Assoutenti, associazione no profit per la tutela dei consumatori, denuncia che il costo di un chilo di pasta ha superato la soglia di 2 euro quasi ovunque. Ci sono inoltre differenze di prezzo inspiegabili tra una città e l’altra.

Se andate a fare spesa, ve ne sarete resi conto: la pasta è molto più costosa di un tempo. Assoutenti denuncia che il prezzo di un chilo supera oramai i 2 euro al chilo: solo in 12 province i listini di spaghetti, rigatoni, penne risultano inferiori. Non solo: il prezzo di uno degli alimenti più amati dagli italiani varia in basa alla città in cui lo si acquista e tra quella in cima e quella in fondo alla classifica c’è una differenza di prezzo del 64,8%, pari a quasi 1 euro in più al chilogrammo.

La classifica dei rincari

Come riporta Il Resto del Carlino, Assoutenti ha stilato una classifica delle città dove è più costoso comprare la pasta servendosi dei dati di marzo. In base a quanto emerge, quelli che devono sborsare di più sono gli abitanti di Ancona seguiti da quelli di Modena (2,41 euro/kg) e Cagliari (2,40 euro/kg). Non va molto meglio a Bologna (2,39 euro/kg) e Genova (2,38 euro al kg). In fondo alla classifica troviamo invece tre città del sud: la più economica in assoluto è Cosenza seguita da Palermo e Siracusa (1,50 euro al kg).

Confrontando i prezzi odierni con quelli di un anno fa si scopre anche che in alcune città il prezzo è quasi raddoppiato. Come riferisce Tgcom24, a Siena oggi un chilo di pasta costa 2,17 euro: il 58,4% in più rispetto a marzo 2022, quando bastava 1 euro e 37 centesimi. In altre città della Toscana si registrano variazioni simili mentre a Napoli l’incremento è stato più contenuto e pari circa al 9,9% in un anno.

In generale, sottolinea Asssoutenti, il prezzo medio della pasta in Italia è attualmente pari a circa 2,13 euro al kg, con un aumento medio del +25,3% rispetto allo scorso anno (quando i listini erano pari in media a 1,70 euro/kg).

“Non si capiscono le differenze di listino”

Furio Truzzi, presidente di Assoutenti, rileva che listini così elevati incidono sulle tasche dei consumatori. Fa inoltre sapere di aver inviato il dossier a Mister Prezzi, ovvero il Garante per la sorveglianza dei prezzi con funzione di controllo e verifica, così che si possa capire se “sulla pasta siano in corso speculazioni o anomalie atte ad alterarne i prezzi al dettaglio”.

Il sospetto nasce proprio dalle differenze tra una città e l’altra, che Truzzi ritiene inspiegabili. “I prezzi del grano sono omogenei su tutto il territorio nazionale e si attestano attorno ai 38 centesimi di euro al chilo: non si capisce quindi la ragione di differenze dei listini al dettaglio della pasta così elevate tra le varie province”. Con l’invio del dossier, si spera però di andare ancora più a fondo. “Se lo scorso anno l’inizio del conflitto in Ucraina aveva provocato uno tsunami sui mercati delle materie prime come grano, frumento, mais, ecc., oggi la situazione appare diversa, con le quotazioni che, secondo Coldiretti, sono calate del 30% rispetto allo stesso periodo del 2022″, rileva ancora Truzzi.

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