“IL REDDITO? DIRE DI ABROGARLO E’ FOLLE E VIGLIACCO” – MA COME FA CONTE A CONVINCERE LE IMPRESE DEL NORD A FIDARSI DEL M5S SE INSISTE A CIANCIARE DEL SUSSIDIO DI CITTADINANZA, CHE È COME KRYPTONITE PER GLI IMPRENDITORI? – A “L’ARIA CHE TIRA” GIUSEPPI SI DICE CONVINTO CHE DRAGHI NON CANCELLERA’ IL REDDITO E MINACCIA: “SAREBBE LA ROTTURA DI UN PATTO DI LEALTÀ E DI UNA LOGICA DI COLLABORAZIONE” – SUI VACCINI: “CHE NESSUNO SI AZZARDI A DIRE CHE IL M5S È NI VAX O NO VAX”. POI PERÒ RINCULA SUBITO SULL’OBBLIGO VACCINALE: “SOLO UNA EXTREMA RATIO” – VIDEO
REDDITO: CONTE, DRAGHI NON LO CANCELLERÀ
(ANSA) – “Cosa fa il M5s se si cancella il Reddito di cittadinanza? Sarebbe la rottura di un patto di lealtà e di una logica di sostegno e collaborazione: ma il M5s sosterrà il governo dal momento che Draghi ha confermato che condivide la misura”. Lo ha detto il leader M5s, Giuseppe Conte, a Coffe Break su La7.
CONTE, M5S NON È NI VAX MA OBBLIGO EXTREMA RATIO
(ANSA) – “Che nessuno si azzardi a dire che il M5s è Ni Vax o No vax: noi siamo per il completamento della campagna vaccinale”. Lo ha detto il leader M5s, Giuseppe Conte, a L’Aria che tira su La7. “La campagna vaccinale va completata: ma se queste misure non fossero sufficienti, tutto il M5s valuterà anche l’obbligo vaccinale ma solo in un’ottica di estrema ratio”
REDDITO: CONTE, DIRE DI ABROGARLO È FOLLE E VIGLIACCO
(ANSA) – Parlare di abrogazione del reddito di cittadinanza significa fare “un ragionamento ed avere un comportamento vigliacco, fare un’aggressione vigliacca. Stiamo parlando anche di pensionati e di una platea di beneficiari che non ha di che mangiare.
Spesso viene utilizzato l’argomento degli abusi: se anche ce ne fosse stato qualcuno non è normale abrogarlo, chiudere la questione per questo. Io dico però che i può migliorarlo, in Germania hanno impiegato tanto tempo per metterlo a punto. Ma ora, dopo un anno di Covid, dire di abrogarlo è folle e vigliacco”. Lo ha detto Giuseppe Conte a L’Aria che tira su La7. (ANSA).
CONTE IN TOUR AL NORD “COSÌ CONVINCERÒ LE IMPRESE A FIDARSI”
Ilario Lombardo per “La Stampa”
Giuseppe Conte ha in testa di decostruire e ricostruire il M5S. Il che significa trovare nuovi paradigmi, nuove narrazioni, nel tentativo anche di far dimenticare la grande confusione che evoca quel brand. Per raggiungere questo obiettivo, per convincere i più scettici che dietro quel nome non ci sono più i grillini che pure lo hanno battezzato premier, Conte ha bisogno della classica traversata nel deserto.
L’ex capo del governo, come promesso, girerà l’Italia. E siccome i più scettici sono a Nord, e sono gli imprenditori, piccoli e grandi, l’avvocato starà molto da quelle parti. Lo farà in vista delle amministrative, lungo tutto il mese di settembre, ma lo farà soprattutto per sperimentare nelle piazze, nei palazzetti, per le strade, la tenuta della sua leadership.
Le prossime elezioni nelle grandi città – è il suo pensiero – le ha ereditate, ed è certo che saranno uno sfacelo. Lo ha detto chiaramente ieri sul palco della festa del Fatto quotidiano: «Alle amministrative il M5S ha avuto sempre difficoltà. Oggi non potrà cambiare, io ci metto la faccia e andrò dove magari prenderemo il 3%».
In realtà in questi giorni Conte ha spiegato ai suoi collaboratori quale è il senso di questo viaggio: «È l’inizio di un percorso che ci porterà alle politiche. Dobbiamo cominciare a seminare». Il precedente che tengono in considerazione nel M5S, sperando si replichi l’epilogo, è quello di Pedro Sànchez, che attraversò la Spagna partendo dal paesino di Don Benito e conquistò il governo con i socialisti.
GIUSEPPE CONTE DOPO L INCONTRO CON MARIO DRAGHI
L’obiettivo è il Nord, ma il viaggio comincia nella più grande città del Sud, Napoli, a supporto del candidato sindaco Gaetano Manfredi, uno dei pochissimi che è riuscito a far convergere su di sé M5S, Pd e Leu. Da domani sarà in Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, con tappe a Novara e Torino, e infine in Liguria, a Savona, dove arriverà domenica, e dove è nata la prima lista civica “ConTe”.
Questo è solo il primo tempo, spiegano le fonti vicine all’ex premier. A Nord, tornerà di nuovo, più avanti, e vuole farlo sempre più spesso, perché ha bisogno di mettere radici nel Settentrione, di riallacciare rapporti, di rassicurare tutta la cintura produttiva del Paese. Ieri ha tentato un primo approccio, al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Palcoscenico perfetto per accennare ai principali punti programmatici sul fronte economico. Innanzitutto, la riforma fiscale.
giuseppe conte dopo l incontro con mario draghi 1
Secondo Conte, occorre «alleggerire il carico sul ceto medio», attraverso il superamento dell’Irap e quello che definisce un «Superbonus imprese». Con la formula «uno Stato presente ma non invadente» tenta di penetrare il cuore più freddo degli imprenditori che chiedono meno vincoli. Conte rilancia con la riforma della giustizia civile e con le riforme istituzionali. Queste ultime partono da una modifica del Titolo Quinto della Costituzione (che disciplina le competenze tra Stato e Regioni) e si allargano a quattro proposte, tra cui la sfiducia costruttiva per garantire stabilità ai governi, come in Germania.
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La riforma della giustizia «è indispensabile», dice Conte, perché potrebbe dare una spinta «al Pil italiano tra l’1,3% e il 2,5% e produrre un incremento di 170 miliardi degli investimenti esteri», determinando specifici benefici: un credito bancario a famiglie e imprese «più fluido e veloce», «un incremento della concorrenza» e «un incentivo alle imprese a fare maggiori investimenti». Tutto questo e altro Conte vuole tradurre in uno “Statuto delle imprese” che conterrà i diritti delle aziende e che l’avvocato racconterà nei piccoli centri veneti e lombardi, dove le Pmi sono la fortezza della ricchezza di quei territori.
La sfida è complessa. La platea di Cernobbio non è di quelle più amichevoli. Pochi si fidano di un leader espressione del partito che ha creato il Reddito di cittadinanza, qui considerato un disincentivo al lavoro. Per il presidente del M5S non si torna indietro: si può discutere di modifiche per renderlo «più efficace» ma definirlo «metadone di Stato» come ha fatto la leader di FdI Giorgia Meloni è «volgare». Sulla difesa del Rdc Conte sente di avere il sostegno del premier Mario Draghi. In questi giorni i due si sono sentiti, per cercare un canale di dialogo più assiduo.