QUI SI FA SUL SIERO: LE REAZIONI GRAVI AL VACCINO COVID SONO IL 13,8% DI QUELLE SEGNALATE – SECONDO IL REPORT DELL’AIFA SU OLTRE 75,5 MILIONI DI DOSI SOMMINISTRATE LE SOSPETTE REAZIONI SFAVOREVOLI SONO STATE 91.360 – DI QUESTE, L’86% ERA NON GRAVE – INOLTRE LA CORRELAZIONE CON IL VACCINO DEVE ESSERE CONFERMATA DA UN’INDAGINE APPROFONDITA – GLI EVENTI PIU’ COMUNI SI MANIFESTANO IN GENERE ENTRO LE 48 ORE DALL’INIEZIONE E SONO…
Margherita De Bac per il Corriere della Sera
Non sono state osservate «anomalie» fra le segnalazioni raccolte dal sistema di farmacovigilanza dell’agenzia del farmaco Aifa sugli eventi avversi dei 4 vaccini in uso in Italia. Su oltre 75,5 milioni di dosi somministrate le sospette reazioni sfavorevoli sono state 91.360. Il 67% riguardano Pfizer/BioNTech, l’8% Moderna, il 24% AstraZeneca e l’1% Johnson e Johnson. Le percentuali sono in proporzione al numero di fiale di ciascuna azienda utilizzate nei nostri centri.
Il rapporto pubblicato venerdì, l’ottavo, raccoglie i dati ricevuti dagli uffici di Aifa fino al 26 agosto. Le sospette reazioni non gravi sono l’86%, quelle gravi il 13,8%, quindi una netta minoranza. È importante sottolineare che si tratta di sospetti. Il legame tra l’inoculo e l’effetto clinico deve essere confermato da un’indagine approfondita che viene effettuata sui casi più severi e ricorrenti. In queste circostanze si analizzano le cartelle cliniche dei pazienti per arrivare a stabilire se a scatenare il problema è stato il vaccino, procedura seguita per tutti i farmaci.
Gli eventi più comuni, non gravi, si manifestano in genere entro le 48 ore dall’iniezione: dolore al braccio in prossimità della puntura, febbre, senso di malessere, risentimento a livello delle articolazioni. I sintomi scompaiono naturalmente in breve tempo e «non destano preoccupazioni».
Per eventi gravi invece si intendono sintomi che si prolungano, casi cui segue il ricovero o patologie per le quali non si riesce a stabilire altra origine se non il nesso temporale con la vaccinazione. «I dati italiani sono in linea con quelli dei paesi Ue raccolti da Ema. Appena emerge un fenomeno particolare, il sistema di farmacovigilanza si attiva immediatamente», commenta Patrizia Popoli, comitato tecnico scientifico di Aifa.
Così è successo quando tra marzo e aprile cominciarono le segnalazioni di trombosi molto rare successive alla vaccinazione con AstraZeneca, soprattutto in donne giovani. Fu deciso di limitare la somministrazione di quelle dosi a persone con più di 60 anni e da allora il fenomeno è sembrato tramontare. Il rapporto evidenzia che «l’andamento delle segnalazioni e i relativi tassi sono sostanzialmente stabili nel tempo.
La maggior parte degli eventi avversi sono segnalati come non gravi e si risolvono completamente. Il restante 13,8% hanno un esito in risoluzione completa o miglioramento nella maggior parte dei casi». Dunque nessun decesso.
Il rapporto dedica un capitolo alle vaccinazioni eterodosse, con dosi di due composti diversi. Il tasso di segnalazione è di 41 casi ogni 100mila dosi «la maggior parte non grave e con esiti in risoluzione completa o miglioramento». Il tasso di segnalazione, ossia il rapporto tra somministrazione e eventi, è 153 su 100mila per la prima dose e 78 su 100 mila per la seconda. I numeri sembrano confermare la sostanziale sicurezza dei vaccini anti Covid e, dice Popoli, «la qualità del monitoraggio a livello internazionale. Tra le agenzie nazionali il confronto è strettissimo per intercettare sul nascere eventuali anomalie».