“La mia opposizione al green pass, che io propongo di chiamare ‘infame tessera verde’ perché le parole hanno un peso come diceva Moretti e green pass sembra quasi una cosa ‘smart’, è l’equivalente della tessera che nel ’31 venne chiesta col giuramento di fedeltà ai docenti. E’ cioè l’espressione di un nuovo fascismo, che usa un lessico medico-scientifico per giustificarsi. All’epoca furono in 12 a dire di no, oggi auspicabilmente sono di più”. Non la manda a dire Diego Fusaro che, raggiunto dall’Adnkronos, commenta l’appello -di cui è firmatario- degli ormai oltre 600 docenti italiani che si oppongono fermamente all’introduzione del green pass in ateneo.
“Di medico-scientifico quella tessera non ha nulla, perché chi è vaccinato può contagiare e contagiarsi, quindi è un dispositivo di controllo che non c’entra nulla con la medicina -affonda Fusaro, che non ha mai celato le sue posizioni critiche nei confronti delle misure anti Covid adottate dal governo- Come altre cose del periodo trascorso, ad esempio il coprifuoco. Serve a far sì che tutti giurino fedeltà al regime, e quindi a produrre un docile e remissivo adattamento. E poi a produrre quella che sarà la nuova tessera del futuro, che il cittadino della cosmopoli terapeutica dovrà sempre mostrare aggiornata. Perché la gente non si accorge, ma ormai si è ben capito, che la salvezza sarà sempre ‘una dose più in là'”.
E sull’incremento di nomi dei firmatari dell’appello, che in pochissimi giorni è raddoppiato superando le seicento firme, il saggista torinese osserva: “Meglio tardi che mai. Sembra che un poco alla volta i più si stiano svegliando, o abbiano trovato il coraggio di dire quello che pensavano dall’inizio. L’unione fa la forza, ed è bene che ciascuno si schieri, perché anche alla fine del fascismo la storia chiese conto delle proprie scelte”. E conclude eloquentemente: “Non condanno chi prende la tessera per lavorare, ma chi non prende questa tessera è un eroe, come Gramsci, che patì tutte le persecuzioni del caso ma non si piegò e restò con la schiena dritta. Dobbiamo assumere Gramsci come modello per combattere questo regime, che usa il motto di salvare le vite quando si tratta invece di limitare le libertà. Dopotutto, sono gli stessi che hanno fatto i tagli selvaggi alla sanità pubblica, non ce lo dimentichiamo”.