“Giornalisti pezzi di merda, sbirri infami, polizia associazione mafiosa, faccio più soldi di voi, il vostro stipendio lo mangio a pranzo”. È Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, il rapper 19enne arrestato oggi a seguito di una sparatoria contro una gang rivale in pieno centro a Milano. L’aveva scritto sui social, dove pubblicava e postava di tutto. Una delle tante frasi sparse nei brevi video di Instagram, fatti per durare solo 24 ore.

Il video girato dentro il carcere di San Vittore

Del resto, ad aprile di quest’anno, nella sua cella nel carcere a San Vittore (dove si trovava in custodia cautelare per rapina), Baby Gang aveva girato con un cellulare il video della sua ultima canzone. Vietatissimo dal regolamento, ovviamente. “Il mio prossimo singolo rimarrà nella storia del rap, visto che sono il primo artista ‘detenuto’ ad aver girato un video in un carcere”, scrisse. “Anche se mi chiudete sotto terra io continuerò sempre a fare ciò che ho sempre fatto”.

I social all’interno della guerra tra bande

Sono proprio i social al centro delle attività criminose dei due gruppi di giovani rivali che da mesi si fronteggiano tra le province di Milano e Bergamo, le gang che fanno capo ai due rapper Simba La Rue e Baby Touché. Anche il mondo virtuale diventa insomma terreno di scontro, oltre alla strada della città.

Qui i rivali si insultano, e mostrano la loro superiorità. Qui cercano di far paura agli altri. Come quando gli affiliati alla gang di Simba La Rue pubblicano il video del pestaggio e del sequestro di Baby Touché, che fa il giro del web. Qui i due si scambiano anche strette di mano e richieste di pace a favore di pubblico. “Vediamoci e parliamoci per piacere, sono cose che devono finire. Non voglio fare questo nella mia vita”, lasciava detto a una storia su Instagram Baby Touché. “Sono il cantante, non il criminale”.

La spettacolarizzazione delle azioni criminali

Si tratta in fondo di quella “spettacolarizzazione delle azioni criminali” di cui parla il gip Guido Salvini nell’ordinanza per Mohamed Lamine Saida, alias Simba La Rue, e ad altri otto ragazzi del suo giro, arrestati a fine luglio.

Zaccaria lamenta da tempo di essere vittima di una sorta di accanimento da parte di polizia e carabinieri a cui non risparmia pensieri piuttosto pesanti. Ma anche i giornalisti, ricorda il Corriere della Sera, finiscono nel suo mirino: “Allora sentite, grandissime teste di c…, è da un bel po’ che vi sto facendo parlare a tutti senza dire nulla, ma adesso mi state veramente rompendo il c…, è da quando sono piccolo che ogni cosa che succede intorno a me la colpa è sempre di Baby Gang…”.

Tempo fa salì alla ribalta delle cronache, ricorda ancora il Corriere, per un suo attacco sui social network con le seguenti frasi: “Giornalisti pezzi di merda, sbirri infami, polizia associazione mafiosa, faccio più soldi di voi, il vostro stipendio me lo mangio a pranzo”. Lo stesso Corriere racconta anche che gli investigatori hanno numerose volte sottolineato la “grave, attuale e concreta pericolosità sociale” ma il Tribunale aveva rigettato la proposta della polizia di una sorveglianza speciale con obbligo di dimora a Sondrio, città dove ha residenza.

Articolo tratto dal Portale di Informazione InfoDifesa