In questo articolo del Professor Giancarlo Elia Valori, si affronta il tema dei cambiamenti mondiali all’inizio del nuovo millennio, con un’attenzione particolare all’intreccio tra l’epidemia di Covid-19 e l’economia globale.
L’autore sottolinea, dettagliatamente, la sfida della ripresa economica, evidenziando l’importanza di un’economia mondiale aperta e della cooperazione internazionale. Vengono discussi concetti come la globalizzazione economica, l’eliminazione dei residui coloniali, e la necessità di un approccio di collaborazione anziché di confronto bellico o politico. Il prof. Valori evidenzia, in modo chiaro, come l’apertura e la cooperazione siano fondamentali per il progresso umano e per la stabilità economica globale, nonostante le sfide e gli ostacoli che si presentano. Infine, il prof. Valori promuove un’economia mondiale aperta come strada verso lo sviluppo sostenibile e il beneficio reciproco tra le nazioni.
* nella foto il prof. Valori con Moshe Dayan, leader militare e politico israeliano. Comandante del fronte di Gerusalemme nella guerra arabo-israeliana del 1948 , capo di stato maggiore delle forze di difesa israeliane (1953-1958) durante la crisi di Suez del 1956, e ministro della Difesa durante la guerra dei sei giorni nel 1967, divenne un simbolo mondiale del nuovo stato di Israele.
Al momento, i cambiamenti mondiali a cavallo dei due millenni e l’epidemia del secolo si sono intrecciati. La ripresa dell’economia mondiale sta lottando e affrontando molte sfide complesse. La globalizzazione economica va incontro a venti contrari. Dove sta andando il mondo? Sarà più aperto o maggiormente chiuso di adesso? Cooperazione o confronto?
Ecco perché è necessario continuamente sottolineare la costruzione di un’economia mondiale aperta. Non ci devono essere freni oppure ondate di inversione. Bisogna stare dalla parte giusta della storia, espanderci senza sosta aprendoci completamente ad ogni innovazione che possiamo controllare quale si auspica possa essere, fra le altre, l’intelligenza artificiale di cui abbiamo parlato più avanti in connessione con un nuovo ordine mondiale economico. È necessario promuovere la costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità intera. Il pianeta è circoscritto: non ci sono più terrae nullius – in senso lato – da conquistare; oppure popoli “da educare” attraverso il fasullo, mistificante e ipocrita “fardello dell’uomo bianco” o vari divinizzanti “destini manifesti” da imporre agli altri con le bombe intelligenti o le guerre umanitarie.
L’edificazione un’economia mondiale aperta è una scelta inevitabile in linea con la tendenza storica dello sviluppo paritario: o per meglio dire con l’eliminazione dei residui coloniali, neocoloniastici e imperialisti. La globalizzazione economica uguale per tutti è l’unica via per lo sviluppo della società umana. Storicamente, la globalizzazione economica è il presupposto oggettivo dello sviluppo delle forze produttive sociali, ed il risultato inevitabile del progresso scientifico e tecnologico, ha dato un forte impulso alla crescita economica mondiale, ha favorito il flusso delle merci e dei capitali, il progresso della scienza e della tecnologia e della civiltà: e, ripeto, l’intelligenza artificiale che sino a ieri pareva fantascienza, con l’occhio di ieri proiettato ad oggi potrebbe sembrare ucronìa ma è realtà oggettiva. (Clicca qui per leggere l’approfondimento del prof. Valori sull’intelligenza Artificiale)
Gli scambi tra i popoli dei vari Paesi, sono in linea con gli interessi comuni di tutti gli Stati. Nel mondo di oggi, un nuovo passo di rivoluzione scientifica e tecnologica, nonché trasformazione industriale, si rivela ogni volta uno sviluppo approfondito, ed il sistema di governance globale sta mutando in profondità ed il modello internazionale ne risente, accelerando i tempi.
Gli interessi di tutti i Paesi sono intrecciati e il destino è condiviso. Cooperazione e relazioni vantaggiose per le due parti – in caso di relazioni bilaterali – stanno diventando la tendenza generale. Pace, sviluppo, cooperazione e reciproco guadagno sarebbero la tendenza dei tempi attuali, sia pure non ancora raggiunta per le esigenze dell’industria bellica internazionale (vedi il caso della guerra Ucraina-Russia).
Del resto nessuno può far fronte da solo alle varie sfide che l’umanità deve affrontare, e nessun Paese può trasformarsi geograficamente in un’isola chiusa in se stessa, quale ad esempio il Regno Unito che nel secolo XIX, grazie anche alla propria conformazione fisica, dominava il mondo seguito poi dalla sua ex colonia Stati Uniti d’America.
L’apertura porta il progresso e, al contrario, l’isolamento inevitabilmente farà restare indietro chi lo sostiene. Se un Paese vuole svilupparsi e prosperare, deve cogliere e adattarsi alla tendenza generale dello sviluppo mondiale, altrimenti sarà inevitabilmente abbandonato dalla Storia. Il progetto auspicato di un nuovo ordine economico mondiale persegue fermamente una strategia di politiche di liberalizzazione e facilitazione del commercio e di investimenti di alto livello, e promuove la formazione di un modello di contatti e relazioni che colleghino terra, mare, oltremare, est e ovest, i quali sono i fondamentali promotori dell’apertura globale comune. Essi sono i punti di una fonte stabile di forza per la crescita economica mondiale e regolata dallo jus gentium.
L’edificazione di un’economia mondiale aperta è un requisito inevitabile per portare avanti e aderire ai valori comuni di tutta l’umanità. I Paesi hanno storie, culture, sistemi e livelli di sviluppo diversi, ma le persone di ogni Stato perseguono i valori comuni di pace, sviluppo, equità, giustizia, democrazia e libertà per tutta l’umanità: gens una sumus. Il valore comune dell’umanità intera incarna il consenso sul rispetto dei valori di ogni differente civiltà umana: esso rappresenta la ricerca comune dell’umanità per un futuro migliore ed è anche un importante simbolo di progresso umano.
Costruire un’economia mondiale aperta, promuovere la globalizzazione economica in una direzione più aperta, inclusiva, equilibrata e proficua per tutti; aderire alla cooperazione anziché al confronto bellico e/o politico; abbracciare l’apertura anziché la chiusura; far senso comune al vantaggio reciproco ed evitare il gioco a somma zero, significa promuovere consapevolmente l’adesione ai sentimenti comuni di tutta l’umanità.
La pratica ha dimostrato che lo sviluppo pacifico del mondo è inseparabile dall’apertura e tolleranza reciproche. Qualsiasi unilateralismo ed estremo interesse personale sono totalmente impraticabili. Ed è anche totalmente da respingere impegnarsi in “circoli ristretti” e provocare il confronto attraverso linee ideologiche ormai sorpassate, che hanno significato in passato opprimere i deboli, affinché il vincitore prenda tutto. Il particolarismo delle sedicenti élite economico-politiche e ideologicamente impositive sono un vicolo cieco sempre più stretto; ritenere di essere depositari della verità e voler imporre il proprio modello a Stati, Paesi e nazioni, popoli è un crimine morale e innanzitutto fattuale.
Solo con un atteggiamento altamente responsabile nei confronti del futuro e del destino dell’umanità possiamo promuovere la costruzione di un’economia mondiale aperta, praticare la governance globale con la ampia consultazione, quale contributo congiunto a benefici condivisi, e sostenere gli scambi e l’apprendimento reciproco tra diverse fonti di conoscenza sono la strada giusta affinché il mondo si allarghi sempre di più. Questo vuol dire stare dalla parte giusta della Storia e continuare a promuovere la costruzione di nuovi ordini mondiali, siano economici che politici.
Al momento, l’umanità sta uscendo da un periodo storico particolare. L’epidemia di Covid-19 ha interessato completamente il pianeta e abbiamo sostenuto mutamenti mondiali mai visti per più di un secolo a memento della pandemia della Spagnola. La catena industriale globale e quella d’approvvigionamento ne hanno risentito. Spesso si sono verificati casi di unilateralismo, protezionismo e bullismo interstatale, ossia rischi e incertezze nella comunità internazionale. Tuttavia, il mondo non è tornato a uno stato di chiusura e separazione reciproche totali. La cooperazione aperta sta ancora mantenendosi quale tendenza storica e le possibilità di comuni benefici per tutti sono ancora ciò che le persone, i cittadini, desiderano e vogliono.
Partendo da questi principi non solo trarranno i singoli uomini slancio di sviluppo per il futuro, ma si consentirà al mondo di beneficiare maggiormente. A tal fine, da un lato, è fondamentale stabilire una visione generale, perseguire con fermezza una strategia di apertura reciprocamente utile per tutti. Ciò significa diventare globali con un atteggiamento proattivo; insistere sull’attuazione di una portata più ampia di collaborazione fra gli Stati, affinché possa schiudersi un campo più ampio e una più profonda coscienza di apertura al mondo esterno. Solo agendo in questo mondo, saremo in grado di raggiungere un livello superiore di partecipazione.
Il sistema di un’economia aperta accelererà la costruzione di un nuovo modello di sviluppo con il ciclo interno come corpo principale e i cicli nazionali e internazionali che si promuovono a vicenda, in maniera da dar vita a nuovi vantaggi nella cooperazione e libera concorrenza economica internazionale.
D’altra parte, è necessario promuovere la costruzione di un nuovo tipo di relazioni internazionali, aderire al corretto concetto di giustizia e di interessi negli scambi internazionali e contrastare ogni forma di protezionismo, egemonismo e mentalità da guerra fredda. Non solo facendo questo s’incoraggiano i Paesi a sfruttare appieno i loro vantaggi comparativi e a ottimizzare congiuntamente l’allocazione delle risorse economiche globali, ma si favorisce anche la costruzione di una catena del valore globale per i benefici condivisi che promuovano un mercato globale a vantaggio di tutte le parti. Questo significa creare un libero sistema commerciale multilaterale e non discriminatorio a favore della stabilità economica mondiale, della ripresa post-Covid e dello sviluppo sostenibile.
Giancarlo Elia Valori
Honorable de l’Académie des Sciences de l’Institut de France
Honorary Professor at the Peking University
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Articolo tratto dal Portale di Informazione InfoDifesa