Il governo ha introdotto due misure alternative al reddito di cittadinanza: l’assegno di inclusione, un sussidio dedicato a chi non è ritenuto in grado di lavorare, e un aiuto per i cosiddetti ‘occupabili’. Ecco di cosa si tratta.
Il reddito di cittadinanza viene sostituito da due misure: una legata all’assistenza e una alle politiche attive del lavoro. Il governo Meloni punta a superare uno dei punti più criticati del sussidio introdotto dal governo Conte I (Movimento 5 Stelle e Lega): la mancata distinzione tra chi può e chi non è in condizione di cercare lavoro. Per chi è definito “occupabile”, il reddito di cittadinanza cambia nome e sostanza: si chiamerà Supporto per la formazione e il lavoro.
Cosa succede da settembre e quanto risparmia lo Stato
Quest’ultimo è il nuovo strumento destinato a chi ha dai 18 ai 59 anni, non studia ed è ritenuto “attivabile al lavoro” dai servizi sociali. L’ultimo bonifico con la causale “reddito di cittadinanza” che riceveranno queste persone sarà quello relativo al mese di luglio.
Da settembre, avranno invece 350 euro al mese per non più di un anno. Ma i destinatari dovranno partecipare a corsi di formazione e qualificazione professionale. E, ogni 90 giorni, presentarsi ai centri per l’impiego per aggiornare la propria posizione. Già introdotto in Manovra, il taglio al reddito per questi individui genererà risparmi di spesa superiori a 776 milioni di euro, come stimato dall’Ufficio parlamentare di bilancio. Il costo di questo supporto nella Relazione tecnica al decreto è stimato invece in 112,5 milioni per il 2023. La spesa annuale per il reddito è di circa 8 miliardi di euro.
I criteri per l’accettazione di un contratto di lavoro
Cosa succederà se i precettori della misura riceveranno un’offerta di lavoro? Innanzitutto, il nuovo impiego non può essere inferiore al 60% dell’orario a tempo pieno e deve prevedere uno stipendio maggiore o uguale ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi. Se è a tempo indeterminato, deve essere accettato su tutto il territorio nazionale. Se determinato, anche in somministrazione (via agenzia del lavoro), non deve distare più di 80 chilometri dal domicilio. Se si rifiuta un’offerta che rispetta queste condizioni, si perderà il sussidio. Previsti anche incentivi fiscali per le imprese private che assumono i beneficiari del nuovo reddito.
Chi perderà il reddito di cittadinanza: le stime
L’Ufficio parlamentare di bilancio il 5 dicembre aveva stimato che, con le nuove regole introdotte dalla Manovra, il 38,5% delle famiglie avrebbe perso il sussidio ad agosto. “Fra chi smetterà di ricevere il RdC […] rientrano tre quarti dei nuclei composti da una persona sola, mentre al crescere del numero dei componenti si riduce la quota degli esclusi”. Una riduzione dovuta alla presenza di minori. Se invece delle famiglie si considerano i singoli beneficiari, si stima che perderà il reddito di cittadinanza solo il 22,9% degli individui, con una lieve prevalenza degli uomini (25,2%) sulle donne (20,7%). Le femmine sono più tutelate soprattutto per la presenza di figli.
Dove risiede chi perderà il reddito di cittadinanza
“La quota di esclusi è sostanzialmente costante all’interno delle ripartizioni geografiche con quote leggermente maggiori nel Centro e nel Nord-Ovest“, spiegava l’Upb. Gli stranieri dovrebbero essere più colpiti dal taglio (41,8%) rispetto agli italiani (37,9%) per via – scrive l’Upb – di una minore presenza di persone disabili all’interno dei loro nuclei familiari.