Dopo una settimana di discussioni e scontri tra maggioranza e opposizione, è stato approvato il mandato ai relatori del provvedimento. Il voto di fiducia è atteso per venerdì 23, poi ci sarà il passaggio in Senato. Il via libera finale alla legge di Bilancio deve arrivare entro la fine dell’anno, pena il cosiddetto esercizio provvisorio.
Si sblocca l’iter della Manovra. Al settimo giorno di convocazione, la Commissione bilancio della Camera ha approvato il mandato ai relatori della maggioranza sulla manovra economica così come è stata modificata finora. Quest’ultimo passaggio, arrivato dopo una settimana di scontri tra maggioranza e opposizione, sancisce la fine dell’esame in questa sede e apre la strada alla discussione in Aula, dove il provvedimento arriverà giovedì mattina. Per il giorno successivo, venerdì 23 dicembre, è previsto il voto di fiducia.
Come siamo arrivati fin qui
Il governo Meloni ha licenziato la sua prima legge di Bilancio alla fine di novembre e negli ultimi giorni ha presentato un quinto pacchetto di emendamenti. I correttivi sono arrivati durante l’esame del provvedimento in Commissione bilancio alla Camera, dove per sei giorni si sono susseguite sedute infruttuose costellate da presentazioni e bocciature di emendamenti, riformulazione dei testi e lunghe pause. A sbloccare l’impasse, la scelta della maggioranza di eliminare un testo, non depositato, su un possibile scudo penale per chi non presenta la dichiarazione dei redditi e poi si ravvede. Retromarcia che le forze dell’opposizione hanno reclamato come proprio risultato.
Cosa c’è nella manovra
La legge di Bilancio mette in campo provvedimenti per 35 miliardi di euro, 21 dei quali sono destinati alle misure per la mitigazione dell’aumento del costo dell’energia. Il testo prevede poi una serie di misure rivendicate dalla maggioranza, come la variazione da mille a cinquemila euro per il tetto al contante e le modifiche al reddito di cittadinanza, che sarà modificato e ridotto dal 2023. Nella versione originale c’era anche lo stop alle multe per gli esercenti nel caso in cui avessero rifiutano pagamenti col Pos per somme fino a 60 euro, ma la norma è poi saltata.
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Il testo così come è stato emendato prevede anche una tassa sugli extraprofitti, che si applicherà solo alle aziende con almento il 75% dei ricavi dal settore energetico; l’incremento a 600 euro per le pensioni minime degli over 75; una detrazione di imposta pari al 50% del’Iva per l’acquisto, effettuato entro il 31 dicembre 2023, di abitazioni di classe energetica A o B ai sensi della normativa vigente; la possibilità di rinegoziare il mutuo passando dal tasso variabile a quello fisso per chi ha un Isee fino a 35mila euro, nel caso in cui il finanziamento chiesto che non superi i 200mila euro. Novità anche per il bonus cultura ai 18enni: verrà sostituito con una card per chi ha un Isee familiare fino a 35mila euro, e un’altra card per chi si diploma col massimo dei voti alle superiori.
Berlusconi: “Raggiunti alcuni risultati concreti”
In un’intervista al Corriere della Sera, il leader di Forza Italia ha detto che il governo di centro-destra ha dovuto affrontare una situazione molto difficile per colpa dello scenario internazionale e degli aumenti dell’energia e delle materie prime”, motivo per cui “è rimasto poco per le riforme strutturali che ritengo necessarie”. Ciò nonostante, il suo voto è positivo. “Alcuni risultati concreti li abbiamo ottenuti e in altre materie, come la giustizia, si sta lavorando nella giusta direzione”, ha aggiunto.
Berlusconi ha espresso soddisfazione anche nel modo in cui si è mossa la presidente del Consiglio e ha cercato di arginare la polemica sulle modifiche ai pagamenti elettronici delle quali tanto si è discusso prima di arrivare a una retromarcia. “Avevamo poche settimane per scrivere una manovra e concordarla con l’Europa. È naturale che ci siano state delle difficoltà”.
Renzi: “Manovra di marchette”
Un giudizio diametralmente diverso da quello di Berlusconi è arrivato dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi. “Non hanno sfasciato i conti: questo è il risultato migliore. Sul resto vedo una collezione di marchette da far impallidire le manovre della prima repubblica. Almeno lì c’era un’idea di Paese”, ha detto in un’intervista alla Stampa, aggiungendo che la decisione di rivedere il bonus cultura è stata la scelta peggiore. Nella giornata di martedì, lo scontro tra maggioranza e Terzo Polo aveva portato quest’ultimo ad abbandonare i lavori della Commissione, definiti “surreali”.
Fonte Agi