Dall’Afghanistan alla Polonia, fino agli Stati Uniti. I Paesi in cui i diritti delle donne stanno regredendo sono diversi. A farne un’analisi un rapporto di due associazioni francesi.

Le regressioni sui diritti delle donne si stanno moltiplicando in tutto il mondo e nessuna regione è risparmiata da questi attacchi. A denunciarlo è un rapporto della fondazione Jean-Jaurès e dell’associazione femminista Equipop che suggeriscono di aprire un dibattito diplomatico internazionale in merito.

Le regressioni più significative

Tra le regressioni più preoccupanti, lo studio francese cita la revoca del diritto all’aborto dalla Corte suprema negli Stati Uniti, il divieto di studiare o svolgere determinati lavori per le donne in Afghanistan e le restrizioni all’accesso alla contraccezione in Polonia.

Il rapporto ricollega la responsabilità di queste regressioni in Stati posti agli antipodi dello scacchiere diplomatico, a gruppi politici di estrema destra, a movimenti religiosi fondamentalisti particolarmente ben organizzati “collegati tra loro”, a movimenti anti-diritti che sono spesso il frutto di alleanze eterogenee, il che consente loro di impedire progressi, mantenere lo status quo o causare battute d’arresto in termini di diritti. 

“Nessuna regione è risparmiata da questo fenomeno di marcia indietro che si verifica quando gruppi molto diversi si uniscono contro i diritti delle donne”, ha commentato Lucie Daniel, advocacy officer di Equipop. “Il governo deve prendere la misura di queste minacce”, ha sottolineato Daniel, che vuole provocare “un salto politico in Francia”. “C’è stato un po’ di respiro dopo le ultime elezioni negli Stati Uniti e in Brasile, che non sono state vinte dai campi conservatori, ma la capacità di danno dei movimenti anti-diritti rimane forte”, ha deplorato l’esperto. La Francia è uno dei dieci Paesi ad aver dichiarato l’intenzione di attuare una politica estera femminista. Per fare ciò, il rapporto raccomanda di aumentare “sostanzialmente” il sostegno finanziario alle associazioni femministe e di fare delle lotte femministe “un tema prioritario della diplomazia”.

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Fonte Agi

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