Il governo Meloni ha deciso una stretta sui bonus edilizi, causando molte polemiche. Ecco il perché di questa scelta e quali sono le ragioni di chi invece si oppone al provvedimento.

Nuova stretta sul Superbonus. Dopo la riduzione – che vale per quasi tutti i casi – dal 110% al 90%, il governo ha deciso di non permettere più lo sconto in fattura e la cessione del credito. Questa misura vale per tutti i bonus edilizi, ma non coinvolge i lavori già cominciati.

Cosa ha deciso il governo

L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di intervenire sul modo in cui i soldi spesi per i lavori vengono recuperati. Per i nuovi interventi edilizi, non si potrà più godere dello sconto in fattura e della cessione del credito. Due misure che permettevano di fare i lavori anche a chi non aveva subito tutta la liquidità per pagare. Era l’impresa o una banca a anticipare una parte o tutta (nel caso del Superbonus 110%) la liquidità necessaria e a recuperare poi quei soldi dallo Stato. La misura del governo coinvolge chi non ha ancora inviato la Cila, ossia una Comunicazione di inizio lavori asseverata da un tecnico. Un documento che serve a evitare che il cittadino poi chieda allo Stato soldi per lavori non realizzati. A giugno, le frodi accertate avevano toccato quota 5,6 miliardi euro.

Il problema della spesa

Come ha detto il ministro Giancarlo Giorgetti, i bonus edilizi sono costati fin qui 110 miliardi (circa 2.000 euro a testa, ha aggiunto). Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha mostrato in audizione che c’è stato uno “scostamento complessivo di 37,75 miliardi di euro rispetto alle previsioni iniziali“. In pratica, i bonus edilizi sono costati quasi 40 miliardi in più di quanto preventivato.

Un confronto con altre misure

Si tratta di una cifra superiore a quanto ha speso il governo Meloni nella prima legge di Bilancio: la manovra costava 35 miliardi. Questo aggravio secondo il Mef provocherà dal 2023 al 2026 un “peggioramento della previsione delle imposte dirette per importi compresi tra gli 8 e i 10 miliardi di euro in ciascun anno”. Si sono posti poi dei problemi di contabilità legati al deficit di bilancio, ossia ai soldi spesi in più dallo Stato rispetto alle entrate in un anno.

I vantaggi dei bonus edilizi: più crescita e occupati

I bonus edilizi hanno presumibilmente contribuito alla crescita economica italiana. Secondo le prime stime dell’Istat, il Prodotto interno lordo è cresciuto del 3,9% nel 2022. Meno della Spagna (+5,5%, anche a causa di un minore impatto della crisi energetica sul Paese iberico) ma più di Francia (+2,6%) e Germania (+1,9%). E più della media dell’Eurozona (+3,5%). Hanno certamente contribuito all’aumento dell’occupazione in Italia. Non solo. Il Superbonus ha permesso di migliorare l’efficienza energetica e di ridurre il rischio sismico degli edifici.

Gli svantaggi: le conseguenze sull’inflazione

L’aiuto economico per i lavori edili avuto probabilmente conseguenze sull’inflazione. Per due motivi: nel Superbonus tutta la spesa era a carico dei contribuenti. Quindi il proprietario della casa non aveva alcun interesse a trattare un prezzo più basso: non pagava lui, anzi a volte non anticipava nemmeno lui i soldi. Questa situazione generava il cosiddetto azzardo morale. In secondo luogo, si è creata una forte domanda di tutti i materiali necessari per l’edilizia. Una richiesta che ha fatto crescere i prezzi, già in risalita per l’inflazione: è stato come aggiungere una catasta di legna a un incendio già in fase di sviluppo.

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