Le temperature più alte molleranno la presa soprattutto al Nord e in una parte ridotta del Centro, dove sono attesi rovesci e temporali. Il Dipartimento della Protezione Civile ha di conseguenza emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse per alcune Regioni. Ma il caldo, dicono gli esperti, caratterizzerà tutta l’estate 2022. Ecco la situazione.

L’ondata di caldo provocata dall’anticiclone africano Apocalisse 4800 mostra i primi segni di indebolimento, in particolare al Nord, dove si attendono temporali e piogge. Dopo le temperature record della stagione, già da martedì 26 luglio cambieranno sensibilmente le condizioni meteo.

Almeno fino a venerdì 29 luglio, l’anticiclone africano perderà la sua forza, quanto meno sulle regioni settentrionali, dove non mancheranno forti temporali. Lo rivelano le informazioni diffuse da www.iLMeteo.it. Diversa la situazione in gran parte del Centro Sud: l’area continuerà a essere protetta dal caldo dell’anticiclone. Tradotto, ancora calura.

Edoardo Ferrara, meteorologo di 3bmeteo.com, ha detto all’Adnkronos che “il cambiamento ci sarà, seppur modesto: il Nord verrà lambito da correnti un pochino più instabili che favoriranno qualche rovescio temporalesco in primis su Alpi e Prealpi e occasionalmente in Pianura Padana, soprattutto tra martedì e mercoledì. In questa fase l’afa si smorzerà lievemente al Nord dove le temperature scenderanno di qualche grado. Ciononostante, il clima resterà caldo”.

L’allarme della Protezione Civile

Nelle prossime ore visto il peggioramento delle condizioni meteorologiche, il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa ha quindi emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse su nove Regioni.

Per questo è stata valutata per martedì 26 luglio, allerta gialla per temporali su Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Provincia Autonoma di Bolzano, Umbria e Veneto; allerta gialla per rischio idrogeologico su Piemonte nord-orientale e Provincia Autonoma di Trento.

Come sarà il meteo dell’estate

“Le previsioni stagionali del Centro meteorologico di Reading in Inghilterra ci danno per tutta l’estate, quindi anche settembre, un grande caldo asciutto con temperature oltre la media e pochissima pioggia. Anche agosto sarà molto caldo e continuerà la siccità al Nord Italia: dovremo affrontare ancora più di un mese di crisi idrica. All’orizzonte non si vede una svolta, chiuderemo questo mese come il primo o il secondo più caldo della storia”. Lo dice all’Adnkronos il meteorologo e climatologo Luca Mercalli, commentando l’ondata di calore che si sta abbattendo sull’Italia.

“Ora al Nord – continua Mercalli – ci sarà una breve tregua con dei temporali e speriamo non facciano danni. Non daranno però un grande contributo sul versante della siccità. Dopo, le temperature risaliranno intorno ai 35 gradi. Anche al Centro-Sud potrebbe esserci una leggera diminuzione, ma parliamo di uno o due gradi”, ha concluso.

La pioggia basterà a contrastare la siccità?

La pioggia attesa si rivela utile per combattere la siccità nelle campagne ma per essere di sollievo deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente, provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti. È quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’allerta meteo della protezione civile in nove regioni del centro Nord particolarmente colpite dalla siccità.

“A preoccupare – sottolinea la Coldiretti – sono gli eventi estremi con rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica, locali grandinate e forti raffiche di vento. La grandine è la più temuta dagli agricoltori per i danni irreversibili che provoca ai raccolti e in una manciata di minuti è in grado di distruggere il lavoro di un anno in una situazione in cui la siccità ha già avuto un impatto devastante sulle produzioni nazionali che fanno segnare cali del 45% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle con le mucche stressate dal caldo afoso, del 30% per il frumento duro per la pasta nelle regioni del Sud che sono il granaio d’Italia.

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