Se i talebani attendono la partenza definitiva degli americani per annunciare il nuovo governo, le prime nomine ad interim tracciano già il solco su cui si muoverà il nuovo Afghanistan. A partire dalla scelta di un ex prigioniero di Guantanamo come ministro della Difesa, in piena transizione militare.
Si tratta del mullah Abdul Qayyum Zakir, nominato ministro della Difesa ad interim, che arriva ai vertici del nuovo governo afghano dopo la detenzione nel famigerato carcere statunitense, in seguito alla sua cattura nel 2001. Nato nel 1973 a Soply, nella provincia di Helmand, Zakir appartiene all’etnia pashtun ed è membro della tribù Alizai. Come molti giovani, è stato mandato a studiare nelle cosiddette “mandrase”, o scuole religiose, situate vicino al confine afghano-pakistano, dove veniva insegnata una versione estrema dell’Islam.
È probabile che Zakir abbia varcato il confine per frequentare, in Pakistan, il centro di Quetta, allora identificato come uno dei focolai più vivi del radicalismo religioso islamico. Lì avrebbe incontrato la figura del mullah Abdul Raouf, con cui si è unito alle forze talebane alla fine degli anni Novanta e con cui condividerà la prigionia a Guantanamo.
Nel 2001, i due sono stati catturati a Mazar-e-Sharif dalle forze della coalizione guidate dagli Stati Uniti, quando il regime talebano era ormai prossimo al crollo. Portati via dall’Afghanistan, sono rimasti prigionieri a Guantanamo fino al dicembre 2007. Negli ultimi della presidenza Bush, vennero trasferiti con altri connazionali nella struttura afghana di Pul-e-Charki.
Dopo appena un anno di detenzione nel Paese, Zakir e Raouf ottennero una nuova e piena libertà. Secondo Al Jazeera, è stata fondamentale in tal senso la pressione esercitata dalle figure più anziane delle tribù locali afghane. Dopo il rilascio, tornò a combattere assumendo ruoli di comando.
Sostenitore della linea dura, grande conoscitore della Sharia, da sempre contrario ai colloqui di pace con l’ormai ex governo di Kabul, ha scalato le gerarchie fino a ricoprire il ruolo, dal 2010 al 2014, di comandante militare in capo delle forze talebane, diventando una delle figure più vicine al mullah Omar.
Talebano della prima ora, secondo l’intelligence il 48enne Zakir si sarebbe defilato dalle posizioni di comando militare dopo la morte del mullah Omar forse per dissidi interni sulla linea trattativista con Kabul. Poi però, nel maggio 2020, è tornato tra i comandanti nell’ala militare come vice di Mohammad Yaqoob, figlio maggiore di Omar.
Una designazione che ricorda quella a capo politico dei mullah di Abdul Ghani Baradar, rilasciato anche lui dal Pakistan su richiesta di Washington per partecipare ai negoziati di pace in Qatar. Rientrato a Kabul dall’esilio di Doha, passando per la roccaforte Kandahar, è pronto ad assumere la guida di fatto, se non formale, del nuovo esecutivo.
Le prime nomine dei talebani riflettono anche un’altra urgenza accanto a quella militare: la riorganizzazione finanziaria del Paese – orfano degli aiuti occidentali – per foraggiare la struttura amministrativa e pagare gli stipendi di funzionari e dipendenti pubblici.
È giunta così, nell’immediato, la scelta di Mohammad Idris come governatore ad interim della Banca centrale, dopo la fuga all’estero del suo predecessore Ajmal Ahmady, che si era assicurato di congelare negli Stati Uniti gran parte delle riserve valutarie afghane. Curriculum ignoto nel mondo della finanza internazionale, e finora a capo della commissione economica dei talebani, Idris dovrà gestire questa delicata transizione – con i prezzi cresciuti del 35% in pochi giorni – insieme al ministro delle Finanze designato Gul Agha, amico d’infanzia del mullah Omar e destinatario di sanzioni Onu.
Emergono anche le prime indicazioni per le amministrazioni locali, a partire dalla capitale Kabul. Qui sono stati scelti un sindaco, Hamdullah Nomani – che ha occupato la carica già sotto il primo Emirato tra il 1996 e il 2001 – e un governatore, il mullah Shirin Akhund, altra figura storica del gruppo jihadista.
Non casualmente, secondo gli analisti, molte delle posizioni assegnate finora riguardano figure provenienti dalle province meridionali di Helmand e Kandahar, che sono tradizionali roccaforti dei fondamentalisti.
Articolo tratto dal Portale di Informazione InfoDifesa