L’inflazione generata dal caro-energia ha fermato la ripartenza della spesa delle famiglie italiani dopo la pandemia. Le bollette hanno assorbito parte rilevante dei bilanci familiari, riducendo le spese per altri tipi di consumi. Ecco una panoramica.

La ripresa dei consumi frena nel 2023. Quest’anno la spesa mensile media familiare, in termini reali, si fermerà infatti a 2.442,5 euro, di 50 euro in meno rispetto ai valori registrati nel 2019, ultimo anno prima della crisi causata dalla pandemia da Covid. 

Cosa succede se le tariffe delle bollette calano

Una previsione che, però, potrebbe cambiare radicalmente se il calo delle bollette dovesse essere confermato. La riduzione del peso delle utenze potrebbe liberare fino a 30 miliardi di euro, rendendoli disponibili per la spesa delle famiglie. A stimarlo è Confesercenti, una delle principali associazioni di imprese del Paese.

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Se nel corso del 2023 le tariffe di luce e gas si dovessero ridurre del 40%, la spesa complessiva sostenuta dalle famiglie per le utenze domestiche passerebbe da quasi 76 a poco più di 45 miliardi di euro, scendendo da 2.950 euro a 1.780 euro l’anno per famiglia. Le risorse così liberate potrebbero dunque imprimere un’accelerazione ai consumi delle famiglie, ancora al palo nel 2023. Nell’anno in corso la spesa media mensile familiare, in termini reali dovrebbe crescere infatti solo del +0,6%, pari ad appena 14,6 euro in più al mese. Si tratta dell’incremento più basso nel triennio 2021-2023, una frenata che di fatto interrompe la ripresa post-pandemia. 

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“Se confermato, il calo delle bollette potrebbe invertire la tendenza, anche se servono interventi che aiutino gli italiani a recuperare il potere d’acquisto già perduto. In particolare, sarebbe necessaria una misura per detassare gli aumenti retributivi: in questo modo si aiuterebbero le imprese a procedere ai rinnovi dei contratti nazionali, dando una spinta ai salari ridotti dall’inflazione energetica”, commenta Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti.

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Gli andamenti divergenti nelle diverse aree del Paese

Complessivamente, le Regioni che nel 2023 registrerebbero una spesa media mensile familiare più alta dei 2.442,5 euro medi nazionali sono la Lombardia (che ha la spesa più alta in assoluto, 2.923 euro), Val d’Aosta, le province autonome di Trento e Bolzano, il Veneto, l’Emilia-Romagna, la Toscana e il Lazio.

Tutte le altre Regioni, incluse Piemonte e Liguria, fino alla Puglia (che in termini reali ha la spesa più bassa, 1.801 euro mensili) rimangono sotto la media nazionale. Nel confronto con il periodo precedente alla pandemia, solo quattro Regioni appaiono aver recuperato i livelli di spesa media mensile del 2019: Abruzzo (+126 euro), Basilicata (+72), Lazio (+68) e Lombardia (+36). Tutte le altre 16 Regioni, invece, restano al palo. Il gap rispetto ai livelli pre-pandemici è particolarmente accentuato in Toscana (-238euro), Marche (-174), Emilia-Romagna (-163), Puglia (-143) e Piemonte (-140).

Per cosa spenderanno le famiglie italiane

Per quanto riguarda la distribuzione della spesa, la maggior parte del budget degli italiani verrà assorbita dalle spese per l’abitazione e per le utenze domestiche: casa e bollette assorbiranno, in media, il 45,8% del bilancio familiare, lasciando spazio a poco altro. Se si considerano infatti le spese alimentari (17,3%), per l’abbigliamento (3,4%) e per salute (3,9), infatti, la quota della spesa complessiva assorbita dalle voci obbligate è addirittura del 70,4%. Appena 7 euro su 100, in media, sono destinati alle spese ricreative: spettacoli e cultura (3,4%) e turismo e ristorazione (3,6%). 

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Le differenze di spesa, Regione per Regione

Anche nel caso del budget familiare nelle Regioni, la media nazionale cela profonde differenze tra i territori. La voce casa e utenze, nel Lazio, supera il 51,4%, ed è uno dei fattori che spingono la crescita complessiva della spesa familiare nella Regione, superiore ai livelli nazionali. Ma la quota assorbita da utenze, affitti e spese condominiali sfiora la metà del budget familiare anche in Toscana e Liguria, entrambe al 49,1%, seguite dalla Puglia al 46,6% e dall’Emilia Romagna (46,3%). 

La Puglia è anche la Regione dove le famiglie dedicheranno la parte più bassa di bilancio familiare a spettacoli e cultura (2,1%), mentre a ridimensionare le spese per turismo e ristorazione sono soprattutto le famiglie calabresi (1,7% della spesa media mensile). La spesa alimentare, invece, si restringerebbe in particolare in Trentino-Alto Adige (14,2%), anche se in termini assoluti a spendere meno sono gli abitanti della Sardegna (poco più di 400 euro, contro gli oltre 524 dell’Umbria).

A investire meno nella voce sanità e salute, invece, sono le famiglie Marchigiane (83 euro al mese), mentre la quota destinata all’abbigliamento sarebbe al minimo in Liguria (2,4% del budget mensile) e al massimo in Sicilia (5,2%). 

Fonte Agi

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