incidere sull’esito dei progetti legati al Pnrr. Per queste ragioni, insieme al rinnovo del contratto Abi, sosteniamo occorra dare attenzione a queste criticità e invertire la tendenza”.
La situazione in Italia
La riduzione degli sportelli bancari è generalizzata in tutte le Regioni e ha inciso percentualmente in misura maggiore, nel dato anno su anno, in Molise (-5,8%), nelle Marche (-4,9%) e in Sardegna (-4,1%). Rispetto agli ultimi 5 anni, le flessioni maggiori si riscontrano sempre in Molise (-31,9%), in Abruzzo e in Valle d’Aosta (-26,9%). Per quanto riguarda i dipendenti le flessioni maggiori in percentuale, tra il 2022 e il 2021, si sono registrate in Liguria (-19,9%), in Toscana (-9,7%) e in Campania (-7,6%). Sul raffronto 2017-2022 emergono in negativo ancora una volta la Liguria (-38,7%), seguita dalla Valle d’Aosta (-28,2%) e dall’Umbria (-26%).
Fonte Agi