Mentre l’ondata di Covid-19 in Italia supera da alcuni giorni la soglia delle 100mila nuove infezioni, veicolata dai ceppi della variante Omicron, nuovi studi e ricerche affiancano un’altra strada da battere a quella dello screening di massa e dei test. Ecco cosa dicono le più recenti scoperte sul tema.

di Martina Gaudino

Restrizioni e divieti e prima ancora screening di massa con tamponi e test: tutto per cercare di contenere il contagio. Ma se la curva della pandemia potesse essere prevista con maggiore precisione o la sua risalita potesse essere anticipata tramite strumenti diversi e persino l’analisi delle acque reflue (acque di scarico ndr)? Non è l’unico caso nel quale la ricerca scientifica sperimenta nuovi approcci per monitorare l’andamento della curva pandemica. Abbiamo fatto il punto sulla questione.

I dati sulle acque reflue: un campanello d’allarme  

Nel febbraio del 2021, uno studio dell’Iss aveva sottolineato l’importanza delle analisi sulle acque per la ricerca delle varianti.

A marzo dello stesso anno, la Ue ha incoraggiato gli Stati a mettere in atto sistemi nazionali di sorveglianza delle acque di scarico, finalizzati alla raccolta di dati sul virus e sulle sue varianti. L’attuazione della Raccomandazione è stata percepita in Italia con un decreto legge e il coordinamento delle attività è stato affidato all’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

L’estate 2022 è quindi segnata da nuovi dati: quelli derivanti dal monitoraggio delle acque reflue dell’Istituto superiore di Sanità, secondo cui i campioni prelevati nel periodo 13-26 giugno 2022 mostravano “andamenti di SARS-CoV-2 in crescita su base nazionale e nella gran parte delle regioni italiane, con inversione del trend osservato nelle settimane precedenti”. L’importanza dello studio delle acque reflue è stato anche recentemente osservato dall’Università della California in un articolo apparso su Nature.

Come è stata fatta la ricerca

L’analisi è stata effettuata dal network nazionale di sorveglianza ambientale su 6.475 campioni di acque reflue raccolti in 20 Regioni diverse. Di questi è risultato positivo quasi il 90%. L’incremento delle concentrazioni virali è stato definito “pericoloso” nel report, con un 30% in più rispetto alla settimana precedente. Una così elevata presenza di Covid in acqua suggerisce “un aumento del numero di individui che espellono SARS-CoV-2, che è in accordo con l’attuale nuova crescita dei casi di Covid-19, eventualmente in relazione alla diffusione del sottogenere Omicron BA.5”.

L’intelligenza artificiale per prevedere le mutazioni delle varianti

Un gruppo di ricercatori della Penn State University ha preferito invece concentrarsi su un altro aspetto del Covid: come anticipare il processo di individuazione dei cambiamenti del coronavirus, al fine di prevedere (e prevenire) le sue evoluzioni. Lo studio, già pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), ha riscosso grande successo nella comunità scientifica grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale. Il team di scienziati è partito dal comportamento del virus per costruire un modello computazionale. Questo strumento, in grado di rielaborare dati tramite algoritmi di intelligenza artificiale, è capace di prevedere le alterazioni del virus con una quota di successo dell’80%. In poche parole, l’intelligenza artificiale “sforna varianti” prima che il Covid sia in grado di produrle autonomamente. Un modello questo che se impiegato con costanza, potrebbe aiutare l’uomo a scovare le varianti più contagiose.

Source link